Quattro previsioni che ci si aspetta possano avverarsi nel prossimo anno

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Il 2026 segnerà un punto di svolta nell’evoluzione dell’intelligenza artificiale in ambito aziendale, con nuove sfide che metteranno alla prova la capacità delle organizzazioni di bilanciare innovazione e sicurezza. È quanto emerge dalle previsioni tecnologiche di Veeam, che delineano uno scenario dove la “luna di miele” con l’AI sta per terminare, lasciando spazio a una fase di maggiore consapevolezza e responsabilità.

La fine dell’entusiasmo acritico per l’AI

Secondo Dave Russell, Senior Vice President and Head of Strategy di Veeam Software, il prossimo anno porterà un brusco risveglio per molte organizzazioni. “Nel 2026 finirà la ‘luna di miele’ dell’AI. Prepariamoci: grandi organizzazioni verranno colte di sorpresa da fughe di dati legate all’intelligenza artificiale e da violazioni della privacy di portata catastrofica”, avverte Russell.

L’esperto sottolinea come questi incidenti metteranno in evidenza i pericoli dell’integrazione dell’AI senza adeguati meccanismi di controllo, conseguenza di una corsa all’innovazione che ha sottovalutato i rischi. “Le imprese saranno costrette a rendere la sicurezza dell’AI una priorità di business non negoziabile, rafforzando i controlli sui dati, limitandone l’utilizzo e portando la resilienza dell’AI allo stesso livello delle applicazioni mission-critical e dei piani di disaster recovery”, aggiunge Russell, concludendo che “solo le organizzazioni più attente e preparate saranno davvero efficaci, o forse riusciranno semplicemente a sopravvivere.”

La dipendenza dall’AI: un rischio emergente

Rick Vanover, Vice President Product Strategy di Veeam Software, pone l’accento su un fenomeno destinato a manifestarsi con l’ingresso della Gen Z in ruoli di leadership. “Nel 2026 le organizzazioni dovranno affrontare un nuovo e urgente rischio di business: la dipendenza dall’AI”, spiega Vanover.

La prima generazione di lavoratori “AI-native” rischia di mostrare un gap critico: l’esperienza pratica sui sistemi core e sulle attività di troubleshooting. “Quando i modelli di AI falliscono o i sistemi vanno offline, i team potrebbero trovarsi paralizzati, incapaci di operare senza il supporto della loro ‘stampella’ digitale”, osserva Vanover.

La soluzione, secondo l’esperto, non consiste nel ridurre l’uso dell’AI, ma nell’adottare una “Safe AI”. “I responsabili IT e della sicurezza dovranno agire con urgenza per costruire solide misure di protezione, definire policy chiare sull’utilizzo dell’AI e investire nella formazione trasversale”, afferma Vanover, aggiungendo che “solo le organizzazioni che integreranno i principi della Safe AI nel proprio DNA aziendale riusciranno a superare la tempesta.”

Dalla compliance al vantaggio strategico dei dati

Edwin Weijdema, Field CTO EMEA & Cybersecurity Lead di Veeam, tra le previsioni tecnologiche prevede un cambio di paradigma nella gestione dei dati aziendali. “Negli ultimi dieci anni le organizzazioni sono state spinte a prestare maggiore attenzione ai propri dati. Nonostante ciò, la maggior parte di esse ha appena iniziato a scoprire il reale valore che i dati possono offrire”, constata Weijdema.

L’esperto anticipa che nel 2026 sempre più aziende integreranno la sovranità del dato nelle proprie operazioni, con le realtà più mature capaci di trasformare i dati “da mero adempimento normativo a vero e proprio vantaggio strategico”. “Se in passato la strategia sui dati è stata prevalentemente difensiva, assisteremo a un passaggio verso un utilizzo proattivo del dato, capace di diventare un motore di innovazione”, aggiunge.

Secondo Weijdema, le organizzazioni che sapranno evolvere la propria maturità in ambito data “riusciranno ad accelerare lo sviluppo dei prodotti, favorire la crescita del business e offrire esperienze cliente uniche”, distinguendosi da chi si limita a “spuntare la casella” della compliance. “La conformità dovrebbe rappresentare il punto di partenza, non il traguardo finale”, conclude.

Un panorama di minacce dual: AI come arma e vulnerabilità

Shiva Pillay, General Manager and Senior Vice President Americas di Veeam, descrive un quadro in cui l’AI trasformerà le minacce alla sicurezza su due fronti. “Gli attaccanti esterni utilizzeranno l’intelligenza artificiale per automatizzare e potenziare il phishing, dando vita in pochi minuti a campagne di truffa iper-personalizzate, rendendo obsolete le difese tradizionali”, spiega Pillay.

Ma i rischi non provengono solo dall’esterno. “All’interno delle organizzazioni, una gestione impropria o un utilizzo scorretto degli strumenti di AI aprirà nuove e pericolose falle di sicurezza dall’interno”, avverte l’esperto.

La previsione tecnologiche di Pillay per il 2026 è inequivocabile: “Le aziende dovranno affrontare un contesto di minacce duale, in cui l’AI amplifica i rischi sia all’esterno sia all’interno dell’organizzazione. Chi non riuscirà a governare l’AI a ogni livello si troverà in una posizione di pericolosa esposizione”. La chiave del successo, conclude, sarà la capacità di “adattarsi costantemente, garantire solidi meccanismi di recovery e integrare un’AI responsabile e sicura nel proprio DNA”.