Lo “Sblocca Italia”, con riferimento diretto alla Guida Cei 306-2, prescrive una serie di predisposizioni per agevolare la connessione degli edifici alle reti di telecomunicazione

La Legge 11 novembre 2014, n. 164, più nota come “Sblocca Italia”, impone la predisposizione, all’interno dei nuovi edifici, di una serie di spazi per consentire un’adeguata connessione degli immobili alle reti di telecomunicazione.

Il testo legislativo, in questo caso, fa riferimento diretto alla Guida Cei 306-2, indicandola come una delle principali norme tecniche da seguire nella predisposizione di tali spazi. Il tutto per realizzare, a servizio di un edificio, una “infrastruttura fisica multiservizio passiva interna all’edificio, costituita da adeguati spazi installativi e da impianti di comunicazione ad alta velocità in fibra ottica”. Un obiettivo che prevede, in primo luogo, la creazione di una serie di punti di accesso. In particolare viene evidenziato come la predisposizione di “adeguati spazi installativi” e di “accessi agli edifici” debbano considerarsi indispensabili per garantire la realizzazione a regola d’arte degli impianti di comunicazione elettronica.

Il documento, illustrato in una guida diffusa dal Cei, si apre con una lunga spiegazione degli acronimi e delle definizioni di settore. Si tratta di termini tecnici tipicamente conosciuti agli operatori di settore, ma che si rivelano utili soprattutto nella corretta stesura dei capitolati d’appalto.

Le caratteristiche di un’infrastruttura multiservizio

Con il termine “infrastruttura multiservizio” citato dal DPR 380/01, si intende, in base a quanto prevede il nuovo articolo 135-bis del DPR 380/01, la disponibilità di:

adeguati spazi installativi”, idonei ad accogliere le diverse tipologie di impianti di comunicazione elettronica che gli utenti sceglieranno di fare installare (es.: impianto d’antenna centralizzato terrestre e satellitare, impianto telefonico, impianto dati a banda larga e/o ultralarga FTTH, ecc.);

impianto di comunicazione ad alta velocità in fibra ottica”, predisposizione passiva in fibra, idonea a rendere disponibili in ciascuna unità immobiliare i servizi ad alta velocità offerti dai diversi operatori.

Alla luce di queste definizioni, le caratteristiche fondamentali che un’infrastruttura fisica multiservizio passiva di edificio deve possedere sono:

semplicità di accesso per gli interventi di installazione/manutenzione/integrazione/modifica del sistema di cablaggio e degli eventuali apparati attivi;

assenza assoluta di condizioni di servitù che ne limitino gli accessi e/o l’utilizzo per le esigenze delle diverse utenze;

distinzione ben definita tra il punto di accesso per gli operatori che offrono i servizi di comunicazione elettronica e quello per gli operatori che installano, gestiscono ed eseguono manutenzione dell’impianto di edificio;

adeguata protezione da potenziali manomissioni e/o atti vandalici;

duplicità di accesso (“bidirezionalità” dell’infrastruttura) per consentire la fruizione dei servizi provenienti sia dal sottosuolo, sia via radio (diffusione televisiva terrestre e/o satellite).

Viene inoltre specificato che gli interventi sugli edifici devono essere eseguiti in modo da:

non pregiudicare le prestazioni energetiche (isolamento termico e/o acustico) dell’edificio, sia nella zona del tetto predisposta per le antenne, sia nella zona alla base dell’edificio per gli accessi dal suolo pubblico;

collocare in modo semplice e funzionale gli elementi contenitori e gli apparati d’interfacciamento in modo da minimizzare i tempi di intervento e di manutenzione;

collocare i componenti che costituiscono le varie parti dell’impianto in modo da garantire ed assicurare un efficace collegamento e minimizzare i rischi di danneggiamento o manomissione sia intenzionale sia accidentale;

fornire la documentazione a corredo della infrastruttura, garantendone una facile reperibilità, in modo da permettere al manutentore condominiale o all’operatore di servizi di comunicazione elettronica di poter operare nella più ampia autonomia;

assicurare il godimento del diritto di antenna, salvaguardando contemporaneamente la tutela paesaggistica ed il decoro degli edifici (evitando il ricorso a soluzioni impiantistiche determinanti tetti tetti affollati da antenne singole e/o parabole sui balconi o facciate degli edifici, ecc.).

Spazi installativi in condominio

Un’attenzione specifica è riservata alla predisposizione degli spazi di passaggio. Spazi che, come illustrato in dettaglio nella Guida CEI 64/100-1, negli edifici a distribuzione verticale, richiedono la progettazione di infrastrutture fisiche per il contenimento del cablaggio stesso in base alla tipologia edilizia e alle combinazioni scala/edificio. Tali infrastrutture consistono nei montanti principali tra i piani, nelle tratte di piano tra montante e unità immobiliari e nei locali tecnici (sotterranei oppure al piano terra), da cui si dipartono i montanti per raggiungere il vano alla sommità dell’edificio dedicato agli apparati (contenuti nel terminale di testa) per la gestione dei segnali ricevuti dalle antenne.

In particolare vengono definite le dimensioni degli spazi installativi necessari per il punto di accesso all’edificio per segnali provenienti dal sottosuolo e destinati a edifici a distribuzione verticale. A fronte di un’altezza di 1,7 metri, è richiesta una larghezza e una profondità di 2 metri.

Lo sviluppo orizzontale può essere inferiore quando l’altezza sia maggiore di 2,7 metri. In questo caso viene imposta una larghezza di 1,8 e una profondità di 1metro.

Per gli edifici che hanno una distribuzione orizzontale, la topologia delle predisposizioni infrastrutturali sarà differente ed in accordo con quanto previsto dalla Guida CEI 64/100-3. Nello specifico, vengono stabilite le seguenti misure:

  • Vano tecnico per i segnali (interno a ciascun edificio): 1 m (L) x 0,6m (P) x 1m (H);
  • Vano tecnico per segnali provenienti da operatore telefonico: 3 m (L) x 2,5 m (P) x 2,4 m (H);
  • Vano tecnico per i segnali provenienti dalle antenne della radiodiffusione terrestre e satellitare: 3 m (L) x 2,5 m (P) x 2,4 m (H)

Tubi e pozzetti

Un’attenzione specifica viene riservata anche ai tubi corrugati e ai pozzetti destinati a ospitare le infrastrutture di accesso dei segnali all’interno di un condominio a sviluppo verticale:

N.2 tubi corrugati per ogni vano scala (1 per la rete in rame e 1 per quella ottica), dal vano tecnico al pozzetto esterno all’edificio  63 mm;

N.1 pozzetto modulare all’esterno dell’edificio 550 x 550 mm;

eventuali pozzetti modulari (numero da definire in base a cambi significativi di direzione e rompitratta) 550 x 550 mm;

tubi di raccordo tra l’area privata ed il suolo pubblico, per i cavi in rame (numero da definire in base ai cavi in rame da raccordare che soddisfano le esigenze di tutti gli edifici) Ø 125 mm;

N.1 tubo di raccordo tra l’area privata ed il suolo pubblico, per i cavi in fibra ottica Ø 125 mm.

Scatole e canaline

Per la corretta installazione dei montanti di un edificio, viene prescritto il numero e la dimensione delle tubazioni (o cavidotti) in funzione del numero di unità immobiliari da collegare. A questo si aggiunge la corretta predisposizione (e dimensionamento) delle cassette per ogni montante. Si tratta di valori e dimensioni, sintetizzate nella tabella sottostante, orientative e non discriminanti nella scelta dei prodotti disponibili sul mercato. Nello specifico l’indicazione di due scatole separate (per i segnali via radio e per quelli dal sottosuolo) e le relative dimensioni consigliate non sono vincolanti per il progettista. É però necessario che vengano garantiti spazi equivalenti o maggiori (anche unificando le due scatole).

In particolare, nel caso di edifici con oltre otto piani o con numerose unità abitative su un unico piano, la norma si sofferma sulla progettazione di un cavedio comune per la risalita di tutti i mezzi trasmissivi. Tale soluzione, per la sua semplicità di gestione, è consigliabile anche per edifici con un numero inferiore di piani.

In linea di principio, è sempre preferibile separare il percorso dei cavi in fibra ottica da quello dei cavi in rame, per una migliore gestione dell’impianto nel tempo. In ogni caso, per motivi di sicurezza, dove i cavi ottici sono accessibili (scatole di derivazione e/o rompitratta) dovranno riportare l’etichetta “segnale laser”.

Oltre a suggerire cassette delle dimensioni minime di 400 x 215 x 65, Cei indica le seguenti disponibilità:

N. di piani unità immobiliari per piano n. tubi diametro tubi n. cassette per piano
2 2 5 40 2
2 4 5 40 2
4 2 5 40 2
4 4 6 40 2
6 2 6 40 2
6 4 7 40 2
8 2 6 40 2
8 4 8 40 2