L’imprenditoria femminile cresce più velocemente che mai, soprattutto in Nuova Zelanda, Stati Uniti, Canada e Israele

Mastercard Index of Women Entrepreneurs

Mastercard presenta la terza edizione del Mastercard Index of Women Entrepreneurs (MIWE), lo studio che identifica i paesi in cui le donne imprenditrici hanno più probabilità di fare carriera, segnalando allo stesso tempo come siano ancora presenti molte diseguaglianze di genere.

Sulla base dei dati disponibili al pubblico di organizzazioni internazionali tra cui l’Organizzazione internazionale del lavoro, l’UNESCO e il Global Entrepreneurship Monitor, l’indice globale di Mastercard traccia i progressi e i risultati delle donne imprenditrici in 58 mercati (che rappresentano quasi l’80% della forza lavoro femminile mondiale) con un focus su tre aspetti distinti: (i) progressione di carriera delle donne, (ii) conoscenza delle risorse e accesso finanziario, (iii) fattori a sostegno dell’imprenditoria femminile. I risultati confermano come le donne siano in grado di guidare con successo il business e di poter fare business più facilmente in mercati aperti e dinamici in cui il sostegno alle PMI e le opportunità di fare affari sono più elevate. Inoltre, in questi paesi, le donne possono attingere a risorse abilitanti, tra cui l’accesso al capitale, ai servizi finanziari e all’istruzione accademica.

Tra i primi 20 mercati in classifica, vediamo come l’80% sia costituito da economie ad alto reddito, alimentate da condizioni imprenditoriali fortemente favorevoli. Per la prima volta, sono gli Stati Uniti a posizionarsi in cima alla classifica, seguiti al 2° posto dalla Nuova Zelanda.

I migliori 10 paesi per le donne imprenditrici, in base al sostegno offerto e alle opportunità di avere successo:

  1. Stati Uniti – 70,3
  2. Nuova Zelanda – 70,2
  3. Canada – 69,0
  4. Israele – 68,4
  5. Irlanda – 67,7
  6. Taiwan – 66,2
  7. Svizzera – 65,8
  8. Singapore – 65,6
  9. Regno Unito – 65,6
  10. Polonia – 65,1

Dei 58 mercati presi in esame, 8 sono quelli che hanno registrano un incremento di oltre 5 punti rispetto all’anno precedente. Tra questi segnaliamo la Francia (+22 punti), trainata da un aumento quasi del doppio in riferimento al tasso di attività imprenditoriale femminile, seguita dall’Indonesia (+13), Costa Rica (+11), Taiwan (+9), Irlanda (+7), Federazione Russa (+6), Tailandia (+5) e Ghana (+5).

L’indice suggerisce inoltre che un contesto favorevole per l’imprenditorialità femminile non è necessariamente legato alla ricchezza e allo sviluppo di una nazione. Infatti, paesi con condizioni di sostegno meno favorevoli come l’Uganda, il Ghana e il Botswana si classificano tra i primi tre mercati per i tassi di proprietà imprenditoriale femminile, rispetto a quelli più sviluppati. In questi mercati, le donne sono considerate imprenditrici “guidate dalla necessità”, spinte quindi da un’esigenza di sopravvivenza nonostante la mancanza di capitale finanziario e accesso a servizi abilitanti.

Top 10, espressa in termini di percentuale di attività imprenditoriali femminili sul totale di attività presenti in loco:

  1. Uganda – 38,2%
  2. Ghana – 37,9%
  3. Botswana – 36,0%
  4. Stati Uniti – 35,1%
  5. Nuova Zelanda – 31,8%
  6. Russia – 31,2%
  7. Malawi – 31,1%
  8. Australia – 30,9%
  9. Angola -30,3%
  10. Portogallo – 30,2%

Overview sull’Italia

L’Italia ricopre secondo l’index del 2019 il 45° posto della classifica con un punteggio pari a 53,2 posizione in leggera crescita ma in generale molto stabile e indietro rispetto al resto dei paesi Europei e internazionali. Secondo l’indice che identifica il tasso di iniziativa imprenditoriale delle donne (il Women Business Ownership Rate) l’Italia si posiziona al 31° posto, in posizione stabile, con ancora solo il 25.2% di imprenditori donne nel totale nazionale.

In generale l’Italia deve fare ancora molti sforzi per consentire alle donne imprenditrici di affermarsi.

Un dato positivo che emerge dalla ricerca è che in termini di avanzamento nella generale progressione di carriera (l’indice Women’s Advancement Outcome), in Italia le donne registrano una leggera crescita (6.9%) in un environment che in generale è caratterizzato da un altro tasso di inclusione finanziaria e dunque di accesso agli strumenti finanziari, con il 90% delle donne che possiede un conto bancario e da una generale facilità di coltivare il proprio business.

Ulteriori osservazioni:

  • È incoraggiante osservare come le donne stiano raggiungendo la parità di genere con gli uomini in termini di attività imprenditoriali nei seguenti paesi: Ecuador, Indonesia, Filippine, Vietnam, Ghana, Nigeria e Uganda. Parallelamente, si registrano miglioramenti nella riduzione della disparità di genere anche in Angola, Malawi, Costa Rica, Tailandia, Emirati Arabi Uniti e Taiwan.
  • I risultati della ricerca hanno anche messo in luce la capacità delle donne di avere successo come imprenditrici e creare interessanti opportunità anche quando le condizioni culturali e sociali non sono ottimali. Ciò trova conferma in alcuni mercati dove i tassi di proprietà delle donne e le tendenze imprenditoriali orientate al miglioramento sono entrambi elevati nonostante la mancanza di accettazione culturale e/o incoraggiamento sociale. Inoltre, secondo la Banca mondiale, nel 45% delle economie a livello globale vigono leggi che limitano l’inclusione femminile e la loro permanenza nel contesto lavorativo.
  • I risultati della ricerca hanno inoltre mostrato che sussistono differenze intra-regionali significative, in particolare in Medio Oriente, Africa e Asia-Pacifico. Mentre mercati come l’Uganda, il Ghana, il Botswana, il Malawi e l’Angola hanno performato molto in termini di proprietà imprenditoriale femminile, non è successo lo stesso in stati affini come Arabia Saudita, Egitto, Iran, Algeria, Emirati Arabi Uniti, Tunisia ed Etiopia dove si continuano a registrare tassi di partecipazione delle donne al 15% o meno. Allo stesso modo, la Nuova Zelanda, l’Australia e il Vietnam superano i paesi vicini come il Bangladesh, l’India, la Malesia, la Corea del Sud e il Giappone in termini di percentuale femminile di titolari di attività.

Oltre a evidenziare i progressi delle donne imprenditrici su scala globale, Mastercard si impegna a sostegno di un mondo migliore per le donne che, di riflesso, può creare infinite possibilità per tutti noi. Negli Stati Uniti, ad esempio, Mastercard sta coltivando giovani imprenditrici attraverso programmi come Start Path e responsabilizzando le proprietarie di piccole imprese in collaborazione con Create & Cultivate. In Africa e nel Sud-est asiatico, Mastercard sta invece sostenendo le imprese a conduzione femminile favorendo l’accesso al microcredito e ai nuovi mercati digitali attraverso piattaforme come Jaza Duka e Mastercard Farmer Network. Inoltre, grazie a Mastercard Center for Inclusive Growth, sta fornendo sostegno filantropico a favore dell’alfabetizzazione finanziaria e semplificando l’accesso a strumenti e servizi essenziali per le donne imprenditrici nei mercati in via di sviluppo.