La formazione aziendale deve puntare a trasformare le pratiche di sicurezza in automatismi, attenzione inconscia a tutti i segnali di pericolo

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È ormai una tendenza diffusa, nella cultura della sicurezza aziendale, quella di contrastare l’aumento degli attacchi informatici – e della loro complessità – attraverso iniziative di formazione dei dipendenti sulle buone pratiche informatiche. È imperativo adattare costantemente abitudini e comportamenti per fronteggiare la fuga di informazioni sensibili, i danni reputazionali, la perdita della fiducia che partner e clienti ripongono nell’organizzazione, e le altre conseguenze di eventuali attacchi. Dopo essersi concentrate sulla sensibilizzazione, le aziende dovranno educare i propri impiegati alla vigilanza, trasformandoli nell’ultimo baluardo di difesa contro le minacce informatiche.

La fine del predominio delle tecnologie come barriera ultimativa contro le nuove minacce

Sebbene componente essenziale, la tecnologia da sola non è in grado di garantire protezione. Il fattore umano è altrettanto importante e chiaramente va inserito nelle politiche di sicurezza aziendali. Per questo motivo alcune aziende conducono attività di sensibilizzazione nelle forme più disparate, da corsi quasi scolastici, a presentazioni frontali, esercizi di simulazione, e-learning, ecc. Tuttavia, spesso queste iniziative sono poco frequenti e non risultano coinvolgere gli addetti al punto da consentire il passaggio dell’intera organizzazione da un’attenzione consapevole alla competenza inconscia spesso descritta nei trattati di programmazione neurolinguistica (NLP).

L’obiettivo ultimo è che l’organizzazione raggiunga uno stato di perpetua vigilanza attraverso un esercizio inconscio ed automatico delle proprie competenze, prendendo in prestito dalla vita quotidiana l’approccio Zanshin, tipico delle arti marziali giapponesi: prestare (inconsciamente) un’attenzione particolare e continua ad azioni o comportamenti che potrebbero esporre il sistema informativo a un’intrusione o a un attacco.

Formazione costante e simulazioni frequenti permetterebbero al personale di sviluppare più facilmente gli automatismi necessari per la propria trasformazione in ultima linea di difesa. Sebbene l’intelligenza artificiale stia infatti facendo passi da gigante in termini di riconoscimento dei comportamenti anomali, non è ancora sufficientemente matura per sostituire le capacità analitiche degli esseri umani. È pertanto indispensabile che gli impiegati si “evolvano” al fine di raggiungere quello stato di continua vigilanza che permetterà loro di prendere la decisione giusta al momento giusto, lavorando meglio e sapendo cosa fare senza farsi prendere dal panico.

Altro elemento essenziale per il raggiungimento di tale obiettivo è la condivisione delle informazioni tra gli impiegati e la creazione di una sorta di “risposta condivisa”. Attualmente la tecnologia digitale e le piattaforme collaborative sono intrinsecamente connesse, specie all’interno delle organizzazioni geograficamente distribuite, rendono quindi possibile creare forum interni, spazi online ed altri strumenti impiegabili per trasmettere informazioni in tempo reale ai CISO oppure, dall’altro lato, per trasferirle direttamente ai gruppi operativi.