L’intento è quello di riuscire a tassare anche i big del web, ma la norma finirebbe per colpire ancora una volta gli utilizzatori italiani,
già sommersi di balzelli

Digital tax: le sfide in ambito fiscale della digitalizzazione

Quando i politici mettono mano alle questioni legate al mondo digitale si finisce quasi sempre in un ginepraio. E’ il caso della web tax, tema spinoso già al centro dei dibattiti europei, che stanno cercando un faticoso compromesso fra il ripristino di un’equità fiscale legata alle nuove logiche innescate dal web e i molteplici interessi economici e lobbistici sottostanti.

E’ di pochi giorni fa il via libera in commissione Bilancio del Senato all’emendemento, a firma del senatore Pd Massimo Mucchetti, che stabilisce una tassazione del 6% sui ricavi digitali a partire dal 2019, ma la norma fa acqua da vari punti di vista.

In particolare, commenta il presidente Assintel Giorgio Rapari, le imprese ICT temono che venga semplicemente introdotto un nuovo balzello, che finirà per colpire anche le imprese utilizzatrici italiane che stanno faticosamente investendo nella Trasformazione Digitale. La soluzione va cercata a monte in un accordo a livello europeo, ancor più necessario in un’economia digitale troppo interconnessa per poter essere regolamentata solo a livello nazionale.