Integrazione delle tecnologie sia interne che con l’intera filiera, omnicanalità e analytics chiave del successo. Il caso Furla

Beni di consumo: gli 8 trend della trasformazione digitale

Così come ogni settore è in profonda trasformazione, anche il mondo Retail deve sviluppare nuovi modelli di business per poter raggiungere al meglio la clientela, sviluppare il proprio business ed aumentare la competitività rispetto agli altri operatori presenti sul mercato.

Il comportamento e le attese dei clienti sono fortemente cambiati negli ultimi anni grazie all’arrivo della digitalizzazione. L’omnicanalità è divenuta una realtà assodata e i retailer devono riuscire a coprire tutte i possibili ambiti di interazione con il cliente. Non solo: a tutto ciò si deve sommare il crescente impatto dell’Internet of Things e l’esplosione delle vendite associate a fenomeni quali Pokemon Go o all’introduzione di nuovi mezzi di interazione con i clienti come Pinterest e Chatbots. Il tutto senza dimenticare la fusione sempre più forte tra vendite digitali e fisiche” ha spiegato Fabio Todaro, VP Sales & Country Manager di Software AG Italia.

A giocare un ruolo fondamentale in questo processo di trasformazione sono i dati, considerati da molti il nuovo petrolio: tutte le aziende infatti, se vogliono competere sul mercato, devono diventare delle vere e proprie raffinerie di dati. Solo conoscendo le preferenze dei clienti e i nuovi trend di mercato, i retailer possono prendere decisioni più efficaci nel minor tempo possibile, ottenere una migliore soddisfazione del cliente e ridurre i costi operativi.

Affidarsi agli Analytics non è però sufficiente: sono necessarie soluzioni di integrazione di tutti i sistemi di back-end e multicanalità che permettono di coinvolgere al momento giusto le risorse giuste, oltre che ottimizzare e rendere efficienti i processi aziendali. Una scelta questa adottata da diverse realtà del settore tra cui Furla.

Furla, azienda 100% italiana nel 1927 e attiva nel mondo della pelletteria, accessoristica e calzature, aveva la necessità di gestire il proprio processo di crescita: nel 2016 l’azienda ha raggiunto un fatturato di 422 milioni di euro.

Il nostro obiettivo era quello di efficientare i sistemi informativi aziendali – ha spiegato Aldo Chiaradia, CIO di Furla – Come prima cosa, anziché realizzare un’infrastruttura con al centro un ERP o attivare nuove applicazioni, abbiamo deciso di introdurre una tecnologia apparentemente infrastrutturale ma in realtà operativa che permettesse di gestire le comunicazioni tra i diversi sistemi aziendali in modo da poterli integrare”.

La scelta, ricaduta sulle soluzioni di Software AG, ha permesso a Furla di poter agevolare la crescita e velocizzare la messa online di nuove applicazioni, ma anche di essere maggiormente scalabile in base alle esigenze di business. In un secondo momento Furla ha deciso di migrare tutte le sue applicazioni sul Cloud pubblico così da aumentare ulteriormente il proprio livello di flessibilità.

La modellazione di processo è un’attività importante per noi ma non fondamentale. Il fattore determinante è invece la velocità. Le aziende di oggi non possono infatti permettersi di cristallizzare i propri processi di business perchè questi devono essere continuamente in evoluzione, così da adattarsi alle trasformazione del mercato” ha spiegato Aldo Chiaradia.

Il processo di trasformazione digitale e integrazione delle tecnologie non deve però riguardare soltanto l’azienda stessa, ma interessare anche realtà partner in modo da permettere di creare un vero e proprio ecosistema. Una strategia questa intrapresa anche da Furla:

“Il successo della cosiddetta Digital Enterprise si compie soltanto quando la digitalizzazione e l’integrazione delle tecnologie interne all’azienda si fondono con quella dei fornitori e di tutta la supply chian. In Furla abbiamo intrapreso questa strada con l’obiettivo di continuare a crescere” ha concluso Aldo Chiaradia.