Con 27mila dipendenti e 25 navi in navigazione in tutto mondo, Costa Crociere non può permettersi nessuna interruzione del servizio e nessuna perdita di dati. Augusto Fedriani, responsabile del Disaster Recover e della Business Continuity informatica all'interno di Costa Crociere, conosce bene questa esigenza e la interpreta in modo rigoroso. Un'attenzione accresciuta dai recenti attentati terroristici, che hanno indotto l'azienda a sviluppare ulteriormente i piani di reazione per “continuare il nostro Business a fronte di qualunque evento esterno”. Anche perché, per raggiungere un fatturato di 6 miliardi di euro all'anno anno, Costa fattura mediamente un milione di euro all'ora.

Una cifra che l'azienda non può permettersi di perdere e che, quindi, deve essere tutelata adottando i più rigorosi standard internazionali e valutando le conseguenze degli eventi più disastrosi e “imprevedibili”, dalle alluvioni ai guasti, passando attraverso incendi, terremoti e atti terroristici.

 

Non basta fare un piano

Fedriani ricorda, però, che non è sufficiente definire un piano teorico, ma occorre pianificare esercitazioni periodiche e un costante aggiornamento dei documenti. Perché “a fronte di un evento devo sapere quali attività fare e qual è il costo di un processo degradato, oltre a valutare quanto tempo l'azienda può rimanere senza uno specifico servizio”.

Una valutazione che non può limitarsi ai processi interni, ma deve prendere in considerazione anche i fornitori esterni, chiamati a garantire forniture come il carburante o i pezzi di ricambio delle navi. In tutto con tempi di reazione adeguati alle specifiche esigenze e, quindi, guidati da una catena di comando ben organizzata e pronta a qualunque evento. Il Business Continuity Coordinator ha così la possibilità di arrivare a convocare persino i massimi dirigenti di un'azienda e di attivare tutte le risorse necessarie. Basti pensare che, in caso dell'inaccessibilità della sede di Genova, Costa è in grado di spostare 120 immediatamente dipendenti a Milano, all'interno di un bunker con 120 postazioni sempre disponibili. Il tutto con il coordinamento di un team di esperti, appartenenti a ogni singolo dipartimento.

 

Mai più senza dati

Il patrimonio di un'azienda sono sempre più i dati e Costa è arrivata a valutare quali potrebbe perdere e il loro costo. Tutto ciò ha portato a replicato i dati su due siti geograficamente distinti e sempre attivi.

L'infrastruttura di Costa è così in grado di erogare le stesse performance indipendentemente dal sito attivo, in quanto le singole applicazioni sono spostaste in modo atomico, con replica bidirezionale invertita. Accade così, in condizioni normali, che tutti i servizi primari sono erogati da Genova, mentre Milano è in stand by, ma pronto a ricevere gli accessi in caso di down su Genova. Una modalità necessaria per una realtà che conta circa 200 applicazioni e un migliaio di server attivi.