Big Data vs. Privacy: il conflitto continua

Secondo quanto emerge da una recente ricerca condotta dal Digital Transformation Institute e CFMT, le opportunità offerte dai Big Data sono ancora poco sfruttate, sia da parte degli utenti finali, sia da parte delle aziende.

Permane la sfiducia

Uno degli aspetti più controversi è la cessione dei propri dati: la fiducia è poca e il drastico aumento dei livelli di sofisticazione degli attacchi informatici non può che farla ulteriormente diminuire.

Ma i Big Data restano una grande opportunità, sia per il consumatore finale, che ne fa uso indiretto nella vita quotidiana con l’utilizzo di innumerevoli servizi, sia per le aziende che ne fanno un uso diretto in termini di raccolta, studio, elaborazione e gestione.

La contraddizione Big Data vs Privacy nasce proprio dalla sempre crescente richiesta di servizi, che necessariamente prevedono l’utilizzo dei Big Data, e la resistenza a cedere dati sensibili.

“È necessario che le aziende, depositarie e responsabili di dati sensibili, tutelino questo bene prezioso in modo sicuro e continuativo – dichiara Donato Ceccomancini, Country Sales Manager di Infinidat Italia -. La crescita del volume dei dati è inarrestabile ed esponenziale, certamente uno dei big trend dei prossimi anni.

Per le imprese commettere errori significa perdita di clienti, calo di fatturato e sanzioni.
Anche alla luce di requisiti normativi sempre più rigorosi, serve ripensare in termini di sicurezza il sistema di archiviazione dati. E non sono più sufficienti le semplici difese perimetrali. La soluzione è la crittografia dei dati end-to-end, ossia la protezione del dato per l’intero ciclo di vita, dal momento in cui viene generato fino alla sua distruzione, tutelando i dati “ovunque si trovino”, anche mentre transitano in rete.

Per fare questo esistono soluzioni storage che adottano un approccio innovativo software-defined che consentono di raggiungere il livello di sicurezza dei dati richiesto dalle normative attualmente in vigore, anche a fronte dell’evoluzione futura delle minacce cyber, senza necessariamente gravare eccessivamente sul conto economico”.