Data Strategy: quali sono le sfide per le nostre imprese?

La continua crescita dei dati, che non accenna a fermarsi ma che anzi accelera, introduce nuova complessità nelle organizzazioni che stanno investendo nella digital transformation. Per gestire questa complessità è necessario che le imprese adottino le corrette strategie di gestione dei dati accompagnate da partner in grado di supportarle nella maniera più adeguata.

Per fare questo è importante che le organizzazioni abbiano una visione di lungo periodo che si articola in un percorso costituito da tappe intermedie, coerenti e misurabili, dove ciascuna tappa rappresenta un investimento in persone e tecnologie. L’obiettivo è di raggiungere la meta finale con un percorso anche ricco di errori ma che allo stato attuale è l’unico modo per le imprese di essere competitive, coinvolgendo sia le funzioni tecniche che quelle funzionali, che al tavolo del board aziendale sapranno sempre più portare le loro istanze per discutere di data strategy così come oggi si discute di strategie del brand o strategie commerciali.

Per realizzare questa ambizione Axiante ha creato a febbraio 2023 la nuova business unit “Data Driven”, un’unità che lavora in sinergia con le altre BU del Gruppo per far sì che le organizzazioni lavorino nella giusta direzione quando si parla di strategia dei dati.

Abbiamo incontrato Romeo Scaccabarozzi, amministratore delegato di Axiante, per approfondire questi temi e capire che caratteristiche deve avere la corretta strategia quando si parla di dati.

“Se guardiamo al mondo aziendale odierno balza subito all’occhio la complessità con cui si trova a dover fare i conti – esordisce Scaccabarozzi -: una complessità che deriva dalla frammentazione dei dati, che a sua volta dipende da tre fenomeni: il fatto che le aziende utilizzano sempre più dati esterni, già formati e non manipolabili; l’eterogeneità che deriva dall’allargamento del perimetro dei sistemi che si è avuto con il passaggio dall’on-premise ai cloud; e la necessità che i dati siano freschi, cioè che sappiano dare un riscontro quasi in real-time”.

In questo scenario perché le aziende devono adottare una strategia di lungo periodo per la gestione dei dati, che deve essere attiva e non passiva?

“Una strategia passiva di data management è quella che ha un focus solo sulla sicurezza dei dati: tutti gli investimenti vanno in quella direzione. La strategia è invece attiva quando non è un progetto definito in un tempo preciso ma un percorso dove l’azienda sa esattamente dove vuole andare: un percorso non lineare ma costituito da varie tappe, che sono le iniziative messe in campo da ciascuna azienda e che devono essere misurate per capire se hanno avuto successo oppure se l’investimento è andato sprecato.

In definitiva, strategia attiva secondo Axiante significa che l’impresa deve avere chiaro che iniziative vuole realizzare, effettuare investimenti non solo sulle tecnologie ma anche sulle persone, e poi misurare il successo di queste iniziative man mano che vengono portate avanti, in un’ottica di continuo apprendimento durante l’intero percorso, così da imparare dagli errori”.

Per accompagnare le imprese in questo percorso Axiante ha creato a fine febbraio 2023 una BU dedicata che si chiama “Data Driven”. Perché avete deciso di investire in competenze interne per aiutare le aziende in questa direzione?

“Uno degli elementi che sta alla base della filosofia di Axiante è quello di credere nelle nostre persone. Abbiamo attinto alla nostra lunga esperienza e al nostro know-how in materia di data warehousing e di analisi e pianificazione (la vecchia business intelligence) e col pragmatismo che ci contraddistingue abbiamo fatto affidamento sulle nostre persone, abituate tutti i giorni a destreggiarsi tra queste tematiche, con un approccio molto concreto.

Il motivo che ci ha spinto a creare questa nuova BU è l’aver compreso la necessità di indirizzare la frammentazione con cui sono alle prese le aziende: se i progetti sono vagoni e la strategia è la locomotiva, è necessario che la locomotiva/strategia traini tutti i vagoni/progetti nella medesima direzione e verso la medesima meta, mentre invece oggi le aziende fanno sì progetti ma che non sempre sono coerenti e che spesso vanno in direzioni non univoche”.

A proposito di concretezza, come è organizzata la BU “Data Driven”?

“In Axiante con il termine BU ci riferiamo ad una unità di competenza specializzata su certe tematiche, in questo caso la data strategy, ma ciascuna BU del Gruppo opera in sinergia con le altre business unit in base alle esigenze di ciascun singolo progetto. Come integratore siamo convinti che sia necessario portare innovazione e per fare questo all’interno del Gruppo non operiamo a silos, ma in maniera sinergica per raggiungere i vari obiettivi”.

Come opera e cosa offre alle imprese?

“Innanzitutto, la BU “Data Driven” offre opportunità di apprendimento grazie a iniziative formative e webinar non incentrate su un singolo prodotto quanto piuttosto sulle criticità che ogni impresa si trova ad affrontare in materia di dati.

Altro punto molto importante è che Axiante consente alle aziende di creare dei tavoli di discussione per capire dove sono i problemi e come agire per risolverli. Essendo un’entità terza esterna alle aziende possiamo far sedere allo stesso tavolo le line of business e chi usa i dati insieme ai tecnici It interni per mettere in luce le criticità e trovare soluzioni. Il nostro obiettivo è quello di portare il dialogo tra le varie istanze cercando di fare viaggiare “tutto il treno” nella medesima direzione, fermo restando che la locomotiva deve restare dentro l’azienda”.

Qual è il punto di forza della nuova BU?

“Il punto di forza di questo gruppo è che abbiamo cercato di portare nella business unit persone di provenienza diversa mettendo dentro le due anime che stanno alla base dei progetti digitali: competenze funzionali (con persone di provenienza dall’ambito marketing o del controllo di gestione) e competenze tecniche”.

Torniamo a parlare di strategia: che caratteristiche deve avere una data strategy per permettere alle aziende di essere davvero competitive?

“La prima caratteristiche è l’unicità: la strategia deve essere basata sui bisogni reali di ogni singola realtà, quindi, deve partire da cos’è l’azienda e da qual è la sua situazione dei dati e così via.

Secondo aspetto è che la strategia deve essere molto coinvolgente: non deve essere una policy o una serie di diktat calati dall’alto dall’ufficio tecnico o dall’ufficio marketing ma deve coinvolgere tutte le persone interessate.

La strategia per ultimo deve essere ambiziosa nei suoi obiettivi: deve essere vissuta come un salto in avanti importante diventando vitale per l’azienda”.

Quali sono gli elementi più critici che le aziende, secondo la vostra esperienza, possono avere portando avanti una corretta strategia di gestione dei dati?

“Gli elementi più critici sono due: il fatto che l’entusiasmo può calare e che quindi bisogna trovare modi affinché il coinvolgimento sia duraturo; e la necessità di misurare i risultati nel tempo per capire se l’azienda sta migliorando e se gli investimenti e i progetti che ha avviato la stanno portando effettivamente dove vuole andare. Quindi è fondamentale restare coinvolti e capire se si stanno facendo degli errori per correggere eventualmente il tiro”.

Pensate che le imprese italiane siano pronte a fare questo nuovo passo verso l’adozione di una data strategy strutturata e che supporti davvero le decisioni quasi in real-time?

“Dal punto di vista di Axiante le nostre imprese sono mature. Notiamo infatti una forte consapevolezza non solo per le funzioni tecniche ma anche per tante altre parti delle aziende. Il tema oggi è diventato trasversale perché i dati impattano il lavoro di molte figure in azienda, non più solo l’It; quindi, come dicevamo, tutte le line of business devono portare all’attenzione i loro bisogni e le loro criticità, sedendosi ad un unico tavolo”.

C’è quindi spazio per accompagnare le imprese in questo percorso: che obiettivi si pone Axiante grazie alla nuova BU “Data Driven”?

“Axiante lavora affinché sul tavolo del board e nel CdA delle aziende, accanto alla strategia del brand, alla strategia commerciale e così via, si discuta anche della data strategy. Siamo vicini ai nostri clienti di modo che parlare della strategia dei dati diventi una prassi normale per tutte le imprese del Paese”.