In un mondo dove i dati e le applicazioni aziendali diventano sempre più fondamentali per il business, le imprese devono poter contare su data center affidabili e infrastrutture di rete performanti. Per tale ragione abbiamo intervistato Federico Protto, amministratore delegato e direttore generale di Retelit, azienda con il maggior numero di data center nel nostro Paese ed entrata da pochi giorni nel segmento STAR del Mercato MTA di Borsa Italiana. Retelit è inoltre l’unica azienda italiana a far parte del Consorzio AAE-1, nato per la realizzazione di un cavo sottomarino che collega l’Europa all’estremo oriente, passando per l’Africa, i Paesi del Golfo l’India e il Sud dell’Asia.
Retelit ha un forte radicamento in Italia, ma anche una notevole attenzione ai mercati internazionali. Quali sono i vostri punti di forza?
Retelit si distingue dagli altri operatori per avere un posizionamento unico sul mercato grazie alla copertura del segmento infrastrutturale, dei servizi e data center. Con un’infrastruttura di rete capillare costituita da oltre 9mila kilometri di infrastruttura in fibra ottica tutti di proprietà della società e 14 data center sul territorio nazionale, Retelit è in grado di seguire ed essere vicina ai clienti, carrier, aziende e pubblica amministrazione. Non manca inoltre una particolare attenzione alle competenze che sono state sviluppate nel corso degli anni, grazie alla presenza di figure altamente professionali sui cui l’azienda investe molto. A tutto ciò si deve aggiungere un rafforzamento della brand awareness e una vision determinata dell’azienda, così come una governance più stabile che in passato.
Ad agosto avete annunciato ricavi in crescita del 24,8% (€24,6 milioni rispetto a €19,7 milioni del primo semestre 2015), quali sono le prospettive per il prossimo anno?
Positive. A marzo 2016 avevamo già rivisto al rialzo il nostro piano industriale e prevediamo nel 2017 una ulteriore crescita in termini di fatturato, così come la prosecuzione di una campagna di recruitment per l’inserimento di nuove competenze all’interno dell’organico aziendale che oggi conta circa 80 risorse. Questo perché siamo convinti che, grazie alla spinta della Digital Transformation vi sarà un ampliamento del mercato delle imprese servite direttamente così come quello wholesale nazionale e internazionale.
Un importante traguardo raggiunto nel primo semestre 2016, e che siamo confidenti di confermare sull’esercizio, è l’aver ottenuto la profittabilità operativa che, nel nostro Piano Industriale, sarà mantenuta anche in futuro.
Quali saranno le ricadute economiche in Italia di AAE-1, il cavo sottomarino che collega l’Europa con Asia e Africa?
L’obiettivo della posa dei cavi sottomarini e del nodo di Bari è quello di riuscire ad attirare e veicolare il traffico dati nel nostro Paese riducendo così il “monopolio” della città di Marsiglia dalla quale passa attualmente circa il 70% di tutto il traffico proveniente dal Middle East e Africa verso l’intera Europa. L’Italia, infatti, sconta un ritardo rispetto alla città francese a causa di politiche di incumbent più restrittive rispetto al modello open di Marsiglia, attuato negli ultimi 10 anni. Il progetto AAE-1 vuole quindi rendere nuovamente attrattivo il nostro Paese anche per i grandi OTT.
Oltre alla visione internazionale, è importante la presenza sul territorio. Con i vostri Data Center siete presenti in molte delle principali città italiane. Sono in previsione altri impianti nei prossimi mesi?
Siamo la realtà con il maggior numero di data center in Italia e al momento non è prevista l’apertura di nuovi siti. Ci sarà invece un potenziamento dei nostri 4 data center più importanti che sono quelli di Milano, Bergamo, Roma e Bologna. Da un punto di vista infrastrutturale invece, ci sarà un rafforzamento dell’intera rete che sarà estesa anche in Sicilia al fine di valorizzare questo territorio come polo attrattivo per l’atterraggio di cavi sottomarini, punto di arrivo di traffico internazionale e come sede di spazi per ospitare contenuti. Questa nostra visione è anche supportata da recenti iniziative tra cui la creazione a Palermo del consorzio Open Hub Med.
Altri operatori preferiscono puntare solo su un unico Data Center. Per quale ragione è tanto importante essere vicini ai clienti?
Gli operatori che scelgono di offrire servizi da un unico data center devono possedere un’infrastruttura di altissima qualità per riuscire a offrire servizi di altrettanto livello. Tale approccio richiede investimenti ingentissimi che, in definitiva, riguardano più il “real estate” che l’ICT in senso stretto, e che quindi preferiamo dedicare al nostro core business. Retelit ha infatti scelto di essere capillare sul territorio, sfruttando i benefici della prossimità geografica dei propri clienti che così possono beneficiare di tempi di latenza ridotti. Inoltre queste realtà possono recarsi facilmente nel sito e lavorare sulle loro macchine, al contrario invece delle offerte di tipo cloud pubblico dove non si conosce la residenza del dato o dell’applicativo posto sulla nuvola.
Annunciando il piano Industry 4.0, il Ministro Calenda ha sostenuto che, entro il 2020, il 100% delle aziende italiane sarà raggiunto da connessioni a 30 Mbps. É un’ipotesi veritiera?
E, aggiungiamo, l’80% avrà connessioni a 100Mbps. Si tratta certamente di un piano impegnativo poiché ad oggi il tessuto industriale italiano è locato per il 70% in aree grigie, dove la banda ultralarga non è sempre disponibile. Esistono inoltre alcuni ricorsi pendenti da parte di alcuni operatori che potrebbero rallentare i lavori di posa della rete, previsti dai bandi BUL lanciati dal Ministero dello Sviluppo con lo scopo ridurre il gap che penalizza le nostre imprese.
Per la riuscita di quanto auspicato dal Ministro Calenda è però necessario che la partenza dei cantieri non superi il gennaio 2017, così come risulterà determinante l’assenza di ritardi durante le operazioni di posa. D’altronde siamo ottimisti, poiché l’impulso che il MISE sta dando e il Governo tutto, così come l’AGCOM, sembrano andare assolutamente nella giusta direzione.