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    In Primo Piano

    Cohesity: il Data Management diventa as-a-service

    Di Laura Del Rosario4 Maggio 2022Lettura 9 Min
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    Cohesity si contraddistingue oggi per la sua offerta per la gestione del dato as-a-service attraverso un’unica soluzione che abbraccia il data management da tutti i punti di vista

    Manlio De Benedetto, Director System Engineering di Cohesity
    Manlio De Benedetto, Director System Engineering di Cohesity

    Il cloud non è un concetto nuovo: se ne parla già da decenni ma solo oggi si è passati al piano della concretezza. La pandemia di Covid-19 ha rappresentato uno spartiacque tra un mondo in cui di ‘nuvola’ si parlava semplicemente ed un mondo dove effettivamente le aziende hanno cominciato a migrare verso il cloud per supportare le nuove esigenze date dal diffondersi del lavoro da remoto e dalla necessità di una gestione puntuale e precisa dei dati. Con Manlio De Benedetto, Director System Engineering di Cohesity abbiamo approfondito questi aspetti focalizzandoci sulla ricca offerta della società che consente un data management a 360° e da un’unica console. Cohesity è un’azienda americana nata nel 2013 ed attiva proprio nel mondo del data management grazie a soluzioni di backup, disaster recovery, orchestration, servizi di file e oggetti, dev/test, conformità dei dati, e di data security e che da un anno e mezzo sta puntando sull’as-a-service.

    “Il cloud ha subito una profonda evoluzione nel corso degli anni – esordisce De Benedetto -: e solo di recente le aziende hanno davvero iniziato ad utilizzarlo e ad approfondirne le peculiarità e le potenzialità per capire di cosa effettivamente si trattasse, fino ad arrivare a testarlo, passando ai fatti. Ci troviamo quindi ad un punto di svolta”.

    Nonostante i numerosissimi vantaggi introdotti dal cloud dobbiamo dire che esso introduce anche una certa complessità…

    “Si parla di Mass Data Fragmentation (frammentazione massiva del dato) perché i dati in azienda si trovano all’interno di più silos. Le aziende, infatti, continuano ad evolvere tecnologicamente per rispondere alle nuove esigenze adottando ogni volta una nuova tecnologia che si va ad affiancare a quelle già esistenti: ma questo crea i così detti silos, che vanno a frammentare il dato. Pensiamo inoltre al fatto che con il cloud i dati si trovano distribuiti: una parte on-prem, una parte nei data center centrali, nell’edge ma anche in uno o più cloud, generando una frammentazione massiva che porta ad una potenziale inefficienza e al fatto che l’It potrebbe non sapere nemmeno dove un certo dato si trova”.

    Un problema quindi che va assolutamente gestito ma focalizziamoci meglio sul cloud: come si può adottare?

    “Le modalità in cui un’azienda può abbracciare il cloud sono sostanzialmente due: o semplicemente spostando i propri dati nel cloud e continuando a gestirli internamente o utilizzando il cloud nell’ottica as-a-service. Oggi la maggior parte dei clienti sposta sul cloud solo una parte dei dati che si trovano on-prem dando origine ad ambienti ibridi”.

    Quali sono i vantaggi per un’azienda che decide di migrare sulla ‘nuvola’?

    “Il cloud può innanzitutto essere utilizzato come una zona storage dove andare a collocare una copia dei dati aziendali e dove far girare le applicazioni che prima venivano utilizzate on-prem. In questo modo l’azienda non deve più occuparsi della gestione dell’hardware, dell’infrastruttura, del downtime e di tutte le problematiche connesse a questi aspetti.

    Uno step ulteriore prevede che le applicazioni sul cloud vengano usate come servizio: si entra nell’applicazione che sta sul cloud facendo un login su una pagina web ed ecco che

    andiamo ad usufruire di un servizio offerto dal provider. In questo caso oltre a non avere più i problemi legati all’infrastruttura si va a eliminare il consumo elettronico e le eventuali fluttuazioni di tasse ed elettricità e soprattutto la gestione dell’applicazione è fatta dal provider.

    Nel primo caso spostiamo i dati aziendali sul cloud ma l’It deve continuare a gestirli mentre nel secondo caso, quello dell’as-a-service, i dati vengono gestiti dal provider. L’azienda acquisisce agilità, velocità e flessibilità. Tuttavia, va sottolineato che spostando i dati in ambienti ibridi i problemi tipici dell’on-prem, come quello della protezione dei dati, si trovano anche sul cloud”.

    Quali sono i rischi connessi allo spostamento dei dati sul cloud?

    “Il rischio principale per un’azienda è il timore di non riuscire a gestire i dati che non sono più fisicamente sotto i nostri occhi: molte aziende hanno paura di perdere i dati con il loro spostamento sul cloud. C’è una sorta di difficoltà o incapacità di capire cosa sta effettivamente accadendo. Un altro rischio importante è quello legato alla migrazione vera e propria: Cohesity supporta le aziende nel processo dando ai clienti anche la possibilità di tornare indietro, qualora lo ritengano necessario, e dando anche la possibilità di spostarsi da un fornitore cloud ad un altro oppure ancora permettendo ai propri clienti di avere una replica dei propri dati su più cloud di fornitori diversi per una maggiore garanzia di sicurezza. Il compito di Cohesity è quindi quello di cercare di limitare questi rischi accompagnando il cliente verso una loro gestione corretta”.

    Tutto questo rientra sotto il più grande cappello della security, che è il discorso che fa da contorno a tutto quello che stiamo dicendo…

    “Assolutamente sì. Oggi ci troviamo in uno scenario dove il ransomware si è evoluto diventando sempre più diffuso e più sofisticato. Se all’inizio gli hacker attaccavano il dato di produzione criptandolo e rendendolo utilizzabile al fine di chiedere un riscatto, ora gli hacker criptano prima il backup dei dati per poi concentrarsi solo in un secondo momento sui dati di produzione, così da causare danni più importanti e tempi di downtime molto più lunghi che spingono le aziende a pagare il riscatto richiesto. Senza contare che anche la Data Exfiltration oggi è sempre più diffusa: in questo caso l’hacker cripta il backup, cripta la produzione e poi chiede il riscatto non solo per riavere indietro i dati e poter ripartire con la propria attività ma anche per evitare che questi dati siano resi pubblici o diffusi sul Dark Web”.

    Cohesity come aiuta i clienti da questo punto di vista?

    “Cohesity assicura che in caso di attacco i dati che sono sul backup siano protetti e inattaccabili. La nostra soluzione garantisce l’immutabilità del dato: una volta che questo è stato scritto sul backup non si può più modificare, cancellare o manipolare, né esfiltrare. Anche se ci fosse un attacco quindi i nostri clienti possono tornare online perché hanno una Gold Copy (una copia pulita) del dato che può essere utilizzata proprio per tornare online velocemente, riducendo drasticamente i tempi di downtime, con un così detto Instant Mass Restore”.

    Abbiamo parlato di evoluzione del ransomware ma dobbiamo parlare anche della forte crescita della sua diffusione, e in questo l’emergenza sanitaria ha giocato un ruolo importante. Perché?

    “Il Covid ha portato all’affermarsi del lavoro da remoto e questo va ad ampliare di molto la superficie di attacco: oggi un qualsiasi dipendente può entrare da casa nei sistemi aziendali aprendo le porte agli attacchi ransomware. Da questo punto di vista l’approccio di Cohesity è quello della data governance. Dicevamo all’inizio che la frammentazione del dato porta con sé aspetti negativi come la ‘darkness’: il fatto di non sapere che dati ho a disposizione e dove si trovino. Per evitare questo occorre un controllo molto elevato sui dati che oggi è possibile grazie a intelligenza artificiale e al machine learning che analizzano automaticamente e in real-time ciò che accade nell’infrastruttura di un cliente e i dati in modo tale da potersi rendere conto per tempo di eventuali anomalie e intervenendo con soluzioni ad hoc basate sulla proposta dell’ultima Gold Copy da utilizzare per tornare subito online. L’obiettivo è quello di avere quindi delle copie remote, una sorta di cassaforte virtuale nel cloud o in sito e addirittura si possono fare più copie sparse sul territorio e nel cloud con l’utilizzo poi di un approccio Zero-Trust: pochissime persone devono avere accesso ai dati e devono essere autenticate con meccanismi multi-fattore per un’ulteriore garanzia di sicurezza.

    Un’altra proposta che Cohesity fa è quella relativa al concetto di Air Gap, cioè la possibilità di andare a scollegare fisicamente due infrastrutture. Le copie dei dati possono essere fatte in due data center ma essendo questo molto costoso il cliente preferisce fare una copia in data center e una sul cloud e qui c’è la possibilità di fare al cliente una copia Air Gapped sul cloud che gli realizziamo e gestiamo as-a-service e che, qualora ci fosse un attacco, andiamo a scollegare: una cassaforte virtuale che non è attaccabile perché non c’è modo di accedervi”.

    Ci faccia un esempio…

    “Torniamo al caso di Microsoft 365: questa suite tiene le nostre e-mail nel suo cloud per 30 giorni ma non fa il backup. Quindi se un cliente vuole tenere le copie della sua corrispondenza per più tempo ha bisogno di una soluzione che vada a gestire da un unico punto ciò che è on-prem e ciò che c’è sul cloud in maniera trasparente. Cohesity può occuparsi della gestione del servizio facendo un backup as-a-service o un disaster recovery as-a-service nel cloud.

    Anche dal punto di vista economico i vantaggi sono notevoli a partire dalla scalabilità.

    Altro punto interessante è quello relativo alla parte economica per quei clienti che riescono a gestire meglio gli Opex piuttosto che i Capex: per chi non vuole anticipare i soldi il cloud aiuta tantissimo. Bisogna trovare la soluzione corretta per ogni cliente”.

    Cosa differenzia Cohesity dalle altre aziende presenti sul mercato?

    “Senza dubbio il nostro approccio di Data Management as-a-service (DmaaS), che racchiude tutti gli aspetti che abbiamo visto fino a questo momento: dal cloud as-a-service, alla migrazione del dato, dal backup al disaster recovery, dalla security al file sharing fino alla data governance. Cohesity si contraddistingue per la sua offerta per la gestione del dato as-a-service attraverso un’unica soluzione che abbraccia il data management da tutti i punti di vista. In questo ci aiuta molto la visione del nostro fondatore Mohit Aron, la mente tecnica dietro a Nutanix e padre dell’iperconvergenza, che fin dall’inizio ha voluto creare una soluzione per la gestione dei dati dei clienti a 360 gradi a partire dal backup passando per tutti gli altri use case che abbiamo affrontato. Il nostro punto differenziante è quindi senza dubbio un approccio olistico alla gestione dei dati dei clienti tenendo in considerazione tutto ciò che accade e con una gestione centrale”.

    Parlando di Italia: Cohesity come sta crescendo e quali sono gli obiettivi per quest’anno?

    “In Italia siamo riconosciuti sempre di più e rispetto a sei anni fa, quando io sono arrivato in Cohesity, l’awarness è cresciuta molto: siamo uno dei player più importanti nell’ambito del backup e del data management e dell’as-a-service.

    In particolare, abbiamo abbracciato l’as-a-service solo nell’ultimo anno e mezzo e il nostro obiettivo per il 2022 è quello di farci conoscere anche da questo punto di vista per accompagnare i clienti in tutte le tappe del loro viaggio verso il cloud.

    Il nostro intento è quello di continuare a investire seguendo la strada che abbiamo seguito finora e con uno sguardo sempre attento all’innovazione”.

    cloud Cohesity data management SaaS
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