Soltanto se obbligata o sanzionata in caso di mancata introduzione, la PA si apre alla tecnologia. Molto spesso quelli che si raggiungono sono però risultati poco efficienti

Fondo per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione

In Italia l’innovazione non è la norma, ma passa solo dalla norma. Infatti, solo se obbligata a innovare, o sanzionata in caso di mancata introduzione, la Pubblica Amministrazione si apre all’innovazione”. A dirlo è il Politecnico di Milano, secondo cui questo pensiero è confermato da numerosi riscontri pratici: le Gestioni Associate delle funzioni comunali hanno iniziato a diffondersi solo in seguito di un impulso normativo, ma anche il tema dell’Open Government, che ha prevalentemente trovato diffusione nell’attuazione del DL 33/2013 con gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle PA. Laddove, invece, non esistono norme o sanzioni, l’innovazione fatica a decollare. Ne sono un esempio i pagamenti multicanale, con più del 72% degli Enti intervistati che ammettono di non aver attivato alcun sistema di pagamento innovativo.

“In Italia circa 60% delle Pubbliche Amministrazioni dichiara di aver sviluppato progetti di innovazione nell’ultimo anno. Dalla nostra ricerca emerge che quando l’intervento di Enti nazionali o regionali contempla l’utilizzo di strumenti normativi coercitivi (law enforcement) l’uniformità e la rapidità di implementazione delle singole misure aumentano (compliance). – spiega Giuliano Noci, Prorettore del Politecnico di Milano e Responsabile Scientifico dell’Osservatorio eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano – Ne è un esempio il traguardo di alcuni degli obiettivi dell’Agenda Digitale Italiana quale quello relativo all’Amministrazione Trasparente, la cui mancata implementazioni avrebbe comportato sanzioni e che risulta già realizzata o in fase di realizzazione per il 79% dei Comuni. Ancora molto lontani da questi livelli di diffusione sono altri sistemi come l’identità digitale, il domicilio digitale, la conferenza dei servizi telematica e i pagamenti elettronici. Anche scegliendo la “via” dell’obbligo di legge, però, molto spesso quelli che si raggiungono sono risultati quasi controproducenti o comunque soluzioni non efficienti per la Pubblica Amministrazioni né adeguate ai bisogni dell’utenza. È il caso dello stessa Amministrazione Trasparente con gli Enti obbligati per legge a diventare trasparenti pubblicando i propri dati per contrastare la corruzione e l’inefficienza: l’89% degli Enti intervistati ha dichiarato di pubblicare i dati in PDF, che non appartiene ai formati aperti e che non consente un facile utilizzo da parte di terzi interessati”.

Altro caso è rappresentato dall’eProcurement, fermo a una trasposizione in digitale del processo tradizionale più che indirizzato verso una vera ricerca di innovazione. Se infatti l’utilizzo di piattaforme di eProcurement per l’acquisto di beni e servizi ICT è una pratica diffusa (82% degli Enti), l’indagine dell’Osservatorio mostra anche come solo il 7% dei potenziali fornitori della PA intervistati ha sperimentato le piattaforme, e queste dichiarano che le criticità maggiori sono proprio relative agli adempimenti burocratici necessari per accreditarsi ai sistemi (60%) e alla documentazione tecnico-amministrativa che è necessario produrre per l’abilitazione alla fornitura di prodotti e servizi (64%). Un’impresa su due afferma inoltre che il passaggio a piattaforme elettroniche non favorisce l’accesso al mercato della Pubblica Amministrazione, in quanto non contribuisce alla semplificazione e alla riduzione dei tempi del processo di vendita. Le piattaforme disponibili oggi sono infatti ritenute strumenti complessi e onerosi da utilizzare per il 48% degli operatori economici.

Se da un lato le aziende riconoscano nel passaggio a piattaforme elettroniche una potenziale occasione per semplificare le procedure e per ampliare i propri canali di vendita, – afferma Michele Benedetti, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio eGovernment – dall’altro l’indagine ha fatto emergere ancora un forte fattore reputazionale, che porta il 40% delle aziende a rinunciare a servire il mondo della Pubblica Amministrazione, poiché caratterizzato da eccessiva burocrazia e tempi di pagamento eccessivamente lunghi”.

Scarsa propensione all’innovazione ed eccessiva burocratizzazione quindi, due fattori da dover migliorare per spingere il Paese verso il futuro.