
E’ recentissima la notizia di un’operazione condotta da FBI ed Europol contro la botnet GameOver Zeus, che ha portato al blocco dei server che gestiscono tra gli altri, il ransomware Cryptolocker, diventato famoso per aver fatto “guadagnare” ai suoi ideatori circa 27 milioni di dollari soltanto nei primi due mesi di attività.
Cosa è un ransomware?
Si tratta di una nuova tipologia di malware: i criminali informatici non puntano più a sottrarre i dati di un’azienda ma si “limitano” a cifrarli, rendendoli illeggibili. All’organizzazione complita arriva poi una vera e propria richiesta di riscatto: se non viene soddisfatta, la chiave di decrittazione viene distrutta, e i dati resteranno per sempre inutilizzabili.
La centralità del dato
“Malware come Cryptolocker sottolineano ulteriormente l’importanza fondamentale che i dati rivestono per un’organizzazione. Sono l’asset fondamentale su cui si basa ogni attività aziendale, e vanno difesi ad ogni costo da eventuali interferenze esterne – spiega David Gubiani, Technical Manager di Check Point Software Technologies Italia – Oggi più che mai, il concetto di perimetro ha perso valore, e quella che deve essere garantita è la protezione ai dati in sé, ovunque essi si trovino, dentro o fuori da un’organizzazione.”
“E’ fondamentale innanzitutto che le organizzazioni implementino le stesse best practice di sicurezza di base consigliate per proteggere i computer da qualsiasi altro tipo di malware. – continua David Gubiani – Assicurarsi che il software anti-virus sia aggiornato con le più recenti signature, verificare parallelamente che il sistema operativo e le relative patch sia aggiornato, installare un firewall sia in entrata che in uscita sul PC di ogni utente, e soprattutto educare gli utenti sulle tecniche di social engineering, specialmente quando si trovano di fronte ad allegati sconosciuti che arrivano nella posta indesiderata.”
L’importanza del sandboxing
Non sempre le soluzioni antivirus convenzionali possono aiutare, perché spesso e volentuieri si trovano di frobnte a variazioni del codice che rendono il malware formalmente inedito. Per difendersi contro i nuovi exploit che non possono essere rilevati dalle soluzioni antivirus convenzionali, una nuova tecnica di sicurezza permette di isolare i file dannosi prima che entrino nella rete in modo che l’infezione accidentale non si verifichi.
Senza incidere sul flusso aziendale, questa tecnologia apre i file sospetti che arrivano via email e controlla il loro contenuto in un ambiente virtualizzato noto come ‘sandbox’. Nella sandbox, il file viene monitorato in tempo reale per registrare qualsiasi comportamento insolito, come ad esempio tentativi di apportare modifiche di registro, azioni o connessioni di rete anomale. Se il comportamento del file risulta essere sospetto o potenzialmente dannoso, questo viene bloccato e messo in quarantena, per prevenire ogni possibile infezione prima che raggiunga la rete – o le caselle di posta degli utenti – azzerando così il rischio che possa causare danni.