Ne abbiamo parlato con Andrea Pietrini, Chairman di YOURGroup e consulente della Sampdoria e del Mogliano Rugby

fondi di investimento e calcio

Nel calcio vanno di moda i fondi di investimento. Un fenomeno in ascesa, dimostrato anche dal recente interessamento dal fondo di Private Equity Bc Partners nei confronti dell’Inter oltre alla spinta di alcuni Club a far entrare la cordata formata da Cvc, Advent e Fsi nella media company di Serie A che garantirebbero circa 1,7 miliardi di euro per il 10% delle azioni, regalando una boccata d’ossigeno alle casse dei club. I fondi di investimento, è bene saperlo, non si limitano ad entrare nella compagine societaria, ma, giustamente, pretendono anche di intervenire nella loro gestione. Per chi si occupa di management non è una novità visto che ormai i casi di aziende partecipate da fondi sono numerosissimi. Ne abbiamo parlato con Andrea Pietrini, Chairman di YOURGroup e con la lunga esperienza di gestione aziendale e anche nel mondo dello sport, tra l’altro, come Consigliere di Amministrazione della Sampdoria Calcio e come consulente e sponsor del Mogliano Rugby 1969 che milita nel massimo campionato italiano:

Partirei dalle motivazioni che stanno spingendo i fondi di investimento verso gli investimenti nel mondo del calcio. La risposta è semplice ed è legata alle potenzialità di crescita del valore che i fondi vedono in alcuni campionati e sport, che evidentemente vengono considerati non ancora maturi rispetto ad altri. Penso, per esempio, alla Premier League e al Basket negli USA o Football americano che sono stati molto bravi nel far esprimere tutte le potenzialità. Questo per quanto riguarda i campionati organizzati. Rispetto invece all’interesse legato ai singoli club, il link è da individuare nelle potenziali occasioni di mercato, visto che in questi tempi, moltissime squadre hanno problemi di liquidità e posizioni debitorie crescenti.  

Da una parte, quindi, realtà sportive con grandi margini di crescita e dall’altra fondi di investimento, la cui liquidità viene messa a disposizione per far crescere le realtà acquisite. Il matrimonio sembra avere basi perfette, tanto più se l’intento delle parti è lo stesso: quello di salvaguardare i club e i campionati e dall’altro poter sfruttare le potenzialità di crescita ancora inespresse. Una sinergia ideale, se non fosse che per farla funzionare bisogna metterci molto impegno e consumare tante energie.

Nella valutazione da fare da parte dei proprietari delle squadre, infatti, c’è da considerare che l’impatto non è semplice, perché le società verranno trasformate per renderle in grado di autofinanziarsi e, se possibile, crescere in marginalità, per poi rivendere le quote entro qualche anno, 5 al massimo e con una plusvalenza.

Facciamo un esempio. La crescita di una società o campionato non deve avvenire per forza solo attraverso un’attività di “conquista” quindi nel caso dello sport con nuovi tifosi, nuovi sponsor, ma può essere facilitata anche da azioni di “saving”, quindi di riduzione dei costi, come compensi dei giocatori e dell’operatività.  

Oggi, è inutile nascondersi, le società sportive hanno pensato più alla qualità dei calciatori che al ritorno dell’investimento e vista la situazione di oggi, anche a causa di un fattore esterno come la pandemia, è necessario cambiare rotta e solo con manager nuovi e risorse fresche è possibile farlo. In questo scenario diventa quindi fondamentale la collaborazione tra le realtà coinvolte, per lavorare verso un unico obiettivo ed è altrettanto importante che le squadre di calcio si dotino di manager con esperienza e competenze in tema di finanza e gestione e non solo di sport, perché solo in questo modo sarà possibile ottenere risultati.