I punteggi peggiori riguardano la gestione di carriere e diversità e il livello degli stipendi medi

Reputazione, l'Italia scivola in fondo alla classifica

Per un breve periodo, a inizio pandemia, l’Italia è stata vista come un esempio da seguire – e la sua reputazione era schizzata alle stelle. Oggi, nel delicato momento della ripartenza, le cose sembrano essere ben diverse. È quanto si evince dall’analisi riportata sull’ultimo numero di Reputation Review, l’unica rivista italiana che studia in modo scientifico la reputazione e il suo valore, svolta dalla testata utilizzando l’algoritmo Reputation Rating, che pesa e misura le dimensioni della reputazione, certificando una serie di parametri oggettivi e soggettivi, attraverso la tecnologia blockchain, incrociando certificati pubblici e ricerche statistiche ufficiali (Bloomberg, Ocse, Oecd, ILO), relativi all’ultimo triennio 2017-2020.

L’Italia è scivolata al 32esimo posto per quanto riguarda la reputazione, sui 35 paesi OCSE monitorati. In particolare, il nostro Paese registra performance negative nella gestione delle carriere, nel livello degli stipendi medi e nella gestione delle diversità.

Secondo Davide Ippolito, curatore della rivista e cofondatore di Reputation Rating, “Sono molti gli esperti economisti che vedono nella sostenibilità la via per la ripresa delle aziende e dell’economia, anche grazie alle opportunità offerte dal Recovery Fund. Abbiamo approfondito il tema con grandi personalità molto attive sul tema, come Leonardo di Caprio, Al Gore e Francesco Rutelli e abbiamo pensato di dedicare la copertina a Stefano Cuzzilla, recentemente rieletto Presidente di Federmanager, tra i più convinti sostenitori della teoria per cui ci sia bisogno di portare una maggior sostenibilità all’interno delle imprese, per il quale non basta fare greenwashing, ovvero avviare progetti di facciata nella speranza di ripulire la propria immagine, ma serve avviare una rivoluzione ai vertici. Questo non solo a chiacchiere ma anche con i fatti, lanciando già da tempo il progetto “BeManager”, un percorso di certificazione per formare dei manager della sostenibilità che siano realmente competenti e aiutino il paese in questa fase di transizione”.

“Le sfide che abbiamo davanti sono complesse e complessive, nel senso che riguardano tutti, in modo universale – ha dichiarato Stefano Cuzzilla, intervistato da Reputation Review. Si vince solo se si capisce che le interconnessioni a cui siamo legati, non sono solo quelle che ci hanno reso fragili in un destino comune di fronte alla pandemia, ma sono soprattutto quelle che ci potranno rendere forti nei prossimi decenni. L’Europa e la sua svolta lo dimostrano. Certamente, la sostenibilità intesa nel senso più ampio del termine è una premessa imprescindibile per qualsiasi programma di azione ed è un pilastro del mio”.

Joe Casini, cofondatore di Zwan e di Reputation Review, ha aggiunto: “In effetti, gli studi condotti dall’Osservatorio 4.Manager negli ultimi 12 mesi mostrano un incremento esponenziale della complessità che manager e imprenditori manifatturieri stanno affrontando sia per gestire le conseguenze delle ripetute ondate epidemiche, sia per immaginare le strategie più adatte ad affrontare la fase post-pandemica”.

D’altra parte, la pandemia ha colpito duramente il settore industriale: il 33% dei manager intervistati dall’Osservatorio definisce “Significativo” l’impatto subito; il 26% “Severo” e il 4% addirittura “Catastrofico” al punto da mettere in discussione la continuità aziendale. Le imprese che in questa fase stanno investendo (circa l’80%) puntano soprattutto su “innovazione” di prodotto/servizio, R&S, dei processi produttivi, di marketing e vendite cui fanno seguito, a distanza ravvicinata, gli investimenti in materia di “sostenibilità” ed economia circolare. Questioni sulle quali l’Italia è ancora molto indietro, al 18esimo posto in Europa per quanto riguarda l’innovazione (28esima a livello mondiale), e con appena il 9,5% delle imprese che fa azioni realizzate per la sostenibilità ambientale e sociale.

All’interno della rivista, in edicola dal 19 aprile 2021, ci sono contributi di approfondimento a cura di importanti personalità del mondo economico e della sostenibilità, come Carlo Mazzi di Prada, Andrea Montuschi di Great Place to work, Francesco Costa, Lara Botta E Carlo La Rotonda Direttore di Retimpresa Confindustria.