La scarsa connessione con gli ecosistemi degli altri Paesi e la mancanza di riconoscimenti e reputazione ostacolano gli investimenti in startup italiane.

startup italiane

TechChill ha sondato il sentiment di diversi investitori, VC e Business Angels attivi in Europa in merito all’ecosistema delle startup italiane, con l’obiettivo di conoscere la loro opinione sullo stato attuale e sul potenziale futuro della scena tecnologica italiana.

Secondo l’indagine di TechChill, per più della metà degli intervistati entrare in contatto con talenti istruiti e motivati è uno dei principali vantaggi nello scommettere in una startup italiana. L’ostacolo maggiore invece è l’aspetto burocratico, ma si sottolinea anche una disconnessione dagli ecosistemi esteri come freno allo sviluppo del panorama tech del nostro Paese.

La gran parte degli intervistati è aperta a investire in startup italiane se si presentasse un’opportunità adatta al proprio portafoglio, e un terzo di loro ha già supportato la crescita di almeno una startup italiana. Più della metà, il 52,4%, ha indicato che è molto probabile che lo faccia, mentre il 38,1% dichiara che è probabile che investa.

Quindi cosa frena gli investimenti dei Venture Capital stranieri in Italia? Sicuramente la burocrazia, che compare in quasi la metà delle risposte come l’ostacolo maggiore, ma anche un ecosistema poco sviluppato, con investitori che sottolineano la disconnessione dagli ecosistemi degli altri Paesi e la relativa mancanza di riconoscimenti e di reputazione come freno allo sviluppo del comparto tech in Italia.

Soffermandosi sui settori in cui operano le startup emergono come più interessanti Climate Tech (47,6%) e SaaS Software as a Service (47,6%), indicati come i verticali con il maggior potenziale in Italia dalla metà degli investitori, con Deeptech (33,3%) e Fintech (28,6%) a seguire.

Ma l’aspetto che distingue maggiormente le startup italiane agli occhi degli investitori di tutta Europa è il talento. In più della metà delle risposte, entrare in contatto con talenti ben formati, motivati e competenti è stato indicato come uno dei principali vantaggi nell’investire in una startup italiana. Anche i costi contenuti, l’esperienza con prodotti di alta gamma e la cultura delle PMI italiane sono stati indicati come plus nello scommettere in una realtà italiana.

Gli investitori ritengono inoltre che la scena italiana delle startup rimarrà stabile fino alla fine del 2022, con il 38,1% che prevede un moderato aumento delle valutazioni, il 42,9% che rimarranno stabili, mentre il 19% si aspetta una moderata diminuzione. Una prospettiva generalmente positiva nell’attuale situazione di volatilità globale.

La nostra indagine evidenzia la disponibilità degli investitori stranieri a investire in Italia, ma anche l’apprezzamento per i talenti locali. Si sottolinea, inoltre, come VC e Business Angels siano disincantati dallo stato attuale dell’ecosistema italiano e in attesa di storie di successo che possano diventare trainanti anche in altri Paesi, oltre che a non essere disposti a impegnarsi nel laborioso compito di sviluppare startup da zero. In primis, è un’attività che hanno già portato avanti altrove e, in secondo luogo, perché lotterebbero controcorrente in un contesto socio-economico che percepiscono come poco strutturato e spesso troppo burocratico”, dichiara Annija Mezgaile, CEO di TechChill.

Ciò che emerge dal sentiment degli investitori intervistati è la forte pressione sui singoli founder. Spetta a loro elevare la scena delle startup italiane a livello globale e spesso si trovano a farlo con minore sostegno e attenzione rispetto a quello di cui godono altri Paesi”, afferma Andrea Orlando, Presidente del Board di TechChill Milano. “L’Italia deve poter continuare a lavorare sul proprio ecosistema: più acceleratori, fondi, sinergie, eventi. L’obiettivo di qualsiasi realtà nascente è quello di creare un ambiente in cui i meccanismi di innovazione dal basso verso l’alto accelerino le idee fino a farle diventare realtà, e in Italia manca proprio questo. Ci auguriamo, con TechChill Milano, di aver creato un ponte tra l’ecosistema italiano e quello globale destinato a consolidarsi”.