Andrea Lambiase di Axitea descrive come i security provider devono approcciarsi alle nuove tendenze imposte dalla digitalizzazione.

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La cybersecurity oggi è una priorità per tutti. In un mondo che si è fatto più digitale, con un processo accelerato ulteriormente dalla pandemia, garantire sicurezza e protezione di propri sistemi, non solamente informatici, ma anche produttivi, gestionali e organizzativi, è diventato un aspetto fondamentale. Aziende e organizzazioni di ogni settore e dimensione hanno dovuto fare i conti con uno scenario in rapida evoluzione, che ha visto ogni singolo processo chiamato ad accogliere una componente tecnologica sempre più marcata. Questo non ha cambiato solo il modo di operare delle aziende, ma ha amplificato il ruolo dei fornitori di cybersecurity, chiamati a supportare realtà sempre più dinamiche e distribuite.
Con la distribuzione del business, e la parallela scomparsa di ogni perimetro, anche i security provider hanno dovuto ripensare il loro approccio e la loro presenza, adattandosi di fatto alle tendenze imposte dalla digitalizzazione.

Eppure, se i decisori dimostrano una sensibilità diversa rispetto al passato, le sfide che si presentano nell’immediato futuro rimangono complesse, coinvolgendo la capacità di aziende e organizzazioni di modificare processi, tecnologie, cultura, modi di vedere e concepire la sicurezza consolidati e stabili negli anni.

La ricollocazione dell’intelligenza in termini di elaborazione dei dati dal centro verso la periferia (cd. distributed technology); l’ibridizzazione degli ambienti (cloud, container, bare metal); la promiscuità sempre più stretta tra utilizzo privato e aziendale di ambienti, apparati e reti determinata dal lavoro remoto, con conseguente estensione della superficie di attacco per i cybercriminali richiedono risposte innovative e strutturate e, soprattutto se si è un’azienda di dimensioni medio-piccole, l’outsourcing di servizi e soluzioni può rappresentare un’ottima soluzione.

La devoluzione esterna della gestione della sicurezza cyber in termini di selezione e implementazione di prodotti, progettazione e realizzazione di soluzioni e servizi di monitoraggio evoluto, detection e contrasto di attacchi, ma anche la selezione di partner affidabili in grado di garantire il know-how, la specializzazione, la rete di relazioni, l’esperienza e la compresenza delle molteplici professionalità costituiscono aspetti cruciali.

Da endpoint & network security a micro-segmentazione e IAG

La proliferazione degli accessi ai sistemi aziendali e il ricorso sempre più frequente ad ambienti ibridi hanno spostato drammaticamente il peso della sicurezza informatica dall’interno all’esterno del perimetro tradizionale delle aziende, con un cambio di focus che deve riflettersi anche nei security provider.

Protezione di tutti gli apparati a disposizione degli utenti (comprese le piattaforme di collaboration e i device privati o a uso promiscuo) e della connettività necessaria al funzionamento dell’infrastruttura, con soluzioni avanzate sia di automated detection & response che di MDR e di network security, gestite da professionisti in grado di agire in tempo reale: sono questi i primi requisiti a cui integrare un approccio zero trust attraverso la microsegmentazione di applicazioni, reti e workload aziendali, abilitando gli utenti ad accedere esclusivamente alle risorse necessarie all’interno di determinati perimetri, e attraverso soluzioni di Identity & Access Governance volte a implementare una strategia di governo delle abilitazioni efficiente. Ma le esigenze non si fermano qui.

Correlazione inclusiva: molto più di un semplice monitoraggio

Se gli impianti di protezione sono importanti, altrettanto lo sono le pratiche di monitoraggio e, anche in questo caso, richiedono un’evoluzione. Gli ambienti digitali delle aziende odierne, complessi, ibridi e integrati, ma molto differenti tra di loro, necessitano di SOC, SIEM (le piattaforme di correlazione di eventi e generazione di allarmi) e professionisti che sappiano correlare, analizzare e gestire log ed eventi generati da tutti questi ambienti contemporaneamente. La nuova frontiera sta nell’identificare relazioni incrociate tra eventi generati nei diversi ambienti per prevenire o contrastare efficacemente attacchi a diffusione e impatto trasversali.

Next Generation VA & Patching

Anche nel campo del Patching e dei Vulnerability Assessment le frequenze ritenute accettabili dai principali standard del settore cei security provider (es. i canonici sei mesi di intervallo tra due Vulnerability Assessment) potrebbero non essere efficaci per contrastare le nuove tipologie di cyberattack basate su scanning e analisi continuativi.

E proprio per questo l’approccio strategico funzionale alla mitigazione di questi rischi da parte di un service provider dovrà basarsi su due specifici pillar: in primis la continua scansione delle vulnerabilità esistenti, ma anche la centralizzazione e l’automazione dei processi di patching.

Formazione, sempre e comunque

Infine, la battaglia per la cybersecurity richiede l’apporto di chi può fare la differenza maggiore nella riuscita o meno di un attacco: le persone.

In molteplici contesti, la formazione ai dipendenti deve essere specializzata e sapersi adattare alle necessità più importanti per gli utenti – dalle modalità di filtraggio delle mail – riconoscendo quelle sospette e agendo di conseguenza, all’utilizzo sicuro delle piattaforme e dei device aziendali e personali, attuando pratiche di Cyber Hygiene.

Un security provider non può prescindere dalle persone e, in quest’ottica, può e deve essere l’insegnante migliore.

Di Andrea Lambiase, Head of Management Consulting | Data Protection Officer Axitea