Un algoritmo progettato tra Torino, Roma e Boston crea fragranze uniche a partire dai dati in rete

Me Myscent

Chi ancora pensa che il web sia intangibile si prepari a cambiare idea: i big data – l’identità digitale di aziende, enti e persone – possono trasformarsi in un profumo. Unico, potente, evocativo e irripetibile. Dopo un anno di lavoro oggi il primo profumo digitale è diventato realtà. Si chiama Me, Myscent ed è il risultato di un lungo lavoro di ricerca creato analizzando tutto ciò che esiste online dell’artista Michele Tiberio: Instagram, Facebook, foto, messaggi privati, like, pagine visitate…

Grazie ad un algoritmo creato da Diletta Tonatto – direttrice artistica e AD della storica Maison Tonatto Profumi e Dottoressa in Sociologia dell’Olfatto presso University College Cork in Irlanda – in collaborazione con Alan Advantage, società di consulenza tecnologica con sede a Roma e Boston, è possibile trasformare ogni “identità virtuale” in un profumo, unico e personalissimo.

“Ogni volta che usiamo lo smartphone o accediamo ad internet – dichiara Diletta Tonattoriveliamo qualcosa di noi. La quantità di dati che viene creata e immagazzinata a livello globale è enorme. Ma cosa significa questo per le aziende e le organizzazioni? E per le persone fisiche? In quali modi si può fare uso delle informazioni grezze che transitano ogni giorno sul web. Grazie all’algoritmo la traccia digitale si trasforma in traccia olfattiva. L’algoritmo processa 5 tratti principali e 7 valori secondari. Analizzando risultati e valori e incrociandoli tra loro, è possibile associare ad ogni tratto di personalità una precisa essenza. Le varie note olfattive, miscelate nelle percentuali calcolate dall’algoritmo, danno vita ad un profumo unico. Il primo profumo estratto dai big data e dai digital data.”

Me, Myscent è un’opera scultorea composta da due parti, un libro e un profumo, realizzata da Michele Tiberio e Diletta Tonatto ed in mostra in questi giorni presso RE:HUMANISM Art Prize (17 aprile – 11 marzo, spazio AlbumArte, Roma), l’esposizione collettiva dedicata al rapporto tra arte ed intelligenza artificiale.

Nel profumo l’introversione di Michele si associa a note orientali e sintetiche, il lato dandy ed edonista corrisponde ad un accordo di tabacco, vetiver e whisky mentre la parte femminile si realizza nel gelsomino. Una fragranza a tratti moderna a tratti ancestrale. Forte infatti la presenza dalle note di origine animale (ambra, muschio, castoro) preferite dai millennials che enfatizza la coesistenza e l’unicità dell’esserci. Noi siamo inevitabilmente anche il passato, non solo soggettivo ma generazionale. I sensi non dimenticano la storia, o almeno non l’olfatto. Il risultato è un profumo fiorito, speziato, verde e antico al tempo stesso.

Un provocatorio esercizio di riappropriazione dell’identità che apre tanti interrogativi: qual è il confine tra pubblico e privato? Quanto possiamo riconoscerci nella nostra identità digitale? E nel suo profumo? Sfruttando il potere enorme e spesso poco conosciuto dell’olfatto, Diletta Tonatto apre una finestra sul futuro, sulle sue possibili evoluzioni e sul significato di identità nell’era del web.