Essere presenti in un marketplace richiede anche un investimento di know how professionale e tecnologico per raggiungere un pubblico più vasto.

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Solo in Italia gli acquisti online valgono oltre 30 miliardi di euro e l’ecommerce conta quasi 30 milioni di consumatori di cui 3,2 milioni sono nuovi consumatori digitali che si sono affacciati al commercio sul web per la prima volta durante la pandemia. Ma se del boom dell’ecommerce molto si è detto, il dato più interessante è che a crescere in maniera esponenziale sono stati i marketplace che hanno toccato il +80%. Oggi, nel mondo, il 47% del totale delle vendite online avviene proprio su questa tipologia di store.

Le ultime statistiche ci dicono che 1 consumatore su 2 quando deve compiere un acquisto in rete inizia le sue ricerche direttamente su Amazon”, racconta Jennifer Puzzo, Head of Client Service di Kooomo, la piattaforma che aiuta le aziende a vendere di più e a internazionalizzare online.

Amazon, Zalando, Ebay, Privalia, Farfetch sono tra i più famosi, ma esistono migliaia di marketplace in tutto il mondo, solo Kooomo lavora con oltre 4000 siti multibrand per garantire ai propri clienti una presenza capillare online.
Essere presenti sui principali marketplace – continua l’esperta – non è una scelta ma un’esigenza che risponde a un cambiamento di approccio del cliente nei confronti degli acquisti online. L’esigenza che arriva dai consumatori è che l’esperienza sia sempre più fluida e intuitiva e in questo contesto presidiare tutti i canali diventa parte integrante dello sviluppo aziendale di un brand. Gli utenti scelgono i marketplace per aver accesso a una vasta gamma di prodotti diversi “, aggiunge Jennifer Puzzo, “per trovare sconti e attività promozionali e per la semplicità di spedizioni e resi”.

E le aziende? “Questo genere di store online garantisce ai brand un pubblico potenzialmente più vasto, favorisce l’internazionalizzazione perché aumenta la presenza sui mercati esteri, permette di intercettare una domanda latente e di conseguenza di aumentare le vendite”, aggiungono da Kooomo.

Non dimentichiamo però che essere presenti su un marketplace richiede anche un investimento di know how professionale e tecnologico. Dalle descrizioni del prodotto alle questioni logistiche fino all’integrazione con i magazzini, dal pricing alla tutela del valore del prodotto fino alla reportistica: performare su questi portali di vendita digitale richiede conoscenze e competenze specifiche.

Stiamo assistendo alla nascita di nuove professionalità, di veri specialisti e sempre più spesso i brand scelgono di affidarsi a facilitatori che conoscono le logiche dei marketplace e hanno le competenze per guidare l’azienda in questi contesti”, aggiunge Jennifer Puzzo.

Quali sono i servizi più richiesti che aiutano le aziende a vendere sui marketplace? Jennifer Puzzo non ha dubbi: “Innanzitutto orientarsi fra i diversi marketplace dei singoli continenti e scegliere quelli più adatti alla propria strategia di internazionalizzazione, poi la pianificazione delle strategie di pricing e assortimento, infine il supporto per il lancio di nuovi prodotti con advertising e offerte promozionali ad hoc”.