Gli italiani sono convinti che il Made in Italy manterrà la propria leadership anche tra 10 anni, purché continui a innovare in tecnologia, customer experience e modelli di business

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L’Innovation Summit 2017, l’evento promosso da Deloitte per affrontare i numerosi temi legati all’impatto dell’innovazione sul tessuto economico e sociale del Paese, quest’anno, è stata dedicata al ruolo dell’innovazione per 3 settori chiave del sistema-Paese: fashion, automotive e turismo.

Nell’indagine proposta da Deloitte che ha aperto i lavori, sono emersi dati particolarmente interessanti e significativi. 

Ma gli Italiani (e gli Europei) quanto ne sanno di innovazione?

Prima di entrare nel merito della questione, va detto che gli Italiani hanno ben chiaro quale è il peso di settori come la moda, il turismo e l’automotive. Per esempio, secondo i nostri connazionali, siamo al 1° posto per la moda, mentre gli europei ci attribuiscono il 2° posto dopo la Francia. Nel turismo, poi, sia gli Italiani, sia gli Europei, riconoscono all’Italia il primato assoluto. Infine, nell’automotive, l’Italia, per gli stessi italiani è al 3° posto, mentre per gli stranieri è la Germania a dominare.

Solo il 33% degli Italiani ritiene che l’Italia, nella moda, abbia rallentato il passo negli ultimi 10 anni (vs il 18% resto d’Europa). Per il turismo il dato è il 36% (vs il 20% degli europei). Mentre per il settore automobilistico si sale al 51% (vs il 38% degli europei).deloitte

L’innovazione però può cambiare tutto

L’innovazione ha avuto un impatto radicale in questi tre settori: ne sono convinti 9 italiani su 10 e quasi l’unanimità dei titolari di punti vendita. Oggi gli italiani comprano online quello che indossano (75%), si fidano delle recensioni (72%) e viaggiano low cost (74%). Social media e blogger sono i veri nuovi ‘influencer’ (a discapito della stampa e dei negozianti stessi, che hanno perso peso in tutti tre i settori). Poi, tutti, o quasi (79%), hanno sentito parlare di automobili che si guidano da sole!

In futuro questo trend crescerà: ci sono buone premesse per pensare che saranno in molti a provare i vestiti direttamente da casa, seduti sul proprio divano (il 40% di chi sa cos’è un camerino virtuale – a oggi il 42% degli italiani – lo utilizzerebbe infatti per i propri acquisti); è logico domandarsi se l’auto sarà ancora una necessità (servizi come il car pooling e il car sharing sono visti di buon occhio, oggi, rispettivamente già dal 59% e dal 66% degli italiani); è sensato aspettarsi un calo nel posizionamento di hotel e catene alberghiere (già oggi più di 1 italiano su 2, tra chi conosce servizi come Airbnb o similari, utilizza/utilizzerebbe questi ultimi per i propri viaggi o vacanze). Infine, in tutti tre i settori, si prospettano nuvole all’orizzonte per i punti vendita e sono proprio loro – gli esercenti – i primi a esserne convinti. In particolare, per i titolari di agenzie viaggi, da qui a 10 anni, meno di 1 italiano su 10 si recherà da loro per acquistare una vacanza; la prospettiva di negozianti e concessionari auto è leggermente più ottimista ma comunque drastica: fatto 100 il totale degli acquisti, secondo loro, solo il 30% avverrà ancora nel negozio fisico! 

Made in Italy ancora leader nel futuro, purché si innovi!

Oggi, nella moda, il nostro Paese siede sul podio delle eccellenze per il 93% dei nostri connazionali, ben il 77% conferma la propria convinzione anche rispetto ai prossimi 10 anni. Anche per Turismo e Automotive gli italiani sono positivi, purché il nostro Paese continui a investire e investa sempre più in innovazione.

A tal proposito solo 1 italiano su 10 pensa, infatti, che il livello di innovazione del nostro Paese sia superiore a quanto emerge nel panorama internazionale (dato costante rispetto all’analoga rilevazione 2016), mentre ben 1 italiano su 2 pensa che sia inferiore. Per il 60% delle opinioni, tale gap è dovuto alla maggiore necessità di investimenti pubblici. Chi può fungere quindi da innovatore? Gli italiani credono che il ruolo spetti a un sistema composto da Università e centri di ricerca; Aziende; Istituzioni pubbliche e Governo; Capitale umano. 

Perché innovare è così importante? Cosa accade nel resto del mondo

La centralità dell’innovazione in questi settori di eccellenza dichiarata dai cittadini e dagli operatori è effettivamente dimostrata da alcuni casi nel contesto internazionale. Infatti, dall’analisi Deloitte a livello globale emerge una linea comune: valorizzare le eccellenze tramite l’innovazione non solamente crea un vantaggio competitivo per il singolo settore di punta, ma rafforza la posizione di leadership dell’intero comparto e del sistema-Paese nel suo complesso. Ma come? I casi analizzati hanno dimostrato come la valorizzazione della propria eccellenza passi attraverso la creazione di un circolo virtuoso composto da alcuni elementi di base, sempre presenti: capitale umano, investimenti provati e sostegno dal settore pubblico. In altre parole, prendono vita veri e propri distretti innovativi, capaci di generare risultati tangibili – non solo economici e tecnici ma anche sociali – e in grado di favorire lo sviluppo economico dell’intero Paese.

Enrico Ciai, CEO di Deloitte Italia ha affermato: “L’innovazione rappresenta per Deloitte il fondamento della sua strategia di crescita con un approccio distintivo e unico sul mercato. Grazie infatti a team dedicati esclusivamente allo sviluppo della cultura e dell’ecosistema dell’innovazione, Deloitte è in grado di mettere in campo un vasto spettro di servizi, nonché metodologie e know-how specializzato. Viviamo e ci confrontiamo con realtà e mercati che hanno nel cambiamento innovativo la loro cifra identitaria”.