Secondo un’analisi di Coverflex sono quattro i fattori principali che spingono l’interesse delle imprese verso i benefit aziendali.

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Coverflex, startup di welfare presente in Italia e in Portogallo, presenta i risultati di Google Trends relativi all’interesse delle aziende nei confronti dei benefit aziendali.

L’interesse nei confronti del welfare aziendale è cresciuto del 75% nell’ultimo triennio, tra le prime 20 settimane del 2020 e lo stesso periodo del 2023. Inoltre, stando agli stessi dati, l’aumento è del 30% se si considera lo stesso l’intervallo tra 2022 e 2023. Il picco massimo è stato raggiunto nel quarto trimestre del 2022, che ha visto un +70% di richieste di benefit aziendali rispetto al primo. Infine, tenendo conto dell’emanazione del recente decreto lavoro, anche le ricerche sui fringe benefit hanno registrato un incremento dell’813% tra la settimana in cui è stato annunciato nel 2023 e la stessa nello scorso anno.

Benefit aziendali: cosa spinge questo interesse?

Secondo gli esperti, sono quattro i principali driver di questo cambiamento, che hanno contribuito a trasformare il welfare da un plus a una vera e propria esigenza e ne hanno sottolineato il ruolo economico oltre che sociale.

  1. Il biennio di pandemia, oltre ad aver completamente stravolto le abitudini e portato a galla alcune necessità che fino a quel momento giacevano nel sottosuolo delle organizzazioni, ha acceso i riflettori sull’importanza della salute mentale e fisica delle persone che fanno parte di una realtà, a prescindere dal loro inquadramento e ruolo, e su una rinnovata attenzione al benessere e alla tutela di un equilibrio tra lavoro e vita privata;
  2. I rincari sui prezzi dell’energia prima e l’inflazione poi hanno notevolmente influito sulle possibilità di acquisto delle famiglie o del singolo e quindi reso evidente come l’introduzione (o il perfezionamento) delle pratiche di benefit aziendali non sia più un tema accessorio, bensì svolga un ruolo economico e sociale che può fare la differenza in fase di attrazione e fidelizzazione dei talenti;
  3. A tal proposito, centrale è il tema delle dimissioni volontarie e della necessità di tante imprese di fare tutto il possibile per trattenere i migliori talenti, oltre che attrarne di nuovi, insieme alle difficoltà nel trovare figure adatte e che rispondano alle esigenze di business. Secondo Randstad, quasi la metà delle Risorse Umane, infatti, ritiene che la carenza di profili in linea e il fenomeno delle grandi dimissioni siano i problemi principali delle imprese odierne, a cui è necessario far fronte con salari adeguati, un carico di lavoro che permetta alle persone di ritagliarsi uno spazio per la propria vita privata e familiare e una proposta di welfare che sappia rispondere alle diverse necessità;
  4. Infine, le recenti normative in materia, che hanno favorito l’introduzione di piani benefit aziendali: la Legge di Bilancio del 2020, che ha modificato la tassazione sui buoni pasto e rimodulato quella relativa ai veicoli aziendali concessi ai dipendenti (con il Decreto Legge Agosto, la soglia di esenzione fiscale dei fringe benefit passa da 258,23€ a 516,46€ euro annui e vengono facilitate politiche aziendali e di welfare a tutela della salute dei dipendenti, sempre in risposta alla pandemia da Covid-19); inoltre, nel 2022 la soglia di deducibilità dei fringe benefit sale a 600€ e il loro campo d’azione viene allargato alle somme erogate o rimborsate ai dipendenti dai datori di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche. Nell’ultima parte dell’anno, il Decreto Aiuti-quater innalza nuovamente questa soglia fino a 3.000€ per il 2022; infine, il Decreto Lavoro n. 48 del 2023 riporta la soglia massima di esenzione dei fringe benefit a 3.000€, ma questa volta l’agevolazione spetta solo ai dipendenti con figli a carico.

Considerazioni finali

benefit-aziendali“Quando si parla di welfare aziendale bisogna tenere a mente prima di tutto una cosa: si sta parlando di iniziative a supporto di persone, prima che di dipendenti o manager, che in quanto tali hanno necessità e preferenze di cui le imprese non possono più non farsi carico, se intendono essere competitive e trattenere le loro migliori risorse”, commenta Chiara Bassi, Country Manager Italia di Coverflex. “Inoltre, bisogna essere al passo coi tempi: pretendere di applicare oggi, con tutto ciò che è accaduto nell’ultimo periodo, modelli che funzionavano 5, 10 o 20 anni fa non solo è anacronistico, ma può risultare anche controproducente, perché oggi il benefit non è più inteso come uno status ma come un servizio, che deve poter essere veramente fruibile e avere un impatto concreto sulla quotidianità di chi ne beneficia. Per quanto riguarda il futuro, grazie alla rinnovata consapevolezza di aziende e dipendenti, e con il sostegno di politiche che continuano a incentivare l’utilizzo del welfare aziendale in imprese di diversa dimensione, ci aspettiamo un’ulteriore crescita del settore. I benefit aziendali dovranno inoltre essere sempre più flessibili per riuscire a rispondere alle esigenze del singolo ed essere percepiti come un vero e proprio valore aggiunto”.