Dopo l’attacco venerdì scorso, solo lunedì i porti hanno ripreso le operazioni, dando il via all’uscita di circa 5.000 container dai quattro porti nella sola giornata di ieri

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Foto di Freddy da Pixabay

Alcuni dei principali porti australiani sono andati in tilt a causa di un attacco hacker la scorsa settimana. Le operazioni presso i terminal container di DP World Australia, società che gestisce il traffico portuale nel Paese, a Melbourne, Sydney, Brisbane e Perth sono rimaste bloccate a causa della mancanza della connessione internet, tolta per impedire accessi non autorizzati alla rete. Fino a ieri è stato impossibile scaricare materiali dalle navi e permettere il lavoro dei camion, che non potevano più entrare nè uscire dal porto

La notizia dell’attacco, che è partito venerdì, è stata data dal Ministro dell’Interno e della Cybersecurity Clare O’Neil e da subito i tecnici si sono mobilitati per cercare di tornare alla piena operatività il più rapidamente possibile, lavorando per ristabilire la situazione in piena sicurezza.

La polizia federale australiana ha da subito aperto un’inchiesta ma al momento non si sono ancora trovati i responsabili dell’attacco. Il governo australiano intanto ha da subito convocato diverse riunioni di crisi, anche alla luce del fatto che come dai porti merci del Paese transita circa il 40% del traffico di import-export dell’Australia. La BBC ha sottolineato che, fortunatamente, l’interruzione non ha influito sulla fornitura dei beni primari nei supermercati della nazione.

Solo lunedì i porti hanno ripreso le operazioni alle 9.00 ora locale, dando il via all’uscita di circa 5.000 container dai quattro porti nella sola giornata di ieri.

“La ripresa delle operazioni portuali non significa che l’incidente sia concluso – viene evidenziato in una nota emessa da DP World Australia -. Le nostre attività di indagine sono ancora in corso, così come il lavoro di bonifica, che proseguirà per qualche tempo”.

Questo caso, solo il più recente in ordine di tempo, sottolinea come oggi il cybercrime abbia a disposizione strumenti innovativi per colpire cittadini, aziende ed anche infrastrutture critiche da cui dipende la vita delle nazioni. Motivo per cui gli Stati non devono abbassare mai la guardia ma devono continuare a introdurre soluzioni tecnologiche all’avanguardia insieme ad una corretta educazione e pratiche moderne di cyber hygene, come consigliano di esperti di Bike Communication.

Ricordiamo che l’Italia è uno dei Paesi maggiormente attaccati dai criminali informatici: la nuova edizione del Rapporto Clusit, rilasciata pochi giorni fa, parla di un’impennata di attacchi nel nostro Paese nei primi sei mesi del 2023, con una crescita del 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’Italia si muove in controtendenza rispetto agli altri Paesi a livello globale, dove invece si è assistito a un rallentamento della crescita degli attacchi (11% rispetto al 21% del 2022, poco sopra alla tendenza anno su anno registrata negli ultimi cinque anni).