Secondo una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea la piattaforma non è un intermediario immobiliare ma un servizio della società dell’informazione

Airbnb chiede un ente europeo che regoli i servizi digitali

Chris Lehane, Senior Vice President of Global Policy & Communications di Airbnb, ha recentemente inviato una lettera alle istituzioni europee e agli amministratori locali chiedendo di prevedere, all’interno delle riforme del Digital Services Act in discussione a Bruxelles, l’istituzione di un ente regolatore europeo capace di dare un indirizzo concreto ai servizi digitali. È quanto richiede.

Airbnb ritiene che un organo di controllo comunitario possa guidare le azioni delle piattaforme digitali e la loro crescita nel rispetto delle regole, supportando lo sviluppo di norme costruttive a tutti i livelli. Contribuirebbe inoltre a garantire un approccio meno frammentato e più coerente alle normative in tutta Europa, e potrebbe svolgere un ruolo di mediazione nei colloqui tra i diversi stakeholder – rappresentanti del governo, delle istituzioni locali e dell’industria – soprattutto nei casi in cui la strada giusta per lo sviluppo di norme e regolamenti non sia ancora chiara o sia contestata.

La sentenza in Francia e il contesto italiano

La richiesta di Airbnb è in linea con il pronunciamento del mese scorso della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che si è espressa in merito a un ricorso presentato in Francia dall’Associazione locale per il turismo (Ahtop) e in cui veniva contestato ad Airbnb l’esercizio di attività di agente immobiliare senza essere titolare della licenza per la professione. In quell’occasione, la Corte Ue ha rigettato il ricorso, sostenendo che Airbnb non possa essere assimilata a un’agenzia immobiliare in quanto la piattaforma rappresenta un servizio della società dell’informazione​.

L’importanza del riconoscere Airbnb nella categoria della società dell’informazione e non come intermediario immobiliare è anche uno dei punti alla base dei dubbi di legittimità che l’azienda ha espresso alle istituzioni italiane rispetto alle richieste del Dl 50/2017, e che sono attualmente all’analisi proprio della Corte di Giustizia Europea.

“Negli ultimi anni – afferma Chris Lehanei governi hanno aggiornato le loro regole, e piattaforme come Airbnb hanno sviluppato nuovi modi di collaborare. Ma questo viaggio è stato lungo, talvolta caotico. Proprio perché il Digital Services Act proposto sia utile per tutti gli stakeholder e i benefici di un mercato unico digitale solido siano tali per tutti, puntiamo ad instaurare una collaborazione efficace con tutte le parti ed auspichiamo la nascita di un unico ente che supervisioni i servizi digitali a livello europeo.”

La lettera alle città europee

La proposta di un organo regolatore UE si inserisce in una più ampia comunicazione agli amministratori delle diverse città europee in cui si è ribadito l’impegno dell’azienda ad essere partner affidabile delle amministrazioni pubbliche.

In particolare, la piattaforma anticipa nella lettera che annuncerà a breve una partnership per fornire alle città dati pubblici e indipendenti riguardo la presenza e l’impatto degli affitti a breve termine in Europa, al fine di offrire ai governi di tutti i liveli informazioni utili alla definizione di regole efficaci.

Nel testo inviato alle istituzioni si conferma inoltre la volontà di supportare le amministrazioni nella raccolta automatizzata della tassa di soggiorno​: una collaborazione, questa, che genera importanti benefici in Europa e che nelle prime settimane di quest’anno ha consentito di riversare solo in Italia e Francia più di 80 milioni di euro di tasse di soggiorno relative al 2019.