Conti correnti vuoti e miliardi di euro in circolo, si diffonde il corporate barter, un nuovo baratto che coinvolge le aziende italiane

In tempo di crisi anche per le imprese sono arrivati prodotti finanziari come carte di credito o depositi estremamente convenienti. I titolari d’azienda si rivolgono quindi al web per mettere i conti di IWBank a confronto con quelli di Fineco o Intesa San Paolo e scegliere, infine, tra le migliori offerte i servizi più adatti a una gestione business del denaro.

La maggior parte delle ditte italiane è dotata, quindi, di un conto corrente o un conto deposito attraverso cui operare con transazioni, versamenti e spostamenti monetari. Molti di questi, però, sono vuoti e registrano uno zero periodico al saldo conto. I miliardi di euro in circolo sul mercato sono perciò frutto di un meccanismo come il corporate barter, il nuovo baratto in diffusione tra le aziende italiane.

In senso proprio, infatti, il corporate barter è un sistema di compravendita in compensazione che ripropone la vecchia usanza dello scambio senza uso di denaro. Con il nuovo baratto le aziende mettono a disposizione prodotti e servizi in cambio di controvalori equivalenti, come si faceva in passato, senza però che il rapporto di permuta debba necessariamente essere bilaterale e contemporaneo.

I vantaggi di questo metodo sono molti e incidono soprattutto sui capitali ridotti della piccola e media impresa. L’abbattimento dei costi, per esempio, è una delle caratteristiche fondamentali e più apprezzate del nuovo baratto, insieme alla possibilità di espandere la propria rete di contatti aziendali e alla apertura di un credito alternativo che permette di sottrarsi alla dittatura del denaro e degli istituti di credito.

Secondo Paolo Tintori, responsabile tecnico-amministrativo della rete di scambio Quinc, il nuovo baratto è un sostegno per le imprese escluse dai finanziamenti, nonché uno stimolo concreto per il mercato B2B schiacciato, ad oggi, dalla crisi. Il barter, dunque, è uno “strumento molto importante per andare a recuperare tutti quei servizi che la crisi sta rendendo non più utilizzabili. E per mantenere in loco la ricchezza”.

Proprio grazie a reti come Quinc, il fenomeno del nuovo baratto, già diffuso nei paesi esteri di maggior tradizione collaborativa, inizia ad attecchire anche nella penisola, sebben con un’impronta ben più provinciale. All’avanguardia in questo senso la regione Lombardia, che registra un giro di 1,8 miliardi di euro e 60mila imprese attive con il corporate barter. Lungi dall’esser scomparsa, dunque, la pratica dello scambio, seppur vecchia come il mondo e ancora non del tutto convincente, incuriosisce sempre più e sempre nuovi operatori del settore.