Secondo il direttore generale della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate il bancario passa da tipico lavoro impiegatizio a professionista proattivo orientato a fornire una consulenza qualificata cliente

Fare il bancario oggi non significa più sedersi dietro una scrivania o uno sportello in attesa di fare operazioni richieste dal cliente: oggi il lavoro del bancario deve essere una professione proattiva orientata a fornire un servizio consulenziale altamente qualificato per dare un sostegno effettivo all’economia reale del territorio, ossia a famiglie e imprese. È questo quanto dichiarato dal direttore della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate Luca Barni, chiamato ad affrontare il tema del rapporto tra bene comune e banca durante l’incontro dal titolo “Un’impresa possibile. Conversazioni sul lavoro con Massimo Folador” tenutosi lunedì 23 marzo nell’auditorium della Fondazione San Giacomo a Busto Arsizio.

Luca BarniLa trasformazione in chiave schiettamente aziendalistica del lavoro bancario passa di necessità da una valorizzazione delle risorse umane presenti: «All’interno abbiamo sostituito il termine banca con quello di azienda, a sottolineare il diverso approccio che devono avere verso il lavoro i nostri collaboratori – ha spiegato Barni – È fondamentale, per trasformare la natura di questo lavoro, puntare sulle persone, sullo sviluppo dei talenti, sulla loro valorizzazione e professionalizzazione. Soltanto coinvolgendo i collaboratori tramite i responsabili di progetto si arriva a elevare il benessere sul luogo di lavoro, la realizzazione personale, quindi a influire in maniera decisiva sui servizi erogati al cliente. Questo, nel nostro caso, quello di una banca-azienda locale orientata all’economia reale, si traduce sempre più in un’attività consulenziale: la banca non è più soltanto un salvadanaio per i risparmi ma, ad esempio, un luogo dove si decide con il cliente come investire al meglio, a seconda delle necessità, questi soldi. Penso alle esigenze sempre più complesse di oggi; con il venir meno delle sicurezze garantite per decenni dal welfare statale, la mia banca, ad esempio, fa consulenza in materia di previdenza complementare e più in generale svolge un’opera di educazione finanziaria. Ma per far questo –ripeto- bisogna coinvolgere, professionalizzare e motivare adeguatamente i propri collaboratori. Questo, oggi, è il modo con cui una azienda può contribuire alla crescita del bene comune».