Ingenti i danni economici: il 48% delle organizzazioni ha subito perdite comprese tra 50.000 e 500.000 sterline negli ultimi due anni. Il 9% ha dichiarato una cifra superiore a 500.000 sterline e il 3% oltre il milione di sterline. Pesanti le ripercussioni sulla reputazione

I servizi finanziari in Europa sono sempre più esposti e preoccupati dalle minacce crescenti legati alle frodi web[1]. A rivelarlo una nuova ricerca promossa da F5 Networks secondo la quale i  responsabili IT hanno rivelato di dover affrontare costantemente criticità significative dal punto di vista finanziario e di reputazione a causa di malware, phishing, furti di credenziali e dirottamenti di sessione, suscitando una domanda crescente di soluzioni di protezione dalle frodi multi-layer web e mobile.

L’indagine ha rilevato che il 48% delle organizzazioni ha subito perdite finanziarie comprese tra 50.000 e 500.000 sterline derivanti da frodi online negli ultimi due anni. Il 9% ha dichiarato una cifra superiore a 500.000 sterline e il 3% oltre il milione di sterline.

Il 73% ha indicato il danno alla reputazione quale preoccupazione principale legata a questi attacchi, mentre il 72% teme che comporteranno una perdita di fatturato e requisiti maggiori per poter condurre audit di sicurezza approfonditi. Altri risvolti negativi indicati sono la perdita di fiducia e di fidelizzazione dei clienti (64%) e l’incorrere in sanzioni imposte dagli organi di regolamentazione (62%).

Sia che gli attacchi avvengano tramite phishing, tecniche Man-in-the-Middle, Man-In-The-Browser sia tramite altre attività basate sui trojan come web injection, form hijacking, modifiche delle pagine o modifiche delle transazioni, i rischi associati alle frodi web non si possono eliminare e colpiscono organizzazioni di ogni genere. – dichiara Gad Elkin, EMEA Security Director di F5. – Oggi più che mai, è di vitale importanza comprendere la natura delle minacce e implementare soluzioni in grado di eliminare gli attacchi prima che possano arrecare danni. Quelli che lo faranno nel modo corretto saranno premiati con la fedeltà dei clienti e con il profitto, gli altri rischieranno di dover affrontare la loro principale paura: la perdita della reputazione”.

Oltre il 35% degli intervistati ha affermato di aver subito delle perdite economiche a causa di una frode che ha sfruttato diverse tecniche di attacco online. Il malware è stato il principale responsabile (75%), seguito da phishing (53%), furto di credenziali (53%) e dirottamento di sessione (35%).

In termini di strategie di difesa, il 37% delle organizzazioni intervistate ha dichiarato di preferire la protezione dalle frodi web che sfrutta soluzioni ibride che combinano il provisioning on-e off-premise. Una percentuale che raggiunge il 59% nelle aziende con oltre 5.000 dipendenti.

Il 55% degli intervistati afferma di aver adottato soluzioni per la prevenzione delle frodi multi-layer. Le soluzioni Endpoint embedded sono le più popolari (62%), seguite dall’analisi delle pagine di navigazione per identificare i pattern di navigazione sospetti (59%), e dall’analisi degli entity link delle relazioni tra gli utenti, i conti e le macchine per rilevare attività criminali in corso e/o eventuali abusi (59%). Anche le soluzioni di analisi dinamica del comportamento degli utenti e di confronto tra canali specifici hanno un posto di rilievo (55%).

La maggior parte del budget è allocato per la protezione delle frodi provenienti dal canale web (52%) e mobile (36%). In questo contesto, aumenta l’interesse per soluzioni di difesa dalle frodi online clientless, che consentono alle organizzazioni di proteggere qualsiasi dispositivo in tempo reale contro tutti i tipi di minacce online senza bisogno di alcun intervento da parte dell’utente. Tale approccio elimina i pericoli associati a minacce, come quelle legate al codice HTML o agli script injections, tra queste anche alcuni malware sempre più diffusi come Dyre, che possiede una vasta gamma di funzionalità che lo rendono oggi uno dei Trojan bancari più pericolosi.

I truffatori continuano a evolversi e sfruttare l’anello più debole: l’utente finale – aggiunge Elkin – Le aziende si dimostrano all’avanguardia nella protezione dei data center, implementando l’autenticazione a più fattori e proteggendo le applicazioni tramite i controlli lato server. Tuttavia, molte non riescono ancora a garantire efficacemente la sicurezza dell’end-point, il punto critico dove l’utente interagisce con le applicazioni web


[1] Survey condotta da IDG Connect (www.idgconnect.com) interpellando oltre 100 IT decision-maker di aziende di servizi finanziari con oltre 250 dipendenti. L’indagine è stata condotta in UK, Francia, Germania, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Svezia, Polonia, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita.