Diversi studi effettuati negli ultimi mesi convergono (con qualche differenza nella proiezione) sul fatto che nel mondo ci sia una carenza di 2,93 milioni di professionisti della cybersecurity, con punte di 2,15 milioni solo nell’area Asia-Pacific e di 756.000 in Europa nel 2020. Il commento di Maurizio Tondi, CTO di Axitea

Sicurezza informatica in azienda: quasi sempre è affidata all’IT

Anche l’Italia non è immune a questa “crisi” di competenze nel mondo della cybersecurity. Per fortuna! Perché il gap è certamente figlio di quella trasformazione digitale, dell’Industry 4.0 e di iniziative di ammodernamento e innovazione che hanno pervaso sia le amministrazioni pubbliche sia le imprese private e che il nostro Paese tanto aspettava. Ora però, colmare lo skill gap relativo alla mancanza di 135.000 professionisti nel 2020 non rappresenta solo un’esigenza, ma un obiettivo e certamente un’opportunità.

Non per tutti, ma per chi per visione, vocazione o missione (governo, accademia, aziende) può sicuramente fornire acceleratori e strumenti volti a ridurre questo gap offrendo straordinarie opportunità di sviluppo professionale. Un’occasione ad esempio, per il genere femminile che ancora oggi trova difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro e per il quale può invece rappresentare una consistente piattaforma di ulteriore affermazione culturale, sociale e professionale. Con quel valore aggiunto in termini di sensibilità, resilienza, flessibilità e talento che, anche nella gestione continuativa del rischio, rappresenta un fattore critico di successo. Certo bisogna sicuramente impegnarsi, saper riconoscere i talenti, valorizzarli, guidarli. Bisogna declinare con efficacia una visione strategica complessiva per la realizzazione di una cultura persistente di cyber security.

Alcuni strumenti cominciano a diffondersi, come i Master in Digital Technology / Cybersecurity. Diverse realtà, imprese, istituti, organizzazioni stanno trasformando e facendo evolvere i propri asset fisici (ad esempio il Security Operation Center come elemento cruciale della gestione proattiva delle sicurezza) e i Centri di Competenza ed Esperienza digitale (come repository dinamico del know-how e del sapere aziendale) per cogliere le sfide della “Security Revolution”, in cui giovani talenti possono costruire e alimentare competenze di base e specialistiche di tendenza – crittografia, controllo accessi, intelligence, protezione IoT (solo per citarne alcune) – per il contrasto alle vulnerabilità e alle minacce a cui le aziende sono quotidianamente sottoposte.