Sorgerà nell’area Expo il centro di ricerca basato sulla tecnologia di cognitive computing di Watson nel settore della Sanità

Ibm e il Governo italiano hanno siglato un accordo per la realizzazione, nell’area Expo, di un centro di ricerca basato sulla tecnologia di cognitive computing di Watson nel settore della Sanità. Il documento programmatico, firmato a Boston dall’Ad di Ibm Genny Rometti e dal premier Matteo Renzi, prevede un investimento di 150 milioni di dollari da parte della multinazionale americana, che sfrutterà le proprie competenze per migliorare la salute dei cittadini grazie alla capacità di Watson di analizzare enormi quantità di dati provenienti dalle sorgenti più disparate. Enrico Cereda, amministratore delegato di IBM Italia, poche decine di minuti dopo l’accordo ufficiale, si è detto felice e orgoglioso del risultato, che premia proprio la competenza e la crescita dei ricercatori italiani.

Ibm, da due decenni, è leader nell’impiego delle tecnologie informatiche per lo studio in ambito oncologico, ma anche delle malattie degenerative e virali. Ambiti nei quali ha sviluppato una notevole competenza che, con l’apertura del nuovo centro, mette a fattor comune “la migliore tecnologia cognitiva oggi disponibile e uno dei migliori sistemi sanitari mondiali”. Il tutto per fornire un notevole impulso alla salute dei cittadini attraverso una nuova generazione di applicazioni e soluzioni sanitarie basate sui dati

Quattro, nello specifico, saranno le aree in cui opererà: prevenzione e benessere dei pazienti, fascicolo sanitario elettronico, medicina genomica e ottimizzazione della spesa sanitaria/farmaceutica. Tutte aree caratterizzate da un forte impatto sulla salute dei cittadini, ma anche sul budget del Governo.

 

Vince l’Italia

La scelta di investire in Italia non è frutto delle sole eccellenze dei ricercatori presenti nel nostro Paese e Cereda ha sottolineato come un merito significativo debba essere riconosciuto al fatto che, negli ultimi tempi, l’Italia è tornata ad essere un Paese attrattivo per gli investimenti stranieri: “Pochi pochi anni fa la corporation non avrebbe investito in questo modo in Italia. Oggi abbiamo vinto perché siamo un Paese attrattivo grazie alle riforme fatte. Di questo sono orgoglioso come Ibm, ma anche come italiano”.

 

Al lavoro per i dettagli

Nel corso della conferenza stampa Cereda non ha fornito ulteriori dettagli, specificando che attualmente l’accordo è stato concluso “per sommi capi e, entro fine giugno, verranno definiti tutti i dettagli, tra cui il numero di persone da occupare. Sarà comunque un centro importante, al servizio del mercato europeo e non solo italiano”. Le prospettive, anche dal punto di vista del personale impiegato, sono però ottime. Il corrispondente centro americano, in via di completamento proprio a Boston, vede oggi impiegate cento persone, ma con l’obiettivo di superare i 600 addetti una volta a regime. Un numero di addetti che si spera di poter raggiungere anche in Italia, in considerazione del fatto che nel progetto sono coinvolte anche altre realtà, a partire dal Cnr, oltre ad alcuni partner privati.