Creare una mappatura delle interazioni di tutti gli applicativi, porre l’attenzione al nuovo sviluppo applicativo, educare alla programmazione: sono questi i suggerimenti di SoftwareONE

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[section_title title=Windows Server 2003. Come affrontare il cambiamento? – Parte 1]

A cura di Alessandro Colasanti, Responsabile Divisione SAM di SoftwareONE

14 luglio, una data certa, da tenere bene a mente. Quest’anno segnerà un cambiamento importante nel mondo It, per fortuna meno cruento dell’inizio della rivoluzione francese, ma che rischia comunque di lasciare virtualmente molti feriti sul campo.

Microsoft, come annunciato da tempo, abbandonerà il supporto di Windows Server 2003, un prodotto ormai sul mercato da 12 anni ma ancora utilizzato da moltissime aziende, basti pensare che, solo in Europa, si stimano 2,7 milioni di server che ancora fanno uso di questa piattaforma.

La fine del supporto significherà che non saranno più disponibili aggiornamenti e patch con conseguente esposizione alle vulnerabilità di sicurezza e perdita di conformità per i data center su cui verrà eseguito questo sistema operativo dopo la data indicata.

Come accaduto nel caso di Windows XP un anno fa, i costi legati all’estensione del supporto per le aziende che non saranno pronte saranno estremamente elevati. Un esempio eclatante è quanto sostenuto dal governo britannico lo scorso anno, quando per estendere il supporto a Windows XP di ulteriori 12 mesi ha dovuto sborsare una cifra record di 7 milioni di euro! Un costo non giustificato a livello di business e dovuto alla logica dell’economia di scala.

Se la soluzione per affrontare tutto questo è avviare quanto prima un progetto di migrazione, purtroppo le resistenze al cambiamento e le criticità da affrontare sono molte, non solo dal punto di vista tecnologico ma anche culturale.

Bisogna ammettere che spesso non si tratta di una semplice mancanza di efficienza da parte dell’It ma di un problema di complessità nella migrazione della piattaforma server dovuta, soprattutto, alla mancanza di compatibilità applicativa. Capita, infatti, che diversi applicativi già in uso in azienda non siano supportati dal nuovo OS, è il caso ad esempio di alcune piattaforme di CRM per le quali è necessario predisporre una migrazione ad hoc con ulteriori costi aggiuntivi oppure di molti database fondamentali per la Business Intelligence. Dover migrare database e applicativi rende il progetto decisamente più complesso e non alla portata di tutti.

Molte aziende, soprattutto di medie e piccole dimensioni, inoltre, non possiedono un quadro chiaro delle interazioni tra gli applicativi, non sanno esattamente come si relazionano con il server. Lo scenario applicativo attuale, dove web, mobile, cloud si intrecciano sempre più strettamente tra loro e gli accessi avvengono a ogni livello rende ancora più complesso valutare tutti gli aspetti connessi alla migrazione.

E poi “Finché funziona perché cambiare!”. Spesso sentiamo ripetere questa affermazione che denota invece una resistenza culturale. Non cambiare è un rischio altrettanto grande. Non adoperarsi per un costante aggiornamento lato client, server, data center e altro, significa esporre la propria infrastruttura a rischi e criticità sempre maggiori e costi estremamente elevati mano a mano che i propri sistemi e piattaforme non sono più supportati.

Per avere dei suggerimenti concreti su come affrontare il cambiamento prosegui la lettura alla pagina seguente.