Innovare la PA significa ottimizzare i processi interni, la cui ricaduta positiva arriva visibile al cittadino e alle imprese

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La Trasformazione Digitale è un fenomeno ineluttabile e globale, a cui tutto il Sistema Paese si sta adeguando a velocità purtroppo diverse. L’ICT ne è l’infrastruttura abilitante ed ha la duplice responsabilità di realizzare soluzioni digitali compatibili e funzionanti, da un lato, e di motivare le tante enclave non digitali ad evolversi. Gli attori di questo sistema sono dunque molti, è utile per noi distinguerli in quattro grandi categorie: le imprese digitali dell’Offerta, le imprese della Domanda, i cittadini cosiddetti “consumer” di tecnologia, ed infine, elemento imprescindibile, la Pubblica Amministrazione.

Il ruolo di quest’ultima è complesso e non può essere risolto nella categoria “Domanda”: la PA ha anche istituzionalmente e pragmaticamente l’obiettivo di stimolare una direzione, e se l’Innovazione è diventata una di queste direttrici strategiche a livello politico, l’obiettivo diventa ambizioso e squisitamente sistemico. Innovare la PA significa ottimizzare i processi interni, la cui ricaduta positiva arriva visibile al cittadino e alle imprese, ma anche essere esempio motivante in favore della cultura digitale sia al proprio interno sia all’esterno, ed infine stimolare la filiera del mercato ICT con ricadute positive a livello economico.

Questo ruolo è ancor più importante se pensiamo alla struttura del tessuto produttivo italiano: se fanno notizia le grandi imprese, la realtà è che la stragrande maggioranza delle imprese è di piccole dimensioni, dunque difficilmente raggiungibili dai cambiamenti culturali a meno di lunghe campagne capillari sul territorio: la Trasformazione Digitale è connessa con la dimensione locale, tant’è vero che non può decollare se le istituzioni locali non adottano esse stesse una cultura e una mission ad essa sinergiche.

La logica vale anche se restringiamo l’obiettivo sulle imprese ICT dell’Offerta. Il nostro mercato è costituito da circa 130.000 imprese tipicamente ICT (a cui si aggiunge il variegato mondo ibrido legato al “digitale” in senso ampio, difficile da monitorare) con una netta preponderanza di micro, piccole e medie imprese innovative (99,4%), che creano innovazione e dialogano con il territorio fra le mille difficoltà del fare impresa in Italia, e da uno sparuto numero di big player – quasi tutti multinazionali – che gestiscono i principali clienti della PA e che riescono a influenzare in maniera significativa il sistema. Questo innesca una dinamica perversa di subappalto, che ha provocato in questi anni un indecoroso downpricing delle tariffe e minato spesso la capacità di fare innovazione nelle piccole imprese.

Questi sono anche alcuni dei temi identitari di Assintel, che lavora nello specifico per rappresentare l’intero ecosistema ICT proprio a partire dalla piccola impresa sul territorio; il lavoro è sinergico con quello di Confcommercio, di cui fa parte, una delle poche realtà federative nazionali con una presenza capillare a diretto contatto con le imprese e le istituzioni locali.