Assintel e Assoprovider hanno impugnato la norma al TAR del Lazio perché esclude le piccole e medie imprese

Assintel e Assoprovider si sono alleate. L’obiettivo comune è quello di far sospendere la norma istitutiva del sistema di identificazione digitale, altresì chiamata SPID che entrerà in vigore a partire da Aprile. Lo SPID è una procedura che consente a cittadini ed imprese di accedere a tutti i servizi online della Pubblica Amministrazione (ad esempio INPS, INAIL, Agenzia delle Entrate, Regioni e Comuni) tramite un PIN unico e la carta d’identità elettronica o la tessera sanitaria dotata di microchip. Lo SPID sarà valido anche in ambito europeo, in quanto il sistema sarà progressivamente accettato dai diversi stati membri UE.

Se l’idea risulta molto interessante e rappresenta un buon passo verso l’Agenda Digitale, Assintel e Assoprovider non ne condividono alcune modalità.

L’impianto della norma esclude le piccole e medie imprese ICT dalla possibilità di partecipare al sistema, avvantaggiando esclusivamente le grandi società: un paradosso tutto italiano, dato che il nostro comparto è costituito per la stragrande maggioranza proprio da piccoli operatori. Come?

In primo luogo la norma richiede un capitale sociale molto elevato per esercitare le attività di identificazione. In secondo luogo introduce una distinzione tra fornitori di servizi e gestione delle identità digitali, in un sistema di identificazione che vede al contrario già protagoniste le nostre imprese associate. Combinando questi due criteri, il risultato è l’esclusione dal mercato dei servizi digitali delle Pubbliche Amministrazioni di migliaia di piccole e medie aziende italiane”, si legge sul comunicato.

Per questo Assintel e Assoprovider hanno avviato una forte azione legale (impugnando la normativa al TAR del Lazio), che va a tutela dei propri associati e di un ecosistema di PMI che non può più essere vessato e lasciato ai margini delle grandi opere di digitalizzazione del Paese