[section_title title=Social network aziendali: promessa sempre mantenuta? – Parte 2]
È sempre più evidente che per conquistare maggior successo le iniziative basate su social network all’interno di un’organizzazione devono coadiuvare l’attività lavorativa, aiutando i dipendenti ad aumentare la produttività nelle attività che svolgono, piuttosto che istituire un ulteriore canale di comunicazione da seguire.
Qualche anno fa si è sparsa una voce di corridoio sulla possibilità che un gruppo di dipendenti entusiasti potesse costruire, partendo da zero, un social network per dipendenti senza il coinvolgimento della direzione. Questo è ormai considerato sempre più come un mito: l’applicazione dei social network ai processi aziendali reali è in realtà un’operazione la cui pianificazione e distribuzione richiede l’approvazione della direzione. Certamente l’approccio “dal basso verso l’alto” ha prodotto alcune implementazioni di successo, ma in numero di gran lunga inferiore a quanto precedentemente suggerito. Le iniziative di questo tipo, nella maggior parte dei casi, si dissolvono una volta dissolto l’iniziale entusiasmo, senza essere in alcun modo rilevanti nei confronti degli obiettivi aziendali. Charlene Li di Altimeter Group ha redatto nel febbraio 2012 una relazione dal titolo Making The Business Case For Enterprise Social Networks (Rilevanza dei social network aziendali nell’attività lavorativa), nella quale constata che “la realtà del lavoro quotidiano ha spinto gli utenti a mettere da parte l’utilizzo degli ESN a favore di un ritorno alle attività e agli schemi di comunicazione tradizionali”. In parole povere, se il network non supporta il lavoro vero e proprio è destinato al fallimento, poiché i dipendenti vengono prima o poi inevitabilmente trascinati nuovamente sull’attività di lavoro reale.
È chiaro anche che per alcuni tipi di organizzazioni l’implementazione degli ESN risulta più semplice, e quindi più vantaggiosa, che per altri. Le aziende con forza lavoro distribuita traggono maggiore vantaggio dagli ESN rispetto alle piccole imprese in cui tutti i dipendenti lavorano nello stesso ufficio, poiché nelle prime la comunicazione di persona è ostacolata dalla logistica. Le aziende che si impegnano nel garantire una maggiore apertura e incoraggiano i dipendenti a prendere decisioni autonome hanno una probabilità di gran lunga maggiore di creare un network di successo rispetto a quelle aziende che cercano attivamente di ridurre il flusso di informazioni.
Dando uno sguardo al passato, appare sorprendente che queste migliori pratiche non fossero ovvie anni fa ed effettivamente molti sostenitori del social business additano da tempo questi concetti. Tuttavia, per ogni organizzazione che ha seguito questi saggi consigli e implementato un ESN di successo, molte altre hanno fallito e sono cadute nella trappola del “Facebook per aziende”. Non bisogna però lasciarsi scoraggiare da questo fallimento: il potenziale di miglioramento nella comunicazione offerto dai social network aziendali è sempre più convincente e richiede solo un’adeguata pianificazione e l’allineamento con i reali obiettivi dell’organizzazione.
Di Richard Hughes, autore di Busienss Communication Revolution e direttore della divisione Social Strategy presso BroadVision.