Se il tasso di penetrazione totale della regione è al di sopra della media nazionale, osservando le sole imprese il Lazio si colloca a metà classifica

Regione Lazio prima per domini .it tra gli enti no profit

Secondo i dati presentati a Roma lo scorso venerdì 7 giugno in occasione della quinta tappa del roadshow Piccole Medie Digitali di Registro .it, la Regione Lazio è la prima a livello nazionale per presenza di dominio “.it” tra gli Enti no profit. Tra le province, invece, Roma è seconda dopo Milano.

Dopo Lecce, Prato, Udine ed Ercolano, dedicate rispettivamente al settore turistico, alla moda, al vino e al food, Registro.it si è spostato nella capitale, ospite di LUISS Enlabs, per parlare di terzo settore in collaborazione con la Scuola di Fundraising di Roma.

“Ad oggi in Italia sono stati registrati in tutto 3.202.573 domini ‘a punto it’ – ha commentato Domenico Laforenza, Direttore dell’Istituto di Informatica e Telematica del CNR e responsabile di Registro .it. Il Lazio si posiziona abbastanza bene per diffusione di internet tra la popolazione maggiorenne con un settimo posto nella classifica nazionale mentre Roma si colloca al decimo posto tra le province.”

TP generale – Il tasso di penetrazione regionale è infatti pari a 350,28 ogni 10.000 abitanti, al di sopra della media nazionale (308,52). Ai primi posti troviamo Trentino Alto Adige, Lombardia, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto ed Emilia Romagna. La provincia di Roma è appunto decima per TP con un Tp di 387,59 che rappresenta il 9,16% di tutti i registranti nazionali.

TP imprese – Il Lazio presenta un Tasso di Penetrazione (Tp) tra le Imprese “medio” (tra 15.1 e 16.4) che lo colloca a metà classifica nazionale insieme a Umbria, Marche e Liguria.

Registranti – Andando a esaminare le distribuzione dei Registranti nelle varie categorie, si nota che il Lazio presenta più o meno lo stesso andamento nazionale. A registrare più domini “.it” sono anche in questa regione le Imprese, sebbene in valore significativamente minore rispetto alla media nazionale (44,64% vs 52.01%) mentre tra le Persone Fisiche troviamo un valore superiore (38,81% vs 32,35%); seguono Liberi Professionisti con valori pressoché simili (8,92% vs 8,46%), Enti no profit (4,64% vs 4,17%), Altri Enti (1,94% vs 1,67%) ed Enti pubblici (1,05% vs 1,44%). La Provincia di Roma segue il trend con valori molto vicini a quelli regionali.

E proprio a nome della città di Roma, introdotta dal giornalista Giampaolo Colletti, ha portato i saluti Flavia Marzano, Assessora Roma Semplice (Comune di Roma): “Si è sempre fatto così e non è di mia competenza sono le risposte più comuni nelle pubbliche amministrazioni. Me lo sono sentita dire centinaia di volte. Ma le tecnologie digitali possono venire in aiuto in queste battaglie per offrire servizi più ‘semplici’. Poi bisogna convincere i cittadini a usarle.”

No profit

In particolare, nella regione Lazio si registra un’attenzione digitale maggiore verso il terzo settore.

“Qui infatti il Tasso di Penetrazione dei domini .it nella categoria ‘Enti no profit’ è pari a 33,64 ogni 100 enti, ben 12 punti percentuali al di sopra della media nazionale di 21,67 – ha aggiunto Domenico Laforenza. Questo dato rappresenta da solo il 12,29% dei registranti di una categoria che, a livello nazionale, coinvolge il 4,17% di tutti i registranti un dominio .it.”

In questo scenario la provincia di Roma, con un TP degli “Enti no profit” pari a 41,20, è la prima a livello regionale e seconda a livello nazionale dopo Milano in questa categoria e rappresenta il 10,43% del totale registranti come enti no profit a livello nazionale.

Strategie digitali

Ma la trasformazione online, come sottolineato da Gianluca Diegoli, Esperto in strategie digitali e docente IULM, “non è solo essere online quanto essere pronti per utenti digitalizzati. Il digitale rappresenta ormai il touchpoint principale e quindi è fondamentale adattarsi a un customer journey digitale.”

A tal fine Donata Columbro, Content strategist e digital campaign advisor per il settore non-profit, si è concentrata sul “dato” quale bussola nelle strategie di comunicazione. E quindi “sull’analisi del contesto, del pubblico di riferimento e della community, la ricerca di conversazioni online attinenti ai temi di riferimento e l’utilizzo dei dati per raccontarsi.”

Un tema, quello dei dati, ripreso anche da Fabiana Musicco di Refugees Welcome: “Abbiamo un impegno fortissimo nello storytelling come contronarrazione sul tema rifugiati: attraverso le nostre foto, i video e le interviste riusciamo a incidere sull’immaginario collettivo e a ispirare le persone a dare il proprio contributo per una società più coesa. In questo, l’analisi dei dati è per noi fondamentale: analizziamo sempre i picchi d’iscrizione alla nostra piattaforma, sia da parte di famiglie che accolgono i rifugiati che di attivisti disposti a far parte dei nostri gruppi territoriali e, grazie a questi dati, riusciamo a fare ricerche mirate. I questo modo negli ultimi 3 anni abbiamo creato 25 team territoriali in tutta Italia e contributo al raggiungimento dell’autonomia di oltre 150 rifugiati.”

Storytelling e mobilitazione, quindi, alcuni degli obiettivi principali nella comunicazione digitale del terzo settore, a cui si aggiunge l’elemento fondamentale del fundraising, di cui Massimo Coen Cagli, Direttore scientifico Scuola di Fundraising di Roma, ha fornito alcuni dati aggiornati: “I “donatori online” e gli “onliner donatori sono in costante aumento: l’80% degli utenti online ha esperienze di donazione anche se si tratta principalmente di donatori occasionali (85%) piuttosto che regolari (15%). Sono propensi alla disintermediazione rispetto alle organizzazioni, tendono sempre più a donare online (18%) principalmente con il mobile. Sono i donors “all online” che non sono però la maggioranza. Cresce, infine, enormemente la quota di persone che fa personal fundraising. Persone che hanno un rapporto offline con la organizzazione beneficiaria e agiscono anche online.”

Secondo Valeria Vitali, la Rete del Dono, “oggi con il digital siamo in grado di monitorare in tempo reale le nostre azioni di raccolta fondi e verificare se effettivamente sono efficaci e danno risultati per la nostra organizzazione. Ma resta necessario scegliere la modernità per sapersi distinguere e diventare meno autoreferenziali, migliorare la comunicazione e saper ingaggiare le nuove generazioni.”