Le imprese sono sempre più orientate verso una soluzione di cloud ibrido che combina pubblico e privato garantendo un elevato grado di interoperabilità tra i due

PMI: la base del sistema economico-produttivo italiano. Sono imprese che, nonostante il periodo di crisi, sanno innovare investendo anche sulla dotazione tecnologica, lo dicono numerose ricerche. E le soluzioni cloud rappresentano un’importante componente di innovazione per le aziende che desiderano tornare ad essere competitive, non solo a livello nazionale.

Pubblico, privato, ibrido: purtroppo ormai si sente definire come cloud qualunque cosa” osserva Simone Casaliggi, CTO dello Studio Casaliggi. “Bisogna sapere che, nello specifico, una netta linea di demarcazione tra cloud pubblico e cloud privato non c’è, perché ogni service provider definisce con cloud soluzioni che altri chiamano con termini quali esternalizzazione e virtualizzazione”.

Sicuramente, girando l’Italia e venendo a contatto con numerose piccole e medie imprese, Studio Casaliggi sta verificando sul campo che c’è sempre maggior interesse verso il cloud. Generalmente, infatti, più l’utente ne comprende le potenzialità, più sente la necessità di portare questa innovazione nel cuore dell’azienda, ottimizzando processi e organizzazione. Ma, in alcuni casi, si ha paura del cloud: si teme il cambiamento e si pensa di non avere adeguate competenze per gestire questo tipo di soluzioni. “Un cosa è certa: il cloud è uno strumento formidabile, ma bisogna conoscerlo bene per poterlo sfruttare al massimo delle sue potenzialità” spiega Simone Casaliggi.

È confermato comunque: le imprese sono sempre più orientate verso una soluzione di cloud ibrido che combina pubblico e privato garantendo un elevato grado di interoperabilità tra i due; il modello ibrido è perfetto per tutte quelle aziende che desiderano possedere una propria infrastruttura ma nello stesso tempo avere la disponibilità di capacità supplementare, attraverso un cloud pubblico, per gestire i picchi di lavoro. Intanto, il cloud privato unifica, sia fisicamente che nella gestione operativa, tutte le risorse dell’azienda: i dati sono infatti molto più al sicuro in un datacenter che all’interno dell’azienda.

Si, ma quanto mi costa? La soluzione cloud – privato, pubblico o ibrido che sia – è un servizio e come per ogni servizio il costo è commisurato in base a sicurezza, scalabilità, livello di assistenza garantito dal fornitore e supporto tecnico. Casaliggi sostiene che “la vera differenza tra un servizio cloud di qualità e uno scadente sta nel scegliere un fornitore che sappia garantire un prodotto di qualità dotato di tutti gli strumenti necessari per poterlo utilizzare al massimo delle sue potenzialità. E le PMI lo sanno: non c’è tempo da perdere, il fornitore diventa un partner tecnologico perché la soluzione deve poter diventare da subito un plusvalore per l’azienda.

Certamente, tutte le grandi multinazionali del settore IT hanno aggiunto ai loro prodotti il cloud nelle sue tante varianti. “Ma le PMI italiane chiedono altro commenta Simone Casaliggi. “Anche nell’innovazione cercano artigianalità, quella che solo soluzioni altamente customizzabili e completamente chiavi-in-mano sanno dare. Sono persone che cercano persone, anche per la gestione altamente tecnologica di servizi indispensabili per il progresso delle loro attività produttive”.