Con 75.000 aziende di medie dimensioni in tutta Europa, la perdita complessiva è di 433 miliardi di euro l’anno. Questo deriva anche dal fatto che le medie imprese soffrono della “sindrome del figlio di mezzo”. A dirlo è una ricerca Ricoh.

Sirti

Avere un elevato potenziale e non sfruttarlo pienamente. È questo quando sta accadendo in Europa dove le oltre 75 mila medie imprese presenti evidenziano ogni anno una perdita potenziale complessiva di 433 miliardi di euro secondo una recente ricerca Ricoh. Si tratta di una cifra che equivale al PIL del Belgio o a quanto genera l’intera economia polacca, non proprio briciole quindi: se si fa riferimento ad ogni singola realtà, il danno è invece di circa 5,7 milioni di euro; e con una somma del genere sono molti i progetti che potrebbero andare in porto, ma che troppo spesso rimangono soltanto dei sogni irrealizzati.

Le medie imprese europee sanno quello che vogliono: molte di esse nei prossimi 2 anni vorrebbero implementare nuove tecnologie per trasformare il business (35%), sviluppare nuovi prodotti e servizi (30% e 42% a livello italiano),assumere i migliori talenti e innovare i propri processi per guadagnare vantaggio competitivo (38%)  – ha spiegato David Mills, CEO di Ricoh Europe

Esistono però una serie di fattori che limitano la loro crescita, dei veri e propri freni che non permettono alle medie imprese europee di raggiungere il loro pieno potenziale. A pensarla così è quasi la totalità del campione (93%) secondo cui ogni giorno deve confrontarsi con requisiti normativi complessi, difficoltà nel trovare sul mercato le competenze necessarie per lo sviluppo delle attività, ma anche riuscire ad ottenere i finanziamenti necessari a innovare. Ed è proprio quest’ultima una delle maggiori preoccupazioni delle medie imprese europee: il 71% ha paura di fallire a causa delle difficoltà nell’accedere ai finanziamenti, in Italia la percentuale sale al 76%.

Molto dipende dalle istituzioni: se le normative continuano ad essere un freno, per le medie aziende sarà davvero difficile crescere e competere – ha sottolineato David Mills – I governi, i legislatori e gli istituti finanziari dovrebbero invece supportare queste aziende così dinamiche, a vantaggio dell’economia globale”.

Le medie imprese soffrono infatti della cosiddetta “sindrome del figlio di mezzo”: si lamentano di non ricevere la medesima attenzione garantita alle startup e dall’altro di avere difficoltà ad essere compliance con le normative. Non a caso quindi, dalla ricerca Ricoh, emerge che il 67% delle realtà di medie dimensioni trova difficile competere con le nuove imprese che entrano nel mercato e con quelle di grandi dimensioni. Ed è propria per questa ragione che il 76% delle medie aziende vorrebbe che i legislatori creassero un quadro normativo che favorisca la loro crescita. Solo così le queste realtà potrebbero accedere alle nuove tecnologie. Ad oggi però ancora il 30% delle realtà europee deve ancora implementare soluzioni per digitalizzare il proprio business.

La tecnologia che oggi ha raggiunto una maturità tale da poter essere implementata facilmente in modalità as-a-service così che le imprese di qualsiasi dimensione possano utilizzare tecnologie scalabili e a prezzi contenuti. Un elemento questo che permette così anche alle piccole realtà di utilizzare soluzioni computazionali prima per loro economicamente inaccessibili. La potenza dell’Internet of Things, il Cloud, il Cognitive e l’Intelligenza Artificiale porteranno vantaggi sia ad ogni singola impresa che aiuteranno a generare positive ripercussioni sull’intero sistema Paese.

E i benefici si vedono: secondo la ricerca Ricoh, per le medie imprese italiane che hanno avviato processi digitali, il 38% ha evidenziato un miglioramento del servizio ai clienti, il 37% una migliore comunicazione e il 38% una riduzione dei costi. Percentuali queste particolarmente interessanti che equivalgono ad incremento di oltre 1/3 delle voci analizzate.

Le aziende che vogliono puntare alla crescita dovrebbero concentrarsi sulle tecnologie per la digitalizzazione implementando ad esempio fatturazione elettronica e flussi di lavoro automatizzati. Per queste aziende è arrivato il momento di dare priorità all’innovazione per affrontare le sfide poste dal mercato” ha concluso David Mills.