Da una ricerca commissionata da Ricoh Europe e condotta da Coleman Parkes Research è emerso che la digitalizzazione corre a velocità differenti nei vari Paesi Europei. Le opportunità del mercato unico digitale saranno quindi davvero uguali per tutti?

Gli attuali trend digitali come cloud computing, servizi mobile, smart grid e social media stanno cambiando il contesto in cui operano le aziende. Il digitale sfuma i confini delle organizzazioni e rivoluziona il modo di lavorare.

Nonostante questa rapida trasformazione, l’Europa sta rimanendo indietro per quanto riguarda l’innovazione digitale sul posto di lavoro. Sei aziende su dieci si definiscono “digitali”, ma c’è ancora molto da fare prima che l’Europa possa essere considerata un leader da questo punto di vista. Nell’ambito dell’Agenda Digitale la Commissione Europea sta cercando di rilanciare l’economia mediante la creazione di un mercato unico digitale che dovrebbe eliminare le barriere che ostacolano le transazioni on line. Si stima che il Digital Single Market apporterà all’economia europea 415 miliardi di euro ogni anno.

Paese che vai digitale che trovi

Ma la domanda che molti si pongono è: “ci saranno le stesse opportunità per tutti i Paesi e, di conseguenza, per tutte le imprese?”. Molte aziende mostrano scarso entusiasmo nei confronti del mercato digitale unico in quanto sono preoccupate per l’insufficienza di risorse digitali nel proprio Paese.

Quasi un quarto delle aziende (24%) coinvolte nella ricerca Digital Marketplace: Hope or Hype?, commissionata da Ricoh Europe e realizzata da Coleman Parkes Research[1], afferma che la propria nazione è “debole” dal punto vista della tecnologia, delle competenze e delle infrastrutture digitali. La situazione varia molto da Paese a Paese. In linea con il ‘Digital Economy and Society Index’ della Commissione Europea, i Paesi del Nord e i Paesi Bassi sono quelli digitalmente più forti con rispettivamente il 64% e il 55% delle aziende che descrive il proprio Paese come digitalmente “forte” o “piuttosto forte”.

L’attuazione del mercato unico digitale è imminente e ci si chiede: la disparità della situazione digitale nei differenti Paesi limiterà i benefici della standardizzazione dei mercati on line? Un quarto delle aziende coinvolte nella ricerca Ricoh non crede che il mercato unico digitale possa portare a vantaggi; anzi, molte temono possibili ripercussioni negative sul business in termini di:

  • aumento della concorrenza (42%)
  • investimenti IT necessari (41%)
  • difficoltà di gestione dell’IVA (36%).

Aziende ai blocchi di partenza

Considerata la situazione digitale disomogenea e le preoccupazioni emerse dalla ricerca Ricoh, si capisce perché la maggior parte delle aziende europee (92%) dichiara di non essere pronta per l’introduzione del mercato unico digitale. Solo nei Paesi Bassi, in Austria e nei Paesi del Nord almeno un’azienda su dieci dichiara di esserlo. Ma è solo una questione di essere pronti? L’obiettivo del mercato unico digitale è favorire la crescita delle aziende, non fare nascere frizioni tra i Paesi e tanto meno creare una “lotteria digitale” in cui la possibilità di vincere dipende dalla collocazione geografica dell’azienda.

Millioni di aziende in Europa rischiano di non riuscire a cogliere i vantaggi del mercato unico digitale e di essere superate dai concorrenti. Le organizzazioni, specialmente quelle che si trovano in Paesi “digitalmente deboli”, dovrebbero quindi prepararsi fin da ora a partecipare alla “lotteria digitale”, analizzando la propria capacità di muoversi in un contesto in continua evoluzione e standardizzando i sistemi e i processi per aumentare la produttività.


[1] “Digital Marketplace: Hope or Hype?”, indagine realizzata da Coleman Parkes coinvolgendo 1.360 dirigenti aziendali di tutta Europa