Il 73% delle imprese riscontra una maggiore produttività dei lavoratori agili, ma solo quattro aziende su dieci investono nella formazione dei manager per gestire questo cambiamento.

smart working

Il lavoro agile si sta diffondendo sempre di più anche nel nostro Paese, con numerosi vantaggi e benefici sia per le imprese che per i lavoratori coinvolti. Per gestire queste nuove modalità organizzative è però necessario adottare un diverso approccio di management: è quanto viene evidenziato da un indagine svolta da Regus e condotta su un vasto panel internazionale di imprese clienti (44.000 interviste in 105 paesi).

Misurare i risultati e non il tempo lavorativo

Il 74% dei manager italiani intervistati (79% media globale) dichiara che la propria azienda valuta il lavoro degli “smart workers” misurando la loro produttività attraverso gli output con la definizione di specifici obiettivi condivisi, anziché effettuare un tradizionale controllo del tempo dedicato al lavoro aziendale. Attraverso questo metodo di valutazione il 73% (media globale 76%) dei manager intervistati riscontra una maggiore produttività di chi lavora da remoto in modo “agile”.

Investimenti in nuove tecnologie, ma scarsa formazione del management

Circa la metà delle imprese (51% Italia e 61% media globale) ha effettuato investimenti in tecnologie addizionali per ottimizzare la gestione dei lavoratori da remoto, ma scarsa attenzione è stata dedicata alla formazione dei manager per affrontare e adeguarsi a questi nuovi processi organizzativi; infatti l’indagine rileva che solo poco più di quattro imprese su dieci ha investito in attività di formazione del management e su questo dato il nostro Paese coincide con la media delle altre nazioni. (Italia 42%, media globale 43%).

Le difficoltà dei manager nella gestione day by day del lavoro agile

Il principale fattore critico riscontrato dai manager nella gestione quotidiana dei “lavoratori agili“, è la difficoltà ad interagire velocemente in modo informale con i collaboratori per lo scambio di informazioni semplici. Poiché la comunicazione da remoto è inevitabilmente “filtrata” da strumenti tecnologici (email, chat, SMS, condivisione file, videoconferenze etc) risulta rallentato il contatto diretto e il passaparola immediato. Questa criticità è segnalata dal 39% dei manager italiani, mentre la media globale è del 45%.