Lo studio mette in luce come il lavoro da remoto stia cambiando la percezione delle grandi città come luoghi privilegiati per la crescita professionale.

Da lavoro in remoto a smart working: le lezioni del 2020

Gli effetti della pandemia da COVID-19 hanno avuto conseguenze su moltissimi aspetti della nostra vita, non ultime le abitudini abitative. Se infatti prima era pressoché scontato che per avere una crescita professionale rilevante fosse necessario trasferirsi e vivere in una grande città, oggi, grazie alla massiccia diffusione del lavoro da remoto, le cose sono cambiate e una nuova ricerca di Citrix Systems commissionata all’istituto di ricerca OnePoll mostra che il luogo in cui si vive è diventato meno importante per quel che riguarda le opportunità di carriera, e molti lavoratori stanno abbandonando le grandi città o sarebbero comunque felici di farlo.

Più flessibilità, a tutti i costi.

L’azienda ha intervistato un campione di 1000 lavoratori della conoscenza sul territorio italiano per capire come è cambiata la loro percezione della vita nelle grandi città con l’irrompere della pandemia e tra i risultati più sorprendenti emergono essenzialmente due fatti:

  • Il 57% degli intervistati afferma che sarebbe disposto a trasferirsi dalla città a un’area rurale se potesse continuare a svolgere il proprio lavoro in modo flessibile, cioè lavorando da casa o comunque da remoto e il 76% di questi pensa di poter svolgere il proprio lavoro da ovunque
  • Il 53% degli intervistati afferma che accetterebbe (o ha accettato) una diminuzione di stipendio in cambio della possibilità di lavorare completamente da remoto, senza vincoli geografici. In particolare, il 33% accetterebbe un taglio di stipendio pari al 15%, l’11% fino al 20% e il 2% addirittura fino al 30%.

Il lavoro non è più un posto dove andare

Si tratta di un cambiamento rivoluzionario nella percezione del lavoro, che lo vede sempre più slegato da un luogo fisico specifico. Lo testimonia il fatto che le persone che in seguito all’epidemia si stanno effettivamente trasferendo, o comunque hanno in programma di farlo, sono il 39% del campione. Di questi, il 37% afferma di volersi trasferire per vivere in luoghi più tranquilli, il 36% cerca un costo della vita più basso, mentre un significativo 26% afferma che la pandemia ha dimostrato loro di poter lavorare ovunque essi si trovino.

E se prima della pandemia il 55% dei lavoratori pensava che vivere in una grande città avesse effetti positivi sulla carriera, oggi a pensarlo è solo il 36% mentre il 45% crede che non faccia più alcuna differenza e il 13% pensa che possa addirittura avere un effetto negativo.

“Molte aziende sono state ancorate per molto tempo al classico detto “vedere per credere”. Se i manager non vedevano lavorare i propri dipendenti, non credevano che lo stessero effettivamente facendo. Ma la nostra ricerca suggerisce il contrario”, ha affermato Fabio Luinetti, Country Manager Italia di Citrix. “Nonostante il pregiudizio diffuso per cui lavorare da casa equivale a non lavorare, i numeri dimostrano che da remoto si lavora di più e più concentrati e produttivi rispetto a quando ci si trova in ufficio. Cambiando mentalità e adottando modelli di lavoro flessibili, le aziende possono sviluppare appieno il potenziale dei loro dipendenti, aiutandoli anche a meglio coniugare le loro esigenze famigliari, facendo crescere il proprio business.”

La produttività non conosce confini

E in effetti il 45% degli intervistati afferma che il suo livello di produttività è più alto lavorando da remoto, mentre tra i principali vantaggi dello smart working il 61% indica la possibilità di utilizzare meglio il tempo abitualmente dedicato a viaggiare da e verso l’ufficio. Un significativo 50% vede inoltre tra i principali vantaggi la maggior sostenibilità di questo stile di vita, segno di una più matura sensibilità ambientale; il 42% afferma di avere più tempo da dedicare agli hobby e alla famiglia e il 39% afferma infine di concentrarsi di più e meglio da casa, in un ambiente più tranquillo.

Sono ormai molte le aziende che iniziano a rendersi conto che è possibile essere produttivi ovunque, a patto di mettere a disposizione di chi lavora lo spazio adeguato affinché possa farlo nel modo migliore, con indubbi vantaggi per tutti. Secondo uno studio che Citrix ha realizzato nel 2019 con il Centre of Economics and Business Research (Cebr), i modelli di lavoro da remoto possono liberare oltre 105 ore per persona l’anno a vantaggio dei lavoratori, che possono essere dedicate ad attività personali o alla famiglia.

Quello che ci aspetta

La verità è che non è al momento chiaro quale sarà l’impatto della pandemia sulla vita nelle città. Ma il fatto che il 53% dei lavoratori intervistati, come evidenziato all’inizio, è disposto a rinunciare a parte dello stipendio in cambio di un ruolo al 100% da remoto fa pensare, come afferma Fabio Luinetti che “Le aziende devono ripensare i loro modelli di forza lavoro e le loro strategie prendendo in considerazione modelli flessibili che permettano di gestire le risorse in modo dinamico, coerentemente con l’incertezza che purtroppo graverà sul business ancora nel prossimo futuro.”

Qualunque cosa succeda, il futuro delle città è in bilico e i benefici legati alla vita in una grande metropoli possono essere controbilanciati da modelli di lavoro flessibile e dai benefici che possono portare a chi ne fa uso.