Software datati, sicurezza informatica pressoché assente e problemi di comunicazione: il 47% delle PMI italiane non è tecnologicamente pronto

Lavoro a distanza: le PMI italiane sono pronte?

In seguito allo scoppio della pandemia, molti paesi hanno dovuto cambiare le proprie abitudini lavorative: il 60% delle PMI ha adottato forme di lavoro a distanza, fornendo ai dipendenti gli strumenti tecnologici adatti. Come emerso da un precedente sondaggio realizzato a Marzo 2020, in Italia, il 47% delle PMI non era pronto a livello tecnologico a rispondere alla crisi.

Per poter capire come la percezione avuta da imprenditori e dipendenti in questa situazione forzata, Capterra ha condotto un sondaggio che ha coinvolto 9 paesi (Australia, Brazile, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Messico ed Olanda) e 4600 intervistati provenienti da piccole e medie imprese. Le interviste sono state condotte nel periodo che andava dal 4 al 14 Aprile 2020.

Uno dei dati più interessanti dello studio ha dimostrato che molto probabilmente ci sarà un cambiamento nelle modalità in cui le PMI a livello globale concepiranno le modalità di lavoro dei propri dipendenti e le proprie policy in merito, dal momento the 1/3 degli intervistati ha dichiarato che gli piacerebbe lavorare completamente da remoto anche dopo la crisi ed il 55% degli stessi crede che la propria azienda potrebbe tranquillamente funzionare perfettamente al 100% da remoto.

La crisi pandemica non farà altro che rafforzare un trend che si stava già creando, dal momento che Gartner aveva già predetto a fine 2019 che entro il 2030 la domanda di poter lavorare da remoto sarebbe cresciuta del 30% a causa della preferenza manifestata dalla Generazione Z per questa modalità lavorativa.

A supporto di questo dato il fatto che il 70% delle imprese a livello globale è riuscita a rispondere velocemente alla situazione di crisi ed ha adattato la propria offerta commerciale in toto o parzialmente perché potesse essere offerta virtualmente.

Ci sono stati altri punti interessanti che sono emersi a livello globale, dimostrando come le persone, sebbene in paesi diversi, abbiano riscontrato sfide, problematiche ed opportunità simili.

  1. Solitudine e problemi di comunicazione 

    È emerso dallo studio che il 74% dei lavoratori a livello mondiale ha dichiarato che gli è piaciuto molto lavorare da remoto. Tuttavia, il sondaggio ha sottolineato che le aziende internamente hanno ancora diverse carenze a livello comunicativo, dal momento che è stata sottolineata come la sfida maggiore nel lavorare da remoto.

    Nello specifico della situazione, solamente il 37% delle aziende ha rilasciato delle linee guida ufficiali su come gestire la comunicazione ed organizzare i meeting con i diversi membri del team. A corollario di questo, il 32% degli intervistati a livello mondiale ha dichiarato che ha sofferto molto la solitudine.

    Sono stati riscontrati alcuni pattern a livello mondiale nell’utilizzo di software per facilitare la comunicazione. I software più utilizzati per facilitare la comunicazione sono stati: Zoom, Skype, TeamViewer, la G Suite e Microsoft Teams.

    Sono state poi sottolineate dagli intervistati 5 aspetti sfidanti del lavorare da casa e 5 aspetti vantaggiosi che hanno avuto delle leggere differenze da paese a paese.

    Le 5 sfide maggiori nel lavorare da remoto a livello italiano sono state:

    1. Comunicare con i colleghi (33%)
    2. Problemi con la connessione Internet (32%)
    3. Concentrarsi e mantenere gli stessi livelli di produttività dell’ufficio (31%)
    4. Mantenere le relazioni con i clienti (30.65%)
    5. Mantenere relazioni sociali e sentirsi soli (30.48%)

    Ci sono tuttavia stati anche lati molto positivi che sono emersi. A livello italiano i 5 maggiori vantaggi che sono stati riscontrati dai dipedenti che hanno lavorato da casa sono stati:

    1. La possibilità di non dover prendere i mezzi pubblici per andare a lavorare (43%)
    2. Cucinare e mangiare a casa (38%)
    3. La possibilità di aggiustare le ore lavorative alla proprie vita privata (37%)
    4. Potersi vestire in modo casual (32%)
    5. La possibilità di potersi prendere cura di bambini e/o animali (28%)
  2. Misure di sicurezza informatica deboli e mancanza di policy di sicurezza informatica definite

    Nello studio portato avanti da Capterra è anche emerso un altro dato preoccupante riguardante la sicurezza informatica, ovvero che il 40% dei dipendenti a livello globale ha usato un proprio device personale, e non aziendale, per lavorare da casa. In paesi come l’Italia il dato è stato decisamente molto più alto, con un 76% degli intervistati che già a Marzo aveva dichiarato di star utilizzando un proprio computer personale per lavorare da casa.

    Secondo lo studio realizzato, solamente un 36% degli intervistati a livello globale utilizza una password forte (con caratteri speciali, numeri, maiuscole e minuscole) e solo il 39% degli stessi ha installato sul proprio pc personale un antivirus. Il numero degli intervistati che ha dichiarato di utilizzare firewall (29%), VPN (28%) e software per la sicurezza della posta elettronica (22%) è perfino più basso.

    In ambito di gestione delle password, in Italia solamente il 20% di chi ha risposto al sondaggio ha dichiarato di utilizzare un software per la gestione delle password. Il 29% dei dipendenti italiani dice di non utilizzare un password manager perché ricorda la password a memoria ed un 16% la annota fisicamente. Entrambi i punti dimostrano una scarsa attenzione verso le best practice di sicurezza informatica.

    L’importanza d’implementare misure di sicurezza efficaci diventa ancora più evidente quando si vede che il 50% dei dipendenti che hanno lavorato da remoto a livello globale sono stati vittime di attacchi di phishing durante il periodo della quarantena ed alcuni espressamente menzionavano il coronavirus.

    Per l’Italia, il 37% degli intervistati ha confermato di essere stato vittima di un attacco di phishing, ed il 15% ha confermato che è avvenuto durante il periodo della quarantena con contenuti che si riferivano specificatamente al COVID-19.

    A livello formativo, il dato complessivo ha dimostrato che solo il 19% dei dipendenti ha ricevuto una formazione specifica sulla sicurezza informatica e su come mantenere l’ambiente digitale sicuro lavorando da casa. Per paesi come l’Italia sembra ci sia una formazione generale sulla sicurezza informatica all’interno delle aziende erogata in diverse modalità, tuttavia il grado di vulnerabilità complessivo è ancora molto alto e forse le modalità di apprendimento hanno bisogno di essere riviste.

Lavoro a distanza

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