Le auto di nuova generazione, che si avviano con chiavi elettroniche, sono il banco di prova per cyber-criminali più evoluti. Ancora troppo semplice procurarsi gli strumenti adatti

L’evoluzione delle tecnologie nel settore automobilistico non corrisponde sempre a una maggiore sicurezza: rubare un auto che si apre e si avvia con una chiave elettronica, infatti, pare non essere troppo complicato o costoso. Una tendenza opposta a quanto succedeva solo qualche anno fa: dal 2002 al 2013, infatti, nel Regno Unito i furti erano diminuiti del 25%.

La maggior parte delle auto di nuova generazione o di gamma alta è dotata di simili sistemi, che non necessitano di una chiave tradizionale. Al suo posto, è necessario portare con sé una carta o una simil-chiave che comunica elettronicamente con la centralina dell’auto, funzionando tramite un protocollo di prossimità. Il modo per violarne la sicurezza, dunque, consiste nel programmarle a distanza, e poter controllare in remoto le keyless car.

La Society of Motor Manufacturers and Traders (SMMT) e il National Insurance Crime Bureau (NICB) affermano che queste violazioni potrebbero aumentare: i ladri si stanno dotando con relativa semplicità degli algoritmi necessari alla riprogrammazione delle chiavi, come testimoniano i furti avvenuti recentemente a Londra. La SMMT ha deciso di inasprire le sanzioni penali per scoraggiare i criminali, ma è ancora troppo facile procurarsi l’hardware necessario per manomettere queste auto: è lo stesso che usa un meccanico per ripararle o per configurare le chiavi.

Le case produttrici affermano che aggiornare il firmware sarebbe sufficiente a evitare i furti. La Land Rover, inoltre, sta negoziando le tipologie di assicurazione che coprirebbero furti di questo genere, ma fino al momento esige comunque che il cliente disponga di un parcheggio sicuro. Che cominci a proteggersi da sé, insomma.