
Secondo Gartner l’Internet of Things – esclusi PC, tablet e smartphone – raggiungerà i 26 miliardi di unità nel 2020, con un aumento di 30 volte rispetto alle 0,9 miliardi di dispositivi del 2009. A fronte di questo boom le imprese sono pronte a gestire il fenomeno? Si! A dirlo è Infoblox, che ha condotto una ricerca su 400 professionisti IT negli USA e nel Regno Unito, impegnati in aziende con più di 1.000 dipendenti. Le imprese si dicono, infatti, preparate e consapevoli (86%) del potenziale dell’Internet delle Cose, tant’è che il 90% degli intervistati è già attivo nella progettazione ed implementazione di soluzioni atte a gestire le nuove esigenze di networking generate dall’esplosione del fenomeno. Anche i soldi non sembrano mancare: il 78% degli intervistati sostiene di avere a disposizione un budget adeguato e il 75% ritiene di possedere un numero sufficiente di personale competente.
Le imprese ci sono, i soldi ed il personale anche. Le premesse sembrano dunque ottime ma in realtà non è proprio così. Bisogna, infatti, fare i conti con le infrastrutture e la sicurezza. Il 57% degli intervistati afferma che la rete attuale è già a pieno regime. Pertanto, almeno nell’immediato, non c’è la capacità di rete sufficiente a gestire l’Internet of Things. Il secondo problema riguarda la sicurezza: il 63% degli intervistati sono convinti che le minacce da dover gestire aumenteranno sensibilmente. Solo il restante 37% ritiene che tali preoccupazioni siano eccessive.
“Con così tanti oggetti e la costante aggiunta di indirizzi IP è importante per i responsabili delle reti tenere traccia di ciò che è sulla loro rete: sono potenziali punti deboli nelle infrastrutture IT di un’organizzazione” ha dichiarato Cricket Liu, responsabile infrastrutture a Infoblox.
Un’ulteriore criticità che i responsabili IT dovranno fronteggiare sarà il rimanere aggiornanti con i dispositivi che verranno man mano inseriti all’interno della rete aziendale, un po’ come oggi sta avvenendo con il fenomeno del BYOD.
“I dipartimenti IT hanno un ruolo cruciale nello sviluppo dell’Internet of Things ma queste unità trovano difficoltà nel momento in cui l’azienda decide di adottare nuovi dispositivi IoT senza consultare i reparti tecnici, forzando i processi di supporto in tema di connettività e di protocolli di sicurezza per device ben diversi da PC, tablet e smartphone” conclude Liu