Quali le implicazioni che potrà avere l’intelligenza artificiale a livello aziendale?

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A cura di Enrico Quaroni, Regional Director Southern Europe e MENA Region di Rocket Fuel Inc.

Durante la cerimonia di apertura del Centre for the Future of Intelligence, al fisico teorico Stephen Hawking è stato chiesto quali siano le implicazioni dell’intelligenza artificiale sulla razza umana. Esprimendo la sua convinzione che i computer possano eguagliare, o persino superare, l’intelligenza umana, il Professor Hawking ha commentato: “la crescita della poderosa intelligenza artificiale sarà la migliore o la peggiore cosa mai successa all’umanità. Ancora non sappiamo quale delle due”. La sua affermazione incarna l’opinione predominante sulle implicazioni dell’IA: si tratterà della maggiore conquista dell’umanità o porterà alla nostra fine?

Non posso certamente discutere con un uomo dall’intelligenza ed esperienza di Stephen Hawking, ma mi schiero fermamente dalla parte degli ottimisti e credo che vedremo l’avvento di una nuova era in cui gli umani si relazioneranno con le macchine.

Non c’è dubbio che il progresso, così come qualsiasi grande cambiamento, debba essere preceduto da un forte ed esteso dibattito e dalle debite considerazioni sulle possibili conseguenza per ridurre i potenziali problemi. Tuttavia, non posso pensare al futuro senza provare una forte emozione per tutto quello che comporterà la rivoluzione dell’intelligenza artificiale per quasi ogni aspetto delle nostre vite e i benefici che porterà alla nostra società.

Sembra che la mia opinione sia ampiamente condivisa. L’anno scorso abbiamo condotto una ricerca su come gli italiani, generalmente abbastanza informati in materia di tecnologia, vedano l’intelligenza artificiale e abbiamo registrato un forte ottimismo. Secondo i risultati della ricerca, la percentuale di persone che credono che l’intelligenza artificiale possa risolvere i maggiori problemi globali è significativamente superiore a quella di coloro che pensano che sia una minaccia per l’umanità: il 58% degli intervistati considera infatti l’IA un fattore positivo, mentre solo il 12% la crede una minaccia.

Inoltre, la percezione pubblica continuerà sicuramente ad evolvere in quanto sempre più persone vengono in contatto con le tecnologie basate sull’intelligenza artificiale e ne capiscono sempre meglio l’applicazione e le conseguenze esatte. La mia opinione è che l’ottimismo crescerà solo con una maggiore comprensione. L’ubiquità della tecnologia ha portato a una crescita esponenziale della quantità di dati che devono essere gestiti per poter essere interpretati. L’intelligenza artificiale offre i mezzi per sfruttare questi dati, replicando decisioni e azioni umane, senza i nostri difetti.

Il peggiore scenario futuristico dei robot che ottengono il controllo e diventano i padroni dell’umanità si dimostrerà infondato con la progressiva comprensione di come possa essere applicata l’intelligenza artificiale in aree in cui gli umani non possono operare con la stessa efficacia. Il ruolo delle persone deve essere quello di impostare il framework e i confini e gestire e orientare i risultati.

Unire l’intelligenza emotiva dell’uomo alla precisione e alla scalabilità del machine learning permetterà di raggiungere risultati che non abbiamo mai creduto possibili. In un mondo in cui i dati sono sempre più importanti, l’intelligenza artificiale sta già avendo un impatto positivo in numerosi settori ed è più probabile che continui a offrire vantaggi pratici, innovazione ed efficienza, invece che rappresentare pericoli.

Una paura comunemente espressa è l’effetto che l’intelligenza artificiale possa avere sul futuro di alcuni lavori. Se le macchine sono in grado di imparare i compiti che svolgiamo regolarmente, di ripeterli costantemente, senza le limitazioni della giornata lavorativa standard, quale sarà il destino dell’umanità?

Mentre alcuni lavoratori, specialmente quelli con compiti ripetibili e non intellettuali, possono temere le implicazioni a breve termine dell’intelligenza artificiale per i loro lavori, la storia fa prevedere benefici a lungo termine. La tecnologia e l’automazione hanno portato le persone fuori dalle fabbriche e ridotto il numero delle segretarie, ma hanno anche creato nuovi ruoli e nuove opportunità. Hanno liberato il potenziale creativo dell’umanità e permesso di trascorrere il proprio tempo sviluppando le proprie capacità nelle economie emergenti.

Nelle aziende, si svilupperanno nuovi ruoli, competenze e opportunità. Per quanto riguarda il nostro settore, il marketing, la tecnologia ha trasformato i ruoli e le capacità richieste. Vediamo continuamente l’emergere di nuovi ruoli che dieci o vent’anni fa non esistevano nemmeno, come i consulenti SEO, gli esperti di social media e mobile e sviluppatori di app web.

La nostra indagine What Marketers Really Think ha evidenziato un generale ottimismo tra i marketer relativamente a come la trasformazione digitale possa interessare le loro prospettive lavorative. La grande maggioranza di marketer europei (78%) ha affermato di non sentirsi minacciati dai dati e dalla tecnologia e l’80% ha dichiarato che l’adozione tecnologica è necessaria per il successo.

Grazie all’applicazione della Data Science al marketing, le aziende possono analizzare senza soluzione di continuità le migliaia di miliardi di interazioni che hanno gli utenti durante il loro percorso dalla brand awareness all’acquisto. La quantità di dati coinvolti in questo processo è immensa e gli umani da soli non possono svolgere questa funzione. Il settore ha bisogno dell’intelligenza artificiale per colmare le lacune tra quello che i marketer possono e quello che non possono.

Con l’inizio dell’era della data economy, le aziende utilizzano sempre più l’analisi dei big data e i data scientist per ottenere gli insight che guidano le decisioni commerciali. Grazie alla continua evoluzione delle tecnologie e delle capacità di machine learning, questi ruoli saranno sempre più richiesti.

Sebbene sia impossibile prevedere quali sviluppi lavorativi avrà l’intelligenza artificiale nel futuro, è corretto suggerire che per ogni compito in cui l’IA sostituirà gli esseri umani si creeranno nuove opportunità, più interessanti ed efficaci.

L’evoluzione è già in corso, quindi non ci resta che prepararci. Le competenze in termini di dati e tecnologie devono essere sviluppate fin da giovani. Questo significa che la scuola, l’università e gli enti per la formazione devono offrire corsi che rispondano alle competenze richieste sul posto di lavoro.

L’intelligenza artificiale potrebbe cambiare i lavori che oggi conosciamo, l’armonia tra le competenze umane e quelle delle macchine promette una nuova era di progresso. Quello che dobbiamo fare è adattarci al cambiamento e adottare la giusta mentalità e le competenze necessarie per il successo dell’intelligenza artificiale.