Il modello permette alle aziende consolidate di esplorare innovativi modelli di business, servizi e prodotti

Innovazione aperta e corporate venture capital

A fare la differenza, nell’innovazione, è l’obiettivo con cui si investe. E se la spinta a fare innovazione parte dall’interno dell’azienda, le probabilità di avere successo crescono in maniera esponenziale. Di più, se l’idea della start-up nasce per rispondere a un’esigenza imprenditoriale, il gioco è fatto. In caso contrario, il rischio di non superare l’anno di vita è enorme. D’altra parte, non è un mistero che delle 11.500 start-up censite dal Mise solo una manciata riesca a spiccare il volo e solo poche più superino l’anno di vita. Certo, in Italia gli investimenti nel venture capital sono ancora risicati se confrontati con il resto d’Europa: a fronte del miliardo messo sul piatto nel nostro Paese, il Regno Unito investe 11 miliardi di euro, la Germania arriva a quasi 6 e la Francia a 4,7 miliardi.

Ma a fare la differenza, sempre più spesso, è la crescente collaborazione tra aziende consolidate e start-upattraverso il modello del corporate venture capital, uno strumento che permette alle società di esplorare innovativi modelli di business, nuovi servizi e prodotti, e digitalizzare business e processi tradizionali, allargando il raggio d’azione oltre il perimetro societario. C’è chi si limita ad aprire una nuova business unit o chi preferisce lanciare una società: una strada che in Germania ha seguito il 97% delle società quotate sul Dax (29 su 30 aziende) e che in Italia coinvolge appena 6 delle quaranta quotate sul Ftse Mib di Piazza Affari.

Eppure, sono proprio le aziende tradizionali ad avere la visione più chiara delle loro esigenze. E questo è vero soprattutto dopo questo periodo di crisi pandemica, in cui molti business si sono dovuti reinventare e sono sopravvissuti proprio grazie all’innovazione. Penso che sia un dovere per noi imprenditori non aver paura di sperimentare, e soprattutto di condividere il frutto delle nostre innovazioni con il mercato. Ma serve pensare in grande: per una pmi un investimento fine a sé stesso rischia di essere riduttivo, di generare costi senza restituire marginalità, invece mettere a fattor comune soluzioni di business a problemi condivisi aumenta i ricavi e riduce i rischi. Di più: permette di trasformare anche un business “consolidato” come quello della logistica in una vera e propria società di consulenza a servizio della collettività.

L’incubatore: trasformare le esigenze di un settore in risposte concrete

Un’operazione tutt’altro che semplice perché spesso si scontra con dinamiche interne radicata all’interno della stessa azienda, ma la transizione tecnologica inizia proprio così, dall’interno. Coinvolgendo esperti di settori e mondi diversi, noi di Italmondo siamo riusciti a creare un ventaglio di nuove imprese aumentando l’esperienza e le competenze dei team all’interno del nostro gruppo. Un percorso che ha portato alla nascita di Supernova Hub, un incubatore che riunisce tutte le nuove competenze sotto un unico cappello con l’obiettivo di sviluppare nuove sinergie. L’idea di fondo è proprio quella di affiancare l’analisi del mercato a idee nate internamente per capire come innovare processi e modelli di business. In questo modo costruiamo start-up che hanno modelli di business sostenibili nel medio periodo: a ben vedere, si tratta di un vero processo di consulenza imprenditoriale perché applichiamo l’esperienza di un imprenditore “tradizionale” alla creazione di start-up digitali.

Dalla consulenza IT, all’algoritmo, al software

Il punto di caduta di questo processo nato dal bisogno di crescere e innovare di Italmondo è nella creazione di una divisione capace di fornire consulenza IT e sviluppare software per tutte le aziende che ne abbiano bisogno e condividano il nostro approccio.

È un esempio di successo l’algoritmo che abbiamo sviluppato in sinergia con le Università DTU di Copenaghen ed ETH di Zurigo, con il coinvolgimento di David Pisinger (professore di Management Engineering, DTU) e Alessio Trivella (ricercatore dell’Institute for Transport Planning and Systems, ETH Zurich) per ottimizzare il carico dei Tir, con lo scopo di ridurre l’impatto ambientale dei mezzi pesanti e – allo stesso tempo – di avere una maggiore efficienza delle attività operative. Un progetto che nasce da un’esigenza di Italmondo di gestire gli spazi all’interno dei camion ma che poi si estende al di fuori del Gruppo e diventa bene comune – fino ad entrare, in questo caso, nella shortlist dei 6 finalisti sugli 80 selezionati al premio EURO Excellence in Practice Award 2021 dell’organizzazione non-profit svizzera EURO (“Association of European Operational Research Societies”). È un esempio di questo modello di lavoro anche il nuovo software Crm: nato per gestire al meglio i fatturati e le esigenze dei singoli clienti del Gruppo, annotando problemi nelle commesse e possibili sviluppi degli accordi, è un sistema gestionale cucito sul nostro comparto, a supporto degli agenti nella gestione della loro agenda e per rendere sempre fruibili tutte le informazioni reperite dal cliente. Ma oggi lo possiamo declinare anche ad altri settori: le assicurazioni, ad esempio, o chiunque altro voglia trarne vantaggio.

Insomma, in Italmondo, e in Supernova Hub, crediamo in un’innovazione aperta e interna alle aziende: siamo convinti che solo in questo modo si creino opportunità di business che altrimenti nessuno coglierebbe. L’innovazione è fondamentale, ma non può permettersi di essere fine a sé stessa: deve rispondere a un bisogno e farlo in modo eccellente.

A cura di Federico Pozzi Chiesa, Founder di Supernova Hub e AD di Italmondo