C’è ottimismo per il nostro Paese, pronto a percorrere la strada della ripresa. Resta sempre il Gap con l’Europa

La propensione della base imprenditoriale ad investire in strumenti e soluzioni legate all’innovazione tecnologica comincia a mostrare segnali di ripresa. Anche se debolmente, l’Indice Ifiit (indice di fiducia sugli investimenti in innovazione tecnologica) torna a risalire e raggiunge quota 33,60 punti rispetto ai 32,80 del mese precedente. Si tratta di uno scatto morbido, ma abbastanza significativo dopo un anno piuttosto inconcludente.

Indice Ifiit

Positivo risulta invece il trend di crescita iniziato a partire dall’ottobre del 2014 che ha portato un certo ottimismo dopo i primi mesi dello scorso anno caratterizzati da una progressiva sfiducia: la base produttiva concorda ora sulla possibilità che l’economia europea e nazionale possa trovarsi alla vigilia di una ripresa grazie all’avvio di un nuovo ciclo, anche se il quadro internazionale permane incerto soprattutto per questioni geo-politiche. Le ragioni alla base della fiducia derivano dall’influsso positivo derivante dalla ripresa negli Stati Uniti, dalla crescita mondiale e dei consumi asiatici, ma anche per il minor costo delle materie prime e per il piano di alleggerimento monetario avviato dalla Banca Centrale Europea.

La vera sfida, secondo una parte del mondo produttivo, è costituita dai consumi interni, che potrebbero non riprendersi a breve, con l’effetto di costringere gli operatori stessi a ridurre al massimo i rischi degli investimenti e a considerare scenari solo su periodi a medio e a lungo termine.

I settori che in questa fase congiunturale segnalano i più alti livelli di fiducia sugli investimenti in innovazione tecnologica sono: le macchine utensili, la meccanica fine, la sicurezza, la domotica e il farmaceutico. Stabile invece la moda e l’abbigliamento, così come il settore bancario-assicurativo e i servizi di telecomunicazione. Restano invece al di sotto della media i livelli di fiducia nel commercio al dettaglio, nell’edilizia (in risalita però quest’ultima rispetto ai mesi precedenti) e nelle attività legate alle microimprese, alle attività artigianali e professionali.

L’ottimismo nutrito è però ridimensionato se si confronta la situazione del nostro Paese con quello degli altri stati membri dell’UE: il 74% degli intervistati sostiene che l’Italia mantiene alto il gap di competitività digitale con gli altri Paesi più industrializzati.