Dalla crescente adozione dei dispositivi mobili sono “nati” i Big Data e il Cloud.

Così come il Big Bang ha dato vita all’universo, i dispositivi mobile sono stati la scintilla dello tsunami tecnologico che sta travolgendo il mondo consumer e quello business. Ad affermarlo è stato Marco Fanizzi, Amministratore Delegato di EMC Italia, che ha “redatto il bilancio” degli ultimi anni del mondo ICT, delineando anche i possibili trend futuri.

A partire dal 2012 si è registrato un’esplosione dei dispositivi mobile: tablet e smartphone oggi sono i padroni del mercato tanto da essere diventati ormai device irrinunciabili. Ed è proprio la loro adozione e l’utilizzo delle app (le applicazioni esistevano già da tempo grazie soprattutto a BlackBerry ma pochi le utilizzavano) ad aver cambiato il mondo, portando le imprese a dover fronteggiare nuove sfide: tra queste l’esplosione dei dati in rete e nei data center, ma anche la definizione delle barriere legislative e di allocazione delle informazioni, per non parlare poi della questioni legate alla security e alla privacy online” – ha spiegato il manager.

Il boom dei dispositivi mobile è stato anche accompagnato dall’ascesa dei social media ormai sempre più legati proprio a smartphone e tablet: Facebook conta 1,32 miliardi di utenti attivi, YouTube oltre 1 miliardo, Twitter 27 milioni, Linkedin 187 milioni (i dati risalgono ad ottobre 2014 ) e di questi, buona parte accede attraverso device mobili. Le percentuali di fruizione attraverso smartphone e tabler sono infatti in crescita per la maggior parte dei social media.

Il fil rouge che accomuna dispositivi mobile e social media sono senza dubbio i dati, che ben presto sono stati chiamati Big Data per la loro crescente mole. Nonostante la loro importanza, questo trend tecnologico non è stato del tutto ancora oggi sfruttato: meno dell’1% dei dati disponibili nel mondo è stato trasformato in informazioni o azioni, secondo un recente studio IDC. Un trend che dovrà essere invertito se non si vuol vanificare lo sforzo fin qui compito nel raccoglierli, soprattutto in vista di un ulteriore aumento del loro quantitativo: basti pensare che il 90% dei dati oggi disponibili è stato generato negli ultimi due anni o che soltanto nel 2012 il quantitativo di nuovi dati ha superato il volume di tutti quelli accumulati nei precedenti 5.000 anni. Cifre queste, destinate inevitabilmente a crescere con l’Internet of Things.

“Già tre anni fa dicevamo che chi trova i Big Data trova un tesoro. Questo perché le loro analisi, o Analytics, permettono alle aziende di conoscere meglio il mercato, profilare al meglio i clienti e avviare strategie sulla base delle specifiche esigenze di ognuno di essi con conseguenti miglioramenti della customer experience.   – ha sottolineato Fanizzi – Le Analytics rappresentano l’evoluzione della Business Intelligence ma sono più veloci, integrate e in real time: qualche anno fa solo per pensare, avviare, implementare e ottenere i risultati da un’analisi di BI si perdevano addirittura oltre 12 mesi; tempistiche, queste ora del tutto impensabili per la grande velocità con cui cambia il mercato. Le imprese devono quindi abbracciare i Big Data se vogliono ottenere un vantaggio competitivo e rimanere sul mercato”.

La crescente richiesta di “spazio” e al tempo stesso di flessibilità dovuto alla gestione dei dati ha portato conseguentemente alla creazione del Cloud secondo il manager. Un trend questo in ascesa anche nel nostro Paese, dove però nell’ultimo periodo si è vista una maggior adozione delle soluzione ibride, che combinano Cloud pubblico e privato.

“Le aziende italiane che oggi eccellono, sono quelle che hanno avviato la strada dell’internazionalizzazione. – ha aggiunto Fanizzi – Questo perché, operando in mercati maggiormente competitivi hanno dovuto innovare maggiormente e lo hanno fatto puntando sull’ICT e sui 4 trend: social, mobile, cloud e Big Data”.

E in futuro questi 4 pilastri diventeranno ancora più imprescindibili per le imprese. L’invasione dell’Internet if Things è infatti solo all’inizio…