Secondo Accenture per accelerare il percorso di crescita nell’era digitale è necessario raggiungere un cost/income ratio sotto il 45% e un ROE del 15%

managed-services

I risultati degli ultimi anni per le banche italiane sono stati altalenanti e segnati sia da fenomeni congiunturali, sia strutturali. Per il 2017 si prevede un recupero del ROE intorno al 5%, contro il 7% in Europa e il 12% in Nord America.

In Italia questo percorso di stabilizzazione dovrebbe proseguire anche per i prossimi anni, ma comunque con livelli di redditività ben inferiori al Cost of Equity (9-10%).

Gran parte del sistema è ancora impegnato sui “legacy” e le eredità del passato, ad esempio le rettifiche sui crediti, la ristrutturazione dei costi e della rete, la gestione della capacità in eccesso, la rigidità nella capacità di innovarsi e, non ultimo, richieste di compliance sempre più stringenti. Customer experience, crescita e digitale restano in secondo piano.

Dopo aver attraversato una fase di “compressive disruption”, cioè di lenta, ma costante nell’erosione del valore, anche a causa dell’ingresso sul mercato di nuovi player (Fintech, nuove banche digitali, ma anche i cosiddetti GAFA) e dell’avvento di nuovi modelli di business, le banche tradizionali stanno lentamente cercando di recuperare competitività.

Continuare sulla strada battuta non sarà però sufficiente per riprendere un percorso di crescita sostenibile, la cui condizione imprescindibile è quella di trasformare completamente la propria governance, smettendo di essere banche generaliste per adottare nuovi modelli di business specializzati, creando ecosistemi digitali vincenti.

Modelli di business emergenti

L’analisi del mercato a livello internazionale, unitamente all’esperienza maturata con i più grandi player a livello mondiale, ha permesso ad Accenture di definire 4 modelli di business emergenti nel settore bancario e finanziario:

  • Il “Digital Relationship Manager” anticipa le esigenze del cliente e copre un ampio spettro di bisogni in maniera integrata e multicanale. Questa è l’evoluzione più naturale per le banche generaliste italiane, ma pochi player potranno davvero catturare la “share of mind” del cliente e coniugarla con un modello operativo molto più agile ed efficiente. Esempi di banche europee che si stanno muovendo in questa direzione sono Nordea e BBVA.
  • I “Category Killer” offrono una value proposition eccellente su una specifica area di offerta, grazie all’innovazione continua di prodotto e di servizio. Un esempio in questo ambito è quello di QuickenLoans, diventata la seconda maggiore società di mutui negli Stati Uniti.
  • Gli “Utility Provider” operano in logica Business-to-Business (B2B) e one-to-many, fornendo soluzioni standardizzate prodotte su grandi volumi secondo principi di efficienza e di scala. Modello di business adottotato da Bank of New York Mellon, che si è focalizzata sul mercato B2B della gestione degli investimenti e asset, e che ora serve l’80% dei Fortune 500. 1 Fonte: Accenture Research su dati Banca d’Italia, ECB e Capital IQ.
  • Le “Open Platform” si concentrano sul contatto con il cliente finale, a cui propongono un’ampia gamma di prodotti di terzi. Ad esempio, la tedesca SolarisBank si definisce un’azienda tech con una licenza bancaria e mette a disposizione una piattaforma modulare dove i suoi partner offrono i più innovativi servizi finanziari.

Digitale per trasformarsi e crescere

Il bilanciamento fisico-digitale è la vera sfida per le banche italiane, che da un lato risentono di un elevato e dispendioso numero di filiali (50 ogni 100 mila abitanti in Italia, in confronto a 15 nel Regno Unito e 40 in Germania) e, dall’altro, non hanno ancora sviluppato un’efficace offerta digitale per il cliente. La preservazione della profondità relazionale, tipica del contatto in filiale, attraverso nuovi modelli di interazione – come ad esempio il modello di gestione da remoto – deve essere accompagnata da una maggiore produttività digitale. Ciò anche per andare incontro all’evoluzione delle esigenze dei clienti, che, secondo le ultime ricerche Accenture, in Italia si dichiarano per il 54% molto attivi sui canali digitali e aperti a nuovi modelli di fruizione dei servizi bancari.

Secondo Accenture, le banche leader nell’era digitale potranno aumentare i propri ricavi almeno del 30% nei prossimi 5 anni. Alcune delle competenze più critiche per trovare questo nuovo bilanciamento fisico-digitale saranno:

  • La gestione dei dati, ovvero la trasformazione in “data driven company”, che promuove una conoscenza più approfondita del cliente e consente di sviluppare maggiori e più rilevanti interazioni.
  • La gestione dell’ecosistema e delle collaborazioni con gli altri partner, imparando a creare una nuova catena del valore digitale.
  • La gestione delle persone e del lato umano della relazione: il re-skilling delle competenze del personale, il mercato dei talenti e la tecnologia al servizio delle persone diventeranno fondamentali.
  • La gestione della sicurezza, non più come tema IT, ma come priorità di business. Già oggi le banche subiscono in media 85 tentativi di violazione mirati all’anno, e il 34% degli italiani cita la data protection come uno dei più importanti fattori di fidelizzazione.

Il recente modello sviluppato da Accenture indica che per accelerare il loro percorso di crescita nell’era digitale è necessario raggiungere un cost/income ratio sotto il 45% e un ROE del 15%. Solo si potrà generare il giusto livello di investimenti per il futuro e continuare a conquistare nuovi spazi in un mercato sempre più liquido, dove i clienti “nomadi” sono in aumento e le persone richiedono un’attenzione diversificata.

Il ruolo delle Fintech

Dal 2010 a oggi gli investimenti in Fintech sono cresciuti in media del 50% all’anno, passando dai circa 2 miliardi di dollari al 2010 ai 23,2 dello scorso anno, su scala globale mentre in Europa è andato soltanto il 10% del totale. Accenture Research ha mappato la distribuzione dei principali Hub in cui sono concentrati gli investimenti sulle Fintech: il Nord America 8USA e Canada) mantiene saldamente il primo gradino del podio con 1655 deal portati a termine (fusione/acquisizione di Fintech da parte di istituzioni finanziarie) con un ruolo preponderante del distretto della Silicon Valley. A seguire il mercato britannico con Londra che guida la classifica (342 deal), seguita da Berlino (58 deal). Finora il fenomeno Fintech ha dimostrato di abilitare valore su tutta la struttura della value chain delle banche: dal settore dei pagamenti, a quello del credito, dalle assicurazioni agli investimenti e capital markets. Il 75% degli investimenti in Fintech compresi nel periodo 2010 – 2016 si è focalizzato però soltanto su tre aree: pagamenti, credito e investimenti.

Se da una parte esistono Fintech che entrano in diretta competizione con le istituzioni più tradizionali, offrendo prodotti e servizi simili, dall’altra esiste un modello in cui le Fintech ne diventano partner in grado di sviluppare soluzioni e tecnologie innovative ed efficienti, capaci di abilitare modelli di business più sostenibili, all’interno di un nuovo ecosistema digitale. Attraverso l’elaborazione dei Big Data la banca del futuro dovrà riuscire a sfruttare la tecnologia per implementare il dialogo con i propri clienti, indirizzando ciascun segmento di clientela verso il canale di interazione più coerente e facendo leva su nuovi e più efficienti modelli distributivi. Con l’Intelligenza Artificale sarà possibile semplificare e automatizzare le operazioni più semplici in modo da abbattere i costi e aumentare così i margini di ricavo per la banca.