Rob Tribe di Nutanix presenta il Database as a Service e spiega come questo semplifichi la complessità causata dalla crescita dei database.

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Rob Tribe, VP Systems Engineering EMEA di Nutanix presenta le soluzioni Database as a Service, e spiega perché soddisfa le esigenze dei proprietari di app aziendali e degli sviluppatori.

I database sono ovunque e si moltiplicano. Tutte le aziende dispongono di diversi tipi di database, di vecchia e nuova generazione: database relazionali e non, database distribuiti, database di documenti, database di serie temporali e di valori chiave, database multi-modello, database a grafo, database cloud e database orientati agli oggetti. L’elenco è quasi infinito. In effetti, il sito web DB-Engines elenca i 397 database più diffusi. La loro crescita sta accelerando, con le architetture di microservizi che generano più database e le applicazioni moderne che tendono ad avere una relazione “one-to-many” con i database. Proprio come lo slogan di Apple “c’è un’app per questo“, c’è un database per tutto, ma si è dovuto scendere a un compromesso. Infatti, la proliferazione dei database ha portato le aziende a dover dedicare risorse preziose alla loro gestione e protezione, rallentando il cambiamento e scoraggiando l’innovazione.

Fortunatamente, tale compromesso non è più necessario, grazie al modello Database as a Service (DBaaS) che fornisce alle aziende la possibilità di eseguire i database ovunque con configurazione, manutenzione, patching, aggiornamenti, sicurezza e ripristino. I vantaggi di questo approccio sono noti: distribuzione rapida, bassa latenza, prestazioni elevate e una solida governance dei dati, tra gli altri.

I lati positivi del Database as a Service

Il modello Database as a Service offre anche semplificazione della complessità causata dalla proliferazione dei database, che ha comportato problemi amministrativi, costi sempre più elevati, rallentamento del time to market e rischi crescenti. Inoltre, grazie al DBaaS, il dipartimento IT gode di una visibilità estesa e di un elevato livello di controllo così che non vi sia alcuna penalizzazione associata all’innovazione.

In altre parole, l’aggiunta di altri database e di altri sistemi non comporta un ridimensionamento lineare delle attività di gestione: il sistema funziona e gestisce tutte le operazioni di manutenzione, in modo che gli amministratori dei database possano dedicarsi a problemi complessi sui database strategici.

Il DaaS è apprezzato da DBA e CIO

Una volta liberi dalle attività di routine, i DBA e i CIO possono lavorare per soddisfare i proprietari delle applicazioni dell’azienda e aggiungere valore laddove è più necessario. Questo è forse particolarmente vero in aziende con configurazioni DevOps mature, in cui azienda e sviluppatori lavorano in sintonia. In definitiva, il modello Database as a Service ci spinge verso una sorta di nirvana dell’IT, in cui i tecnici delle informazioni svolgono il ruolo di catalizzatori di operazioni aziendali più intelligenti e di processi decisionali approfonditi e in tempo reale.

Il modello Database as a Service consente anche di scegliere, perché le aziende non sono vincolate a un unico fornitore di database (di solito quello con i costi di licenza software più elevati) o a un unico approccio architetturale. Al contrario, sono libere di fornire i database facendo coincidere le esigenze aziendali con il database giusto e riducendo i costi perché le aziende non sono tentate di gestire più servizi con il loro fornitore di RDBMS aziendali principale. I CIO possono essere sicuri delle prestazioni dei loro database e possono anche evitare il lock-in scegliendo di lavorare su piattaforme ibride, da cloud di hyperscaler come AWS e Microsoft Azure a location controllate da fornitori di servizi gestiti e strutture di co-location.

Database as a Service: automazione, disponibilità e backup

Tutto ciò è già una realtà: più o meno tutte le nuove applicazioni stanno utilizzando il modello Database as a Service, che è prevalente nel cloud. Gli utenti apprezzano gli elevati livelli di automazione, disponibilità e backup e, soprattutto, che non siano necessarie approfondite competenze tecniche per utilizzarlo. Il modello DBaaS sta diventando, o è già diventato, uno standard de facto per l’esecuzione e la gestione dei database moderni e contribuisce a controllare la Shadow IT e la diffusione incontrollata dei database.

Il DBaaS è un modello moderno che si adatta perfettamente all’evoluzione dell’IT. I CIO non vogliono essere oberati dalla gestione dell’infrastruttura, dall’operatività di datacenter complessi o dall’acquisto e dalla distribuzione di servizi. Cercano sempre più un ambiente federato e leggero che li lasci liberi di concentrarsi sulle attività aziendali. Allo stesso modo, le persone intelligenti che cercano lavoro in ambito IT oggi, e in particolare gli sviluppatori, non vogliono dover svolgere compiti ripetitivi. Si aspettano l’automazione di default e, in un mercato del lavoro con 300.000 posizioni aperte, secondo Stack Overflow, disporre di un modello DBaaS solido permette di attrarre i migliori talenti e di trattenerli e mantenerli motivati ed entusiasti del loro lavoro.

Cosa succederà in futuro?

La gestione di un maggior numero di tipi di database con il modello Database as a Service e l’applicazione dell’automazione in ambienti cloud ibridi è la strada da seguire. Inoltre, il modello DBaaS intensificherà i controlli per aderire alle normative in evoluzione e al panorama delle minacce alla sicurezza. Il DBaaS è un’altra arma a disposizione dei CIO e un passo verso la terra promessa dell’invisibilità dell’IT, dove i sistemi “funzionano e basta”.

di Rob Tribe, VP Systems Engineering EMEA di Nutanix