Le aziende spendono fino al 20% dei propri budget annuali nell’immagazzinare dati senza valore, con un ritorno sull’investimento nullo. Gli strumenti di file analysis risolvono queste problematiche

Dark Data, 5.8 milioni di tonnellate di CO2 solo nel 2020

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Quello dei dati oscuri – Dark Data – è un concetto relativamente recente. Gartner li definisce come “le informazioni e risorse che le organizzazioni raccolgono, elaborano e immagazzinano nel corso delle loro attività quotidiane, ma normalmente non usano (ad esempio per scopi quali business analytics, customer relations o per monetizzare l’informazione che contengono)[1]”. Quasi tutte le organizzazioni hanno una grande massa di dati oscuri che giacciono inutilizzati in qualche repository, normalmente non censiti, certamente sottovalutati. Tuttavia, grazie alle moderne pratiche di business analytics, i dati oscuri stanno riemergendo, anche a seguito della crescente mobilità degli utenti, che comporta la condivisione di informazioni attraverso molteplici apparecchi.

Molte aziende stanno scoprendo che mancano loro sia le pratiche aziendali, sia le tecnologie per gestire con efficacia i dati al di fuori del data center aziendale. Inoltre, la sempre maggiore quantità di dati – soprattutto Big Data – sta portando un numero crescente di aziende ad affrontare la questione dei dati oscuri, se non altro per ridurre i costi di storage.

Ma quali sono i vantaggi del portare alla luce i dati oscuri? Li spiega Rodolfo Falcone, Country Manager per l’Italia di Commvault, che evidenzia anche come gestirli attraverso i nuovi strumenti di file analysis (FA).

Uscire alla luce

Tenere traccia dei dati oscuri può intimidire anche i CIO più esperti. In genere le aziende hanno una scarsa percezione di localizzazione, quantità, composizione, appartenenza, rischi connessi e valore dei propri dati non strutturati.[2] Considerata la complessità associata alla gestione dei dati oscuri, Gartner raccomanda alle organizzazioni di “valutare la portata dei problemi connessi ai dati non strutturati per mezzo di strumenti di file analysis, in modo da capire dove risiedono e chi può accedervi”.[3] Rispetto ai tradizionali strumenti di storage reporting, la file analysis fornisce anche informazioni fondamentali sul contesto, inclusa la possibilità di analizzare, indicizzare, ricercare, tracciare e creare report sui mega-dati e addirittura sui contenuti.

Ridurre i rischi associati alla mancanza di conoscenza

Gli strumenti di file analysis applicati ai dati oscuri rappresentano un valore sotto diversi aspetti, tra cui quello di aiutare le aziende a contenere i rischi. Identificando il luogo in cui risiedono i file e chi vi può accedere, la FA introduce un elemento di controllo. Aiuta inoltre le aziende a prendere decisioni informate riguardo le priorità da assegnare alle esigenze di classificazione e governance associate ai dati non strutturati. In questo modo sarà possibile creare procedure di data retention efficaci associate alla movimentazione dei dati. Molti strumenti di FA offrono inoltre funzionalità di reporting utili a definire le procedure di mantenimento dei dati. Secondo Gartner, “il valore dei report associati agli strumenti di FA sta nel fatto che è possibile utilizzarli per determinare le migliori procedure e strategie di accesso, retention e localizzazione[4]”.

Il vero costo di mantenere tutti i dati

I responsabili IT si trovano spesso nella situazione di avere poca o nessuna visibilità dei dati che vengono creati, scarso controllo sulle modalità di immagazzinamento e quasi nessuna comprensione del loro valore per l’azienda. Quando si parla di governance del ciclo di vita delle informazioni, nella maggior parte dei casi le aziende scelgono di affidarsi a repository “freddi” di storage su nastro, mantenendo ogni singolo dato per timore di eliminare inavvertitamente degli elementi di valore per l’azienda. Studi recenti mostrano però che il 69% dei dati che un’azienda immagazzina non ha assolutamente alcun valore.[5] In termini economici, questo significa che le aziende spendono fino al 20% dei propri budget annuali nell’immagazzinare dati senza valore, con un ritorno sull’investimento nullo.[6] Quando si tratta di affrontare la non irrilevante questione dei dati oscuri, gli strumenti di file analysis forniscono alle aziende le informazioni necessarie a “ripulire” i dati attuali e pregressi, identificando quali dati possono essere mandati in zone di storage a basso costo e quali possono essere cancellati.

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