Sono oltre 14,4 milioni le caselle PEC attive in Italia, imminente lo sviluppo anche in ambito europeo, in cui la PEC sarà un sistema di recapito qualificato basato sullo standard eIDAS

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Dopo 18 anni dal suo lancio in Italia, la Posta Elettronica Certificata (PEC) continua a macinare numeri record per attivazioni: i dati messi a disposizione dall’Agenzia per l’Italia Digitale parlano chiaro, nell’ultimo bimestre censito ad oggi (maggio-giugno 2022), in Italia erano attive ben 14.414.551 caselle PEC, in crescita di circa l’8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con oltre un milione di caselle in più.

Più caselle PEC, più scambi di messaggi

Le attivazioni delle caselle PEC crescono perché cresce l’utilizzo: si tratta di comunicazioni di lavoro, comunicazioni con università, enti e PA, partecipazione a bandi e gare d’appalto, iscrizione a concorsi, disdette di contratti, solo per citare alcuni dei molteplici casi d’uso. I numeri dei messaggi PEC scambiati ne sono la riprova: quasi 493 milioni nel bimestre preso in considerazione, il valore più alto mai registrato da AgID, equivalente a circa il 12% in più rispetto ad un anno fa.

E il trend è ancora in crescita. Analizzando i dati annuali, nel 2020, i messaggi scambiati in un anno sono stati superiori a 2 miliardi e 260 milioni con una media di quasi 6,2 milioni di messaggi PEC inviati e ricevuti ogni giorno. Mentre nel 2021, i messaggi scambiati annualmente sono arrivati quasi a quota 2,5 miliardi e – quindi – sono stati oltre 6,8 milioni i messaggi PEC scambiati giornalmente.

Evoluzione della PEC

Questa costante crescita è frutto anche delle novità strutturali che hanno coinvolto la PEC, ormai pronta all’imminente interoperabilità europea. Infatti, AgID e i Gestori di Posta Elettronica Certificata riuniti in AssoCertificatori, hanno annunciato attraverso una nota ufficiale diffusa lo scorso 27 giugno che si è concluso con successo il processo di definizione e pubblicazione del nuovo standard ETSI EN 319 532-4. Nello specifico, è stato evidenziato il merito e l’azione trainante dell’Italia nei tavoli di lavoro e nella definizione della REM baseline, ossia i requisiti minimi per garantire la massima interoperabilità nell’uso transfrontaliero del servizio.

Dunque, la PEC si evolve e diventa europea, preparandosi ad essere un sistema di recapito qualificato basato sullo standard eIDAS, per cui utilizzabile oltre i confini nazionali per lo scambio sicuro di comunicazioni dotate di valore legale. Grazie a questa importante evoluzione, sarà possibile certificare non solo l’identità di chi possiede un indirizzo PEC in Italia, ma di chiunque risieda nell’Unione Europea – oltre all’integrità del contenuto, l’ora e la data di invio/ricezione di un messaggio.

Riconoscimento dell’identità

Il primo passo di questa evoluzione ha riguardato il riconoscimento degli utenti delle caselle PEC, che Aruba consente già a partire da luglio 2022. Per effettuare gratuitamente l’operazione è possibile scegliere tra differenti modalità, attraverso lo SPID (Sistema Pubblico d’Identità Digitale); la firma digitale; la CIE (Carta d’Identità Elettronica); la CNS (Carta Nazionale dei Servizi) e – di recente aggiunta – anche tramite DVO (il riconoscimento De Visu Online) con operatore.

Sicurezza e semplicità d’uso

Il secondo passo ha previsto l’attivazione della verifica in due passaggi (2FA), gratuita anch’essa. Per rendere le caselle PEC ancora più sicure, infatti, è prevista un’autenticazione di secondo livello che avviene tramite l’approvazione di una notifica push che l’utente riceve dopo aver inserito l’accoppiata username e password.

Grazie a tali sviluppi si stanno creando le condizioni per semplificare e abilitare la comunicazione certificata oltre frontiera, andando incontro alla garanzia di un ambiente digitale equo, aperto e sicuro come prefissato dall’Agenda digitale dell’UE.