La digital transformation è sempre di più dettata da scelte architetturali ibride. Boom entro il 2017

Entro la fine del 2015, il 65% delle organizzazioni IT delle grandi aziende di tutto il mondo avrà adottato architetture cloud ibride per gestire servizi di cloud pubblico e risorse interne di cloud privato. Nel corso di quest’anno, IDC si aspetta che l’hybrid cloud diventi la scelta architetturale di riferimento per la maggior parte delle realtà di classe enterprise, in risposta ai cambiamenti in atto a livello aziendale per abilitare la cosiddetta Digital Transformation. Tra questi cambiamenti, il trend che vede il business rendersi parte sempre più attiva – se non addirittura indipendente – nei processi di scelta e acquisizione dei servizi IT: entro il 2017 il 60% delle grandi aziende avrà attivato almeno 10 servizi IT in public cloud, rendendo necessario l’hybrid cloud come modello per il governo di questi ultimi e per l’integrazione di dati, applicazioni e user experience tra risorse cloud interne ed esterne.

La ‘molteplicità’ dei servizi cloud fruibili contemporaneamente concorrerà senza dubbio a incrementare la flessibilità e l’agilità aziendale ma solleverà anche nuove responsabilità e sfide per i CIO e le organizzazioni IT.

Per esempio, le prestazioni e i requisiti di sicurezza delle singole applicazioni, insieme alle regolamentazioni sulla privacy e sul possesso dei dati, determineranno quali componenti e processi potranno essere distribuiti in ambienti IaaS pubblici o privati rispetto ai tradizionali sistemi IT, quali migrati interamente o parzialmente in SaaS e quali infine mantenuti su piattaforme di sviluppo legacy o realizzati in PaaS. In questo scenario, le organizzazioni IT dovranno anche farsi carico di selezionare e implementare le tecnologie di interconnessione più adatte per consentire la portabilità dei dati tra cloud pubblico e cloud privato, nonché di redigere piani di risk management per proteggere gli interessi aziendali in caso di caduta dei servizi in cloud pubblico o di violazioni alla sicurezza.

IDC è convinta che il 2015 rappresenterà l’anno più importante per le aziende per determinare come trarre effettivamente vantaggio dalle architetture di cloud ibrido. Più della metà delle organizzazioni IT dovrà però anche creare nuovi ruoli per gestire questa evoluzione, ruoli rivolti sia alla gestione dei rapporti interni con il business sia alla verifica e al monitoraggio continuo degli SLA e delle performance dei fornitori esterni.

Cosa significa per un’azienda abbracciare la Digital Transformation? Significa adottare soluzioni e tecnologie non per ottimizzare ma per trasformare radicalmente operation, processi e modelli di business, che consentano di rispettare la ‘five-second rule’ e cioè di rispondere in ‘5 secondi’ alle richieste che provengono da clienti, dipendenti, partner e fornitori – commenta Sergio Patano di IDC. – Per ridurre la latenza dei sistemi di front e back office, le aziende devono digitalizzare e connettere tutti i propri asset; operare in real-time; rimuovere le barriere alla condivisione delle informazioni; rispettare la compliance normativa; essere in fase di innovazione continua”.

Per aiutare i CIO e le organizzazioni IT in generale ad abilitare e sostenere questa fase della trasformazione digitale, EMC, Telecom Italia TIM e VMware in collaborazione con IDC Italia organizzano un nuovo roadshow territoriale dal titolo Digital Transformation: Faster, Better, Hybrid. Il modello di cloud ibrido in risposta alle nuove sfide congiunte di IT e Business, che toccherà nel corso del mese di giugno le seguenti quattro città italiane:

10 giugno Milano (Blend Tower)
18 giugno Padova (Villa Ottoboni)
24 giugno Roma (Palazzo Montemartini) 30 giugno Bari (Eataly)

Nel corso di ogni tappa, gli analisti di IDC, gli esperti di EMC, Telecom Italia TIM e VMware, nonché i CIO di selezionate aziende italiane affronteranno il tema dell’evento mettendosi a disposizione dei responsabili dei sistemi informativi e degli IT manager locali.